25 gennaio. I corresponsabili
Denunciare le corresponsabilità dei redattori di "Charlie” nel loro assassinio è come denunciare la corresponsabilità di una donna, nel suo stupro, per via del suo abbigliamento. Uguale.

26 gennaio. Buona educazione?
Ammettiamo pure che non vada bene irridere l’incredibile credulità umana, quella che ci fa credere che un dio si faccia in tre o che un dio si faccia un "viaggio avventura” nel mare del dolore umano, o che un dio andando su e giù per non si sa dove detti a un segretario il numero delle frustate che deve ricevere chi commette quel reato o quell’altro, oppure, ancora, che un dio possa essere etnico o che possa metter su una lotteria dei miracoli, eccetera eccetera; ammettiamo pure che non vada bene offendere in qualsiasi modo la fede di qualcuno, ma allora qualsiasi fede, anche quelle nel comunismo, nel progresso, nella scienza, nell’uomo e chi più ne ha più ne metta perché non ci sarebbe giustificazione per privilegiare la fede in un dio rispetto alle altre; ammettiamo infine che per tali offese non possa che far testo l’autocertificazione dell’offeso; ammesso tutto questo (e non concesso assolutamente) cosa deve succedere se a qualcuno cui sfugge una bestemmia qualcun altro dice: "Se lo fai ancora ti uccido?”. Lo chiediamo a tutti coloro che ancor prima che fossero seppelliti i corpi dei redattori di Charlie Hebdo si sono messi a disquisire sul fatto che "avevano esagerato”, che, insomma, se l’erano cercata.
In realtà voi non state chiedendo di essere educati, di rispettare gli altri, ma, semplicemente, di abbassare la testa.

27 gennaio. Lunel e i giovani musulmani
Quando lo scorso anno il sindaco di Lunel, pittoresca cittadina del sud della Francia di circa 25.000 abitanti, ha saputo che ben sei giovani musulmani della sua città erano stati uccisi combattendo con gli islamisti in Siria, ha chiesto aiuto all’imam della locale moschea: "Io ho bisogno di te e tu hai bisogno di me”, pare gli abbia detto. L’imam Lahoucine Goumri ha detto che avrebbe preso posizione, ma quando si è presentato ai media si è scoperto quale fosse la sua posizione: intanto era tutta colpa di Hollande, e poi perché nessuno interveniva contro i francesi che vanno a combattere per Israele e uccidono i bambini palestinesi?
La moschea di Lunel è sospettata da anni di essere un catalizzatore per jihadisti. Il Front National, che qui ha preso il 37% dei voti, da tempo chiede la sua chiusura. Il discusso imam Goumri è stato sostituito, ma tutti si chiedono perché proprio da questa cittadina, che certo ha tanti problemi, ma non più di altre, così tanti giovani abbiano preso quella strada. Taher Akermi, del locale centro culturale, conosceva i sei ragazzi e non si dà pace: è vero che c’è il 40% di disoccupazione, ma questo non basta per decidere di immolarsi in nome della Guerra santa; "Faccio questo lavoro da 25 anni e questo per me è un fallimento. Cosa ci sto a fare qui?”, commenta amaramente. (nytimes.com)

27 gennaio. Censura o diritto all’oblio?
Nell’annunciare il primo rapporto sulla trasparenza, Wikipedia ha reso noto che nell’ultima settimana Google ha ricevuto la richiesta di rimuovere i link ad alcune pagine dell’enciclopedia. Tra questi figura anche la pagina su Vallanzasca. Wales, il fondatore, è piuttosto polemico su un diritto all’oblio che sembra sempre più una censura. Lila Tretikov, della fondazione Wikimedia Foundation, parla del rischio di creare dei "buchi di memoria” dal sapore orwelliano: interi risultati di ricerche stanno scomparendo senza alcuna pubblica ragione, senza alcun giudizio e senza alcuna possibilità di appello. Il rapporto sulla trasparenza esce nel solco delle iniziative prese pure da Twitter, Apple e altri e riguarda anche le richieste avanzate dagli Stati. Tra il 2012 e il 2014 Wikimedia ha ricevuto 304 richieste di censura o modifica delle informazioni. La richiesta più curiosa riguarda un "selfie” fatto da una scimmia e postata da un fotografo che ne reclamava i diritti. Wikipedia ha declinato la richiesta argomentando che, a rigore, non era lui il vero detentore dei diritti. La fondazione infine non ha ricevuto richieste dalla Sicurezza Nazionale che, tra parentesi, proibisce i destinatari dal rivelare l’informazione. Non a caso tale informazione è definita un Warrant Canary, un "canarino da miniera” legale: se in futuro dovesse mancare questo passaggio,  vorrà dire che una tale richiesta è arrivata.
(theguardian.com)

