Michael Walzer, filosofo politico, professore emerito dell’Institute for Advanced Study di Princeton, è stato direttore per più di trent’anni della rivista “Dissent”, con cui tuttora collabora.

Uno dei punti di forza della socialdemocrazia durante i Trenta Gloriosi è stato quello che Sheri Berman ha definito “il senso del possibile”, cioè la sua carica utopica, qualcosa che sembriamo ormai aver perduto...
Dopo la Seconda guerra mondiale c’era un forte sentimento di speranza: il fascismo era stato sconfitto, potevamo vivere e costruire un mondo nuovo, il partito laburista in Gran Bretagna, così come quello socialista o socialdemocratico altrove stavano vincendo le elezioni e trasformando le società. C’era un diffuso ottimismo accompagnato dalla ripresa economica in Europa e da una grande prosperità negli Stati Uniti. Sì, erano tempi pieni di entusiasmo. Erano bei tempi in cui vivere. Oggi invece il clima è segnato dalla paura, non soltanto per la crisi economica, ma anche per gli effetti del cambiamento climatico, per le conseguenze del fatto che grandi aree del pianeta stanno diventando inabitabili. L’atmosfera in cui viviamo oggi è dunque molto differente. Non credo tuttavia che questo contesto, che aiuta i populisti di destra e che potrebbe ipoteticamente aiutare anche i populisti di sinistra, sia per forza negativo per i socialdemocratici. Non credo infatti ci possa essere un movimento efficace per rispondere al cambiamento climatico che non sia anche socialdemocratico.
I Verdi -non so quanto siano forti in Italia...
Molto deboli...
Ma sono piuttosto forti in Germania e in un certo modo rappresentano una minaccia per la socialdemocrazia tedesca, hanno una buona presenza in Francia e, in misura minore, anche nel Regno Unito; in America sono un movimento marginale. Comunque esiste una politica “verde”, che tra l’altro sembra destinata ad avere un futuro, e tuttavia io credo non potrà avere veramente successo se continuerà a concentrarsi esclusivamente sul cambiamento climatico. In Germania e in altre parti d’Europa i Verdi sono un partito “libertario”, vengono associati a un’idea radicale di libertà e questo limiterà la loro attrattiva agli occhi dei lavoratori in difficoltà.
Quindi, io penso che la politica del futuro, del centro e della sinistra, debba tenere insieme la questione del cambiamento climatico con quella della sicurezza economica e sociale. Questi due aspetti devono camminare insieme, altrimenti i Verdi rimarranno sempre un partito di minoranza fatto di persone benestanti che possono permettersi di comprare una macchina elettrica invece che a benzina; persone, cioè, per le quali affrontare questo tipo di cambiamenti sarà semplice, mentre per coloro che, per esempio, lavorano nel settore dell’industria automobilistica le cose non saranno affatto facili.
Per questo penso che una risposta razionale alla paura (che fomenta il populismo) sia quello che negli Stati Uniti chiamiamo Green New Deal, che significa una socialdemocrazia verde.
Ha parlato di lavoratori in difficoltà... Negli ultimi anni la sinistra ha condotto battaglie, sacrosante, per i diritti di alcune minoranze, le cosiddette politiche identitarie e però è sembrata non accorgersi che nel frattempo le disuguaglianze stavano crescendo.
Questo è particolarmente evidente negli Stati Uniti dove il razzismo è sempre stato un problema. Il successo della sinistra negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta nel far fronte a razzismo, sessismo, disuguaglianza di genere è evidente. Abbiamo realizzato delle conquiste reali in questi campi; certo abbiamo ottenuto meno di quanto speravamo di raggiungere, ma abbiamo fatto dei progressi concreti. La vita per gli afroamericani è migliorata; di nuovo: non tanto quanto speravamo, ma comunque è migliorata. Le donne sono entrate in tutte le professioni; faticano ad accedere ai ruoli apicali, ma oggi ci sono donne ad ogni livello della gestione aziendale; le donne sono entrate in politica, dove oggi ricoprono ruoli di rilievo, soprattutto all’interno del Partito democratico, meno in quello repubblicano; nel complesso c’è una percentuale di donne nella politica americana che non ha precedenti. Sono stati fatti progressi anche nel campo dei diritti degli omosessuali: il matrimonio omosessuale è ormai ampiamente accettato in tutti gli Stati Uniti. Eppure è vero: negli anni in cui si vincevano queste battaglie, l’America diventava un paese sempre più disuguale. È un fatto difficile da compren ...[continua]

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