Helena Aksentijevic è Project Manager della Foodbank di Euston, a Londra.

Puoi raccontarci la storia di questa Foodbank?
Siamo nati nel 2017. La vecchia sede era più piccola, avevamo molti meno utenti. Nella sede attuale, che è di una diocesi cattolica che ci ospita, ci siamo trasferiti un anno fa; qui è molto meglio per il pubblico e in più abbiamo molto più spazio per il magazzino. Però rimaniamo aconfessionali, il collegamento con la diocesi è solo un fatto nominale. Pensa che condividiamo questo spazio con un ente di beneficienza degli Hare Krishna chiamato “Food for All”; loro ci pagano un affitto per usare la nostra cucina, con la quale preparano pasti per i senzatetto. Ci danno sempre il cibo in eccesso e ci segnalano ad alcuni potenziali utenti.
Come funziona l’accesso e cosa fornite?
Molti utenti vengono mandati da un ente che può essere il comune o i vari servizi di assistenza pubblica. Noi preferiamo che ci arrivino tramite questi canali, piuttosto che da soli, perché così sappiamo che sono già stati seguiti da altri professionisti.
Se si pensa alle Foodbank, viene subito alla mente l’immagine di operatori che impacchettano scatole su scatole e poi le distribuiscono a chi ne ha bisogno; ebbene, noi non facciamo così, noi creiamo pacchi personalizzati per ciascun utente. Il motivo è duplice: in primo luogo, per evitare sprechi, perché non tutti mangiano tutto. In secondo luogo, vogliamo che l’esperienza sia il più possibile gradevole per gli utenti, di modo che percepiscano di avere un ruolo, che non si riduca tutto a ricevere passivamente della beneficienza. Qui si incontrano con i volontari, il tutto è più un’espressione di solidarietà, e non un semplice atto di carità. Per prima cosa offriamo loro una “lista della spesa”, che scorriamo insieme. Poi chiediamo se hanno una cucina, perché in realtà in tanti non hanno modo né di cuocere né di scaldare i pasti preconfezionati. Magari stanno in una stanza di qualche struttura, un albergo o una casa-famiglia, dove non ci sono cucine fisse. In quel caso diamo loro qualcosa che possano mangiare senza cucinare. Molti senzatetto, poi, non hanno modo neppure di mettere da parte delle vettovaglie, e hanno bisogno di consumare subito ciò che gli diamo. Altra cosa che ci distingue dalle altre mense popolari è che abbiamo anche cibo fresco, frutta, verdure, latticini, carne, mentre molti altri forniscono solo cibo in scatola o vasetti. Non abbiamo sempre tutto, qualche volta ci sono le uova, qualche volta la carne, però qualcosa c’è sempre. Siamo abbastanza popolari anche perché forniamo una dieta più variegata rispetto alle altre mense popolari. Questo è ciò che ottiene chi viene da noi. Ovviamente i quantitativi distribuiti crescono in base a quante persone ci sono nel nucleo famigliare. Se ci sono più di cinque componenti ci facciamo indicare il numero totale e gli aggiungiamo qualcosa in più. Offriamo anche prodotti di igiene intima, cosa che ritengo sia un diritto umano. Questa è una tipologia di prodotti che ci vengono donati, però non possiamo essere troppo generosi: una persona sola può richiedere solo due prodotti, che so, un rotolo di carta igienica e un flacone shampoo; a una famiglia di dieci persone diamo cinque rotoli di carta igienica e uno shampoo… Questo perché crediamo sia giusto che tutti abbiano qualcosa.
Abbiamo anche un banco dei vestiti, dove le persone possono trovare abiti nuovi o di seconda mano.
Chi sono le persone che vengono qui?
Abbiamo utenti di ogni età, anche giovani. Ci sono persone che vediamo un paio di volte e poi non incontriamo più, perché magari hanno trovato lavoro, o persone come gli addetti alla cura che vediamo per anni e anni perché sono intrappolati in una situazione da cui non riescono a uscire. Per quanto riguarda invece i nostri utenti anziani, purtroppo nulla può cambiare per loro: di certo non possono trovare un lavoro. Anche le persone che soffrono di una dipendenza è difficile che riescano a liberarsene. Dunque, anche questa tipologia di persone finisce per venire qui abbastanza a lungo. I profughi no, non rimangono in zona a lungo, tendono a stare solo alcuni mesi e poi se ne vanno. Invece le persone di Camden sono bloccate qui, molte stanno in alloggi popolari…
Insomma, gli utenti sono molto variegati, ma voglio segnalare un gruppo specifico: circa il 22% dei nostri “clienti” sono maschi single, cosa che magari sorprenderà qualcuno, ma se ci pensiamo si tratta di una categoria che si p ...[continua]

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