28 gennaio. Michelle Obama
Brava, bravissima Michelle a presentarsi con un vestito sgargiante e i capelli al vento di fronte a quella platea di maschi baffuti, poligami e guidatori d’auto.
Ci raccontava un conoscente, trasfertista in quei paesi, che invitato a pranzo, lui e sua moglie, in una di queste famiglie facoltose, dopo le presentazioni e gli onori di casa, mentre veniva accompagnato in sala da pranzo s’è visto sparire la moglie da sotto al naso. A una tavola imbandita riccamente si sono seduti tutti gli uomini e al centro del tavolo è stato servito un grosso animale arrostito e ricoperto di gelatina attorno al quale, mentre lo scarnificavano, i commensali si sono intrattenuti per ore conversando. Alzatisi per trasferirsi in un’altra sala, il nostro riuscì a vedere di sfuggita sua moglie che con altre donne entrava nella sala e andava a sedersi attorno all’animale ormai ridotto a brandelli e raggelato sotto la sua gelatina rappresa.
Bene, che una tale usanza ci faccia senso molto di più che dover mangiare gli avanzi altrui possiamo pensarlo, vero? Possiamo pensare che, rispetto a una tale usanza, quella di sedersi a tavola uomini e donne insieme, nella lunga scala della civilizzazione umana è su un gradino superiore? Possiamo o no? E se possiamo, però non possiamo dirlo? È così? Fateci capire.
29 gennaio 2015. 30 milioni di amici
Diceva il filosofo John Stuart Mill che tutti i grandi movimenti devono fare l’esperienza di tre tappe: il ridicolo, la discussione e l’adozione. Ieri è stata una data in qualche modo storica: in Francia il Parlamento ha definitivamente riconosciuto che gli animali domestici, secondo il Codice civile fino a ieri "beni mobili”, sono "esseri viventi dotati di sensibilità”. Un tale risultato è merito anche della Fondazione "30 milioni di amici” che, grazie a una straordinaria raccolta di firme, pur avendo contro alcuni sindacati di agricoltori, e venendo spesso derisa, è riuscita a far cambiare lo statuto giuridico degli animali. (liberation.fr)

30 gennaio. Il compagno di Océane
"Il compagno d’Océane si è trasformato nel giro di qualche mese: ha cominciato a trascorrere ore su internet, a guardare video violenti in cui barbuti evocavano il complotto dell’Occidente e invitavano alla jihad”. Così comincia il pezzo di Pauline Verduzier e Tatiana Chadenat uscito su "Le Figaro”, che raccoglie la testimonianza di due donne sui loro compagni divenuti estremisti. Per Océane la fase successiva sono stati i divieti: niente tv, niente musica, niente visite ad amici o a parenti senza la sua autorizzazione. E poi le ore trascorse a cercare di convincerla a cambiare aspetto e abbigliamento. Alla fine Océane ha messo il niqab, il velo che copre l’intero corpo lasciando aperta solo una fessura per gli occhi. Non ce la faceva più: lui la implorava piangendo. Ma è quando le è nata la figlia che la situazione è precipitata: il marito voleva mettere il velo anche alla bambina; a quel punto lei se n’è andata. Purtroppo, quello che è successo nel caso di Océane, come di Aurélie, l’altra donna intervistata, è che nella fase della separazione, la giustizia si è rivelata impreparata, e così oggi succede che questi uomini ottengano comunque il diritto di vedere i figli nei weekend, con grande angoscia delle madri perché è facile procurarsi un documento falso e passare la frontiera. Dounia Bouzar, del Centro di prevenzione per la lotta contro le derive settarie dell’Islam, non vuole neanche sentirle certe cose: "Bisogna applicare la Convenzione per i diritti dell’infanzia, punto. Coprire la testa di un bambino non è da musulmani, è da disturbati”. (Le Figaro)

2 febbraio. Sostanzialisti
È inutile, la sinistra nostrana è "sostanzialista”. Se l’ingannata è lei gli strilli, se l’ingannato è Berlusconi le urla di gioia.

