Helmuth Moroder, ingegnere, è vicepresidente della sezione internazionale della Cipra (Commissione internazionale per la protezione delle Alpi) e presidente della sezione italiana.

Tu fai parte della Cipra, ce ne puoi parlare?
Cipra sta per "Commissione internazionale per la protezione delle Alpi", è un’associazione che coordina il lavoro di circa 80 associazioni, appartenenti ai sette paesi che comprendono l’arco alpino, cioè Slovenia, Austria, Italia, Germania, Svizzera, Francia e il Principato di Monaco. In Italia la sede della Cipra è a Torino e vi aderiscono al momento il Cai, la Lipu, la Lega protezionisti altoaltesini del Sud Tirolo, Valle D’Aosta ambiente, il gruppo Ricerca e culture montane, Italia nostra, e alcune sezioni di Lega ambiente, per esempio la Lega ambiente del Friuli e il gruppo Lega ambiente Como-Sondrio.
Il suo obbiettivo è analizzare le zone delle Alpi sottoposte a maggior pressione, a maggior sfruttamento, cercando di individuarne le cause e elaborando strategie per uno sviluppo sostenibile. Non si tratta di mettere sotto tutela l’eco-sistema alpino quasi fosse un museo di scienze naturali. In questo territorio abitano 11 milioni di persone e quindi bisogna che siano garantite forme di economia che permettano alla gente di vivere bene anche in montagna. Ma quello che è stato fatto negli ultimi 30 anni non va sicuramente in questa direzione.
I problemi fondamentali delle Alpi al momento sono dati dal sistema dei trasporti, dal turismo e dalla crisi dell’agricoltura di montagna, con il conseguente spopolamento.
I trasporti così come sono strutturati adesso costituiscono ovunque, anche in pianura, un grave problema, ma nelle Alpi, essendoci pochi corridoi, questo problema viene esaltato. I grandi corridoi di attraversamento autostradale e anche ferroviario sono sei e su quelli si concentra tutto il traffico. Se prendiamo come riferimento il ’94, il trasporto di merci attraverso le Alpi è stato di 105 milioni di tonnellate, di cui il 70% su strada e solo il 30% su ferrovia. Ciò vuol dire che il trasporto su strada attraverso le Alpi ha già superato qualsiasi limite umanamente sostenibile: nella valle dell’Inn, in Tirolo, hanno riscontrato livelli molto alti di piombo nel latte materno. Ciononostante i trasporti continuano a crescere grazie al fatto che chi trasporta non paga i reali costi dei trasporti stessi. Gli ambientalisti hanno sempre criticato i principi del libero mercato, del libero trasporto e anche della libera scelta dei mezzi di trasporto, però verrebbe da accettarli a patto di applicarli con coerenza: chi produce costi, li paga. E’ stato calcolato da un istituto di Heidelberg che, in fatto di trasporti, paghiamo solo il 12% dei costi che produciamo, e questo vuol dire che, ad esempio, il costo della benzina dovrebbe aumentare di otto volte. In realtà nessuno conosce i criteri per calcolare i costi effettivi, forse la benzina dovrebbe aumentare del 20% e non di otto volte, è un fatto che al momento stiamo andando nella direzione opposta. Ci sono tantissimi trasporti inutili o prodotti solo da sovvenzioni europee sull’import-export; ci sono merci che, grazie a una legge che incentiva il movimento della merce, si spostano per il solo fatto di spostarsi. Aumentando i costi tutto questo cesserebbe all’istante e aumenterebbe la concorrenzialità della ferrovia. C’è un impegno da parte dell’Unione Europea per applicare i costi effettivi dal ’96 in poi, ovviamente in modo graduale.
In Svizzera, malgrado l’opposizione del governo, hanno approvato un’iniziativa popolare, chiamata “iniziativa delle Alpi”, che prevede il trasferimento entro dieci anni di tutto il traffico di transito dalla strada alla ferrovia e la conseguente rinuncia alla costruzione di nuove strade di grande attraversamento. Noi proponiamo che questa iniziativa sia estesa a tutte le Alpi. C’è merce che arriva dall’Est, viene scaricata a Rotterdam e arriva in Italia sui tir. E’ logico? Teniamo presente che il trasporto via mare è quello meno inquinante e meno dispendioso da un punto di vista energetico.
A ciò si deve aggiungere l’inefficienza delle ferrovie: sulle nostre ferrovie a due binari transitano in media 130 treni al giorno mentre, con le tecniche moderne di segnalazione, ne potrebbero comodamente transitare 300 al giorno, secondo alcuni anche 400. Ci sono linee in Austria con 300 treni al giorno, in Svizzera con 350.
Abbiamo provato a fare alcuni conti: se sfruttassimo bene le linee ...[continua]

Esegui il login per visualizzare il testo completo.

Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!