In Germania si sta vivendo una specie di doppia tragedia. Dalla Romania, e in generale dal sud-est europeo, è in atto un esodo di massa di zingari che non riescono più a vivere, o pensano di non riuscirci, nel contesto tradizionale in cui la loro forma di vita, almeno in epoca pre-moderna, era pienamente inserita. Anche in epoca comunista era compressa, pur godendo di ampi spazi: per quello che ne so, anche allora vivevano in una sorta di spazio franco, in cui nemmeno il regime penetrava. Oggi sono gli zingari stessi a non attribuire un valore alla loro forma di vita, che non potrebbero comunque praticare con soddisfazione, e a farsi risucchiare come tutti dal sogno di un benessere più facilmente garantito. Essendo poi, per tradizione storica, più mobili di altri popoli, gli zingari sono naturalmente più pronti ad andarsene. Così in Germania, oltre a quelle “autoctone”, comuni un po’ a tutti i paesi, si sono stabilite comunità zingare con una notevole mobilità frontaliera, in particolare gli zingari dell’Europa centrale che si muovevano dall’Ungheria alla Polonia, dalla Germania alla Cecoslovacchia o all’Italia, ecc.
Se in Germania (ma non di meno in generale), oggi gli zingari sono effettivamente diventati tanti, lo si deve anche ad una ragione facilmente comprensibile: nella memoria collettiva, come nella cattiva coscienza tedesca, l’olocausto degli ebrei è stato ormai canonizzato, è presente; e, seppure oggi si comincia a rimetterlo in discussione, fa comunque parte dei tabù storici. E' senz’altro divenuto una colpa riconosciuta dalla Germania, che sa che va in qualche modo ripagata, anche in termini di indennizzo. Per il destino capitato agli zingari, però -e di questo gli zingari si lamentano- non è stato lo stesso. Il loro olocausto, pur se in proporzioni quantitativamente diverse, è stato altrettanto terribile: anche il popolo degli zingari è stato dichiarato indegno di vivere, anch’esso è stato considerato come gramigna dell’umanità, come un’entità da sterminare.
Negli ultimi anni, essi hanno cominciato a prendere maggiore coscienza di ciò, tanto che le organizzazioni zingare in Germania hanno cominciato a pretendere un riconoscimento, sia morale che politico che materiale, per il loro sterminio. Tutto ciò ha probabilmente incoraggiato gli zingari del sud-est europeo a dire: eventualmente andiamo in Germania, e non solo perché lì pensiamo di stare meglio, ma anche perché abbiamo buoni titoli per chiedere qualcosa. A questo proposito, bisogna considerare che la Germania fino al 1989 tendenzialmente aveva condotto la politica del riscatto pagato per le minoranze tedesche nell’Europa dell’Est. Cioè, la Germania pagava l’URSS, la Polonia, la Romania, ecc. per il rimpatrio -a volte dopo 300-400 anni- delle presenze tