Gianluca Marocci, dottore commercialista, è tra gli ideatori e animatori, assieme a Rosanna Montecchi, del progetto Gat, Gruppo acquisto terreni.

Come è nata l’idea del Gat, Gruppo Acquisto Terreni?

Quest’idea nasce da lontano, intanto da alcune riflessioni sulla "decrescita” e a partire da un desiderio di riappropriarsi del territorio. E poi viene da considerazioni diverse, più di tipo economico, basate sull’analisi di quello che è l’attuale mondo della finanza: un mondo di carta, slegato dalla realtà, per cui non c’è più nessun legame tra l’investitore e l’oggetto dell’investimento. Oggi uno porta il proprio denaro in una banca che lo investe in altri enti finanziari, che investono a loro volta in altre società, in altre cose... quindi, alla fine, è tutto un giro di carta in cui non c’è, alla fine, nulla.
Rosanna Montecchi, avvocato, che si è occupata per tanto tempo di "decrescita”, di moneta complementare, un giorno parlando -ero il suo commercialista, ci conosciamo da anni- mi ha chiesto: "Secondo te è possibile organizzare un gruppo per l’acquisto di un terreno”. E così abbiamo iniziato a informarci. L’idea dei Gas è bella, però alla fine tu ti limiti ad acquistare dei prodotti. Se uno, invece, volesse anche mettere al riparo il proprio denaro, non c’è un’alternativa... Così, abbiamo iniziato a ragionare, a fare un po’ di screening su quelle che erano le possibilità per dare un’alternativa al piccolo investitore. Da lì è venuta l’idea di utilizzare una precisa forma giuridica e cioè la Srl agricola, uno strumento che esiste da pochi anni e viene poco sfruttato.
Cos’è esattamente la Srl agricola?
Si tratta fondamentalmente di una società a responsabilità limitata di tipo agricolo. Mi spiego meglio. Nel nostro sistema giuridico ci sono le società di lucro e poi ci sono altri tipi di società. Fatto sta che l’attività agricola non era considerata attività d’impresa e quindi, normalmente, non è stato possibile svolgerla con la forma della società di capitali.
Nel 2004 c’è stata tuttavia una riforma del diritto societario che ha dato la possibilità di accedere alle agevolazioni fiscali, non solo alle cooperative, alle società di persone, ma anche alle società a responsabilità limitata agricola. Per l’investitore, potenzialmente, è stato un evento epocale, insomma.
È vero però che all’inizio non se n’è accorto nessuno, questa formula era rimasta all’interno di un ambito di utilizzo di piccolo cabotaggio, non aveva preso, come dire, questa forza rivoluzionaria.
Noi invece utilizziamo questa opzione come strumento di aggregazione...
In particolare, abbiamo approfittato di due cose: la possibilità di fare la Srl agricola e, al contempo, la possibilità di fare il trasferimento delle quote senza andare dal notaio.
Questa è stata un’opportunità fondamentale.
Noi infatti costituiamo una società, dopodiché suddividiamo il capitale/patrimonio in cento quote. Ogni socio può sottoscrivere da un minimo di uno a un massimo di quattro quote, in modo da garantire una sostanziale democraticità. A Mantova siamo settantacinque, a Scansano (Grosseto) siamo più di ottanta, più o meno i numeri sono questi. L’investimento a Mantova è nell’ordine di 11.500 euro a quota, nell’altro saremo intorno ai 15.000. È chiaro che se su 15.000 euro ne devo spendere mille per fare il trasferimento della quota...
Se invece con le spese riesco a rimanere sui 300-400 euro, cioè un 3-4% per il trasferimento, beh, è tutta un’altra cosa.
Siete partiti da Mantova con il progetto pilota. Potete raccontare?
Siamo partiti da Mantova perché noi siamo di Mantova. Ci siamo detti: "Lavoriamo in pianura padana e vediamo un po’ che cosa succede”. Abbiamo così cominciato ad avvicinarci al mondo dell’agricoltura e abbiamo trovato un fondo secondo noi molto bello: a Quistello, con la casa padronale degli anni Trenta, la cascina, eccetera, è un terreno golenale e su tre lati c’è il bosco del parco locale. Un parco di interesse sovra-comunale: il "Parco delle golene della foce del Secchia”.
Abbiamo cercato un posto che garantisse un’adeguata naturalità; il fatto che sia circondato dagli argini e dal bosco ci garantisce di non essere invasi, non solo dal cemento, ma soprattutto da pesticidi e da altri trattamenti.
Generalmente in agricoltura si utilizzano una serie di sostanze chimiche. Per dire, la mela del sistema cosiddetto convenzionale subisce quaranta, cinquanta trattamenti di pesticidi in un anno, per cui le quantità di sosta ...[continua]

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