6 febbraio. Graphic footage
Cosa fare delle immagini più raccapriccianti (in inglese: graphic footage) che ci provengono dai teatri di guerra? Ne ha scritto il redattore capo di Reported.ly, Andy Carvin.
Spiega Carvin: "Sono sempre stato favorevole alla condivisione online di tutto, previo avviso. Poi sono successe due cose: l’Isis e i nuovi algoritmi dei social network”. Oggi le immagini più "graphic” non trapelano solo dai reporter, ma vengono rilanciate dai Pr delle organizzazioni più violente per reclutare nuovi seguaci e incutere terrore. E mentre fino a qualche mese fa tutti dovevano scientemente premere "play” per vedere un video, oggi gli algoritmi di Facebook li fanno partire in automatico mentre si passano in rassegna i propri contatti. Così Calvin ha smesso di condividere le immagini più truci, ma ci rivolge il suo interrogativo: "Mostrare le immagini del pilota giordano arso vivo o di una decapitazione contribuisce alla libertà di informazione o promuove le finalità dell’Isis? E se non condivido sono colpevole di auto-censura, di nascondere gli orrori del Califfato, o rispetto semplicemente la sensibilità del prossimo?”.

9 febbraio. Microbi
In 18 mesi di ricerche "in profondità” nella metropolitana newyorkese, il ricercatore americano Christopher Mason ha scovato a nord germi che possono provocare la peste bubbonica; al centro la meningite; nei quartieri della finanza germi legati a problemi allo stomaco e in altre zone della città infezioni resistenti agli antibiotici. Anche i microbi associati a formaggio e salsiccia (la tipica pizza newyorkese) sono diffusi un po’ dappertutto. Il "Wall Street Journal” ha pubblicato una mappa interattiva dei rischi epidemiologici in base alle diverse fermate della metro. Nella fermata della 5th Avenue ci si può imbattere nei germi di un’intossicazione alimentare, di una resistenza alle radiazioni e di altre infezioni. Non è però il caso di farsi prendere dalla psicosi dei mezzi pubblici. Alla fine, ci spiega un’altra ricerca assai poco rassicurante, un respiro profondo all’interno del metrò contiene mediamente lo stesso numero di batteri presenti nell’aria che respiriamo quando siamo all’aperto. (lemonde.fr)

11 febbraio. Il dottor Google
Ci dice Google che una ricerca su 20 è fatta per informarsi su questioni mediche. L’avvento del web ha certo impattato molto sul rapporto medico-paziente: il malato arriva alla visita forte del "ho letto su internet che”, mentre il dottore va nei motori di ricerca a informarsi su ciò che il paziente non gli ha detto.
Ora Google, di recente entrata più direttamente nel settore, ha deciso che darà la priorità nei risultati delle ricerche a informazioni mediche certificate da medici suoi dipendenti e da specialisti della non-profit Mayo Clinic. Il servizio parte ora in via sperimentale negli Stati Uniti, su alcune malattie più diffuse, ma punta a espandersi. (belfasttelegraph.co.uk)

11 febbraio. Due città
A Detroit convivono due città: la periferia dei 150.000 edifici abbandonati e la downtown dove i miliardari stanno investendo. Ne ha scritto il "Guardian”. Dan Gilbert, ricchissimo proprietario di una società di prestiti, ha acquistato negli ultimi anni una sessantina di proprietà del centro, trasformandole in uffici, locali per franchising e garage. Anche Mike Ilitch, che ha una squadra di hockey, una di baseball e una catena di pizzerie, ha portato lì i suoi miliardi, contribuendo al recupero infrastrutturale del centro. E così, dei 359 km quadrati di Detroit, i soldi sono andati tutti nei 18 km quadrati della downtown, che adesso attira molte start-up tecnologiche. Ma non è detto che questa gentrificazione produca effetti positivi su tutta la città.
Jocelyn Harris vive nell’unica casa abitata della sua strada, a 15 km dal centro: "Qui avevamo negozi, supermercati, scuola… Non c’è più niente. La fogna non funziona, il parco è chiuso”. Unico miglioramento, in molte aree periferiche, l’abbattimento dei ruderi e il recupero dell’illuminazione stradale. Tanti abitanti della periferia intanto continuano a restarvi perché non riescono ad accedere ai nuovi impieghi del centro; poco formati, non sono impiegabili nei "lavori del futuro”. Non si può certo dire che le due città coesistano serenamente, né che non si prefigurino tensioni. Il sobborgo ricco di Grosse Point, che confina con un quartiere povero, ha introdotto un blocco all’accesso, mascherato con rotonde, mercatini di contadini, sensi unici "particolari” e strade bloccate, che alcuni definiscono "blocco etnico”. (theguardian.com)

12 febbraio. Le notizie
"Incredibile: il numero di cose che accade  ogni giorno nel mondo è sempre quello necessario a riempire un quotidiano!”. Così diceva anni fa il comico Jerry Seinfeld, e così si apre un lungo report multimediale della Bbc circa il futuro del giornalismo: "Se mai il motto di Seinfeld è stato prossimo al vero, oggi non lo è più di certo. Le notizie non entrano più nel giornale”. Sono già tutte online. La rivoluzione digitale avrebbe effetti particolarmente distruttivi sulla stampa locale. "E così, sempre più aspetti della vita moderna non vengono raccontati”. Man mano che la pubblicità "localista” si sposta online, in tutto il mondo i giornali locali chiudono per mancanza di inserzionisti. In un decennio, nel Regno Unito, sono stati 5.000 i posti di lavoro persi nella stampa, un bilancio che pesa maggiormente sull’editoria locale. Ne è un esempio "Media Wales”, testata del Galles che tra il 1999 e il 2011 è passata da 700 dipendenti agli attuali 136. Il trend opposto vede sempre più media nazionali forti puntare al "global reporting”, da -e per- tutto il mondo. Su questo si muovono in particolare Russia, Qatar e Cina; quest’ultima ha appena finanziato con sette miliardi di dollari la China Central Television per incrementare il raggio d’azione dei propri programmi radio-satellitari, che ora raggiungono 220 milioni di abitazioni nel mondo. Nel 2009 erano 84 milioni. (Bbc)

19 febbraio. Tre amici
Hossam Atef, Islam Yaken e Khaled Adel, ventenni egiziani, erano tre amici: trascorrevano le serate assieme, andavano in palestra, parlavano di ragazze, vestivano alla moda. Oggi Islam è in Siria a combattere con Isis e dal suo account Twitter posta immagini terribili con commenti feroci. Sul "New York Times”, Mona El-Naggar, autrice dell’articolo e di un bel video si chiede come sia stato possibile. Islam è cresciuto in un quartiere borghese del Cairo, ha frequentato scuole private, imparato le lingue. Gli amici ricordano la sua passione per la palestra: Hossam conserva molte foto e video di quei tempi. La cosa curiosa è che Islam non era affatto religioso, scherzavano spesso sulle tentazioni e il sesso. Probabilmente le frustrazioni rispetto alle aspettative lavorative hanno giocato un ruolo. Un’altra data fondamentale è stata la morte in un incidente di un suo caro amico. L’aveva vissuta come un monito contro una vita dissoluta. In quei mesi ha iniziato a farsi crescere la barba, poi ha smesso di uscire la sera, era ossessionato dal "peccato” e dalle ragazze: Hassam e Khaled non lo riconoscevano più. Per dei giovani come loro vivere nella schizofrenia di un paese moderno e al contempo segnato da tradizioni antiche è molto dura: a volte è "come essere sepolti vivi”, spiegano. "A volte penso che avrei potuto fare anch’io la stessa fine”, commenta turbato Hassam. (nytimes.com)

24 febbraio. Essere poveri a S. Valentino
Per San Valentino, i cioccolatini erano in bella vista in tutti i negozi, qualcuno però ha iniziato a chiedersi se era opportuno che i poveri usassero i loro "food stamp”, i buoni alimentari, per prendere dei dolci. In giro per gli Stati Uniti sono state condotte delle interviste e più di qualcuno ha detto che non era opportuno,  perché i dolci non sono alimenti nutrienti e poi, insomma, quelli sono soldi dei contribuenti, vanno spesi bene. È una storia vecchia: ancora nel 1993 in una lettera al "Columbus Dispatch”, quotidiano dell’Ohio, un lettore si lamentava di aver visto usare i buoni per comprarsi due bottiglie di buon vino e una bistecca. Pare sia la "visibilità” di questo tipo di assistenza (quando si è in fila al supermercato si vede che quello davanti paga con i buoni) a rendere la gente convinta di aver voce in capitolo su come quei buoni vadano usati. Se poi si aggiunge la diffusa idea che i poveri siano tali perché non sanno spendere né trovarsi un lavoro che gli darebbe di che vivere, beh, metterli in qualche modo sotto tutela è un attimo. Ma siamo sicuri che essere poveri debba equivalere a una vita di rinunce? Davvero, conclude Bryce Covert, giornalista di "The Nation”, se la fortuna ci volta la spalle, se perdiamo il lavoro e dobbiamo chiedere aiuto, non potremmo più comprare dei cioccolatini?(The Nation)

1 marzo. Un fiore
Cosa facciamo con Putin? Ce la caviamo portando un fiore sul luogo in cui il capo dell’opposizione è stato ucciso? Ricordiamoci di Matteotti.