Paolo Dusi, già Presidente della Corte d’Appello di Trieste e componente del Consiglio Superiore della Magistratura, oggi in pensione, vive a Venezia.

L’episodio della visita annullata del Papa all’Università La Sapienza a Roma è solo l’ultimo di una serie di episodi che riaprono, spesso con toni molto aspri, la discussione sul principio della laicità dello stato. Lei è molto preoccupato. Può spiegare?
Certo, è un momento segnato da grossa preoccupazione perché pare che non si vada verso un chiarimento, ma semmai verso una radicalizzazione della contrapposizione, e anche per il futuro mi sembra difficile nutrire qualche speranza di un cambiamento di rotta. I due fantasmi che stanno agli estremi opposti del tema della laicità sono clericalismo da una parte e anticlericalismo dall’altra. Sono all’estremo opposto della laicità e sono entrambi una negazione in radice della laicità. Tra questi due termini c’è senz’altro un rapporto dialettico, nel senso che uno è reazione all’altro.
Chi non desidera approfondire la questione si limita ad affermare che gli eccessi ci sono stati da entrambe le parti (per parti intendiamo per adesso, molto genericamente, campo cattolico e campo laico), il che è un po’ come dire uno a uno e palla al centro. Se si volesse guardare un po’ più a fondo, bisognerebbe innanzitutto tener conto del fatto che gli storici avvertono che di solito è l’anticlericalismo a essere una reazione a una spinta iniziale di clericalismo, non l’inverso. E direi che anche nella situazione che oggi viviamo in Italia questa regola trova conferma.
Dovendo fissare una data di inizio di questa fase così delicata e preoccupante, io la indicherei nella vicenda Buttiglione alla Comunità Europea, quando, dopo che la sua nomina era stata bocciata, le gerarchie ecclesiastiche e lo stesso Buttiglione denunciarono l’accerchiamento che in Italia stava minacciando gravemente la Chiesa. Una denuncia subito condivisa da Giuliano Ferrara, che propose a Buttiglione di formare un movimento comune, introducendo sulla scena pubblica la figura degli "atei devoti”, destinata poi a un ruolo molto attivo e a un’alleanza sempre più esplicita con la Chiesa. Ai miei occhi di allora queste allarmate grida di dolore sembrarono solo assai stravaganti. Riviste con gli occhi di oggi, mi pare evidente che esse avviassero una nuova strategia delle gerarchie vaticane molto articolata e ad ampio raggio, che non riguardava solo la determinata e diretta entrata in campo del Vaticano nell’agone politico italiano, ma si estendeva a una sempre più evidente revisione del messaggio del Concilio vaticano secondo e ad una forte innovazione nelle ispirazioni del Pontefice e dei suoi collaboratori.
Che il denunciato accerchiamento fosse una fola è facile dimostrare. Basta pensare ai benefici, non si parla qui se meritati o meno, che la Chiesa ha ottenuto da molti anni in Italia. E che si trattasse di una fola venne riconosciuto anche da una persona, il cui valore e la cui dignità intellettuale è fuori discussione, come Piero Scoppola, il quale, molto drasticamente, invitò a lasciar perdere questo tipo di lamentazioni.
Non c’era alcun accerchiamento della Chiesa e anche ai cattolici come singoli, tutto sommato, le cose non andavano poi tanto male. Ho avuto modo di seguire varie vicende da un osservatorio istituzionale e, anche se non ho fatto un’indagine mirata al riguardo, posso dire, se si pensa, ad esempio, ai presidenti della Corte costituzionale o ai vicepresidenti del Consiglio superiore della magistratura, che ostacoli per il fatto di essere cattolici, questi soggetti, che d’altra parte avevano sicuri meriti, non li hanno proprio patiti. Al contrario...
Mi pare che ci sia un altro punto di cui tener conto, anche se nessuno lo ha messo in evidenza. Sul versante della Chiesa, le iniziative che a me appaiono aver ferito il principio di laicità provengono dai suoi sommi rappresentanti: Papa, Segretario di Stato, Presidente della Cei, Segretario della Cei. Sul versante opposto, invece, analoghe iniziative, che possono aver ferito il principio della laicità, sono provenute da singoli, non investiti di particolari cariche istituzionali, come qualche personaggio politico, alcuni uomini di cultura, un presentatore televisivo e così via. Mai da organi dello Stato, che al contrario hanno sempre manifestato un premuroso rispetto per le gerarchie cattoliche. Ancor meno da parlamentari dell’attuale opposizione, che svolgono supinam ...[continua]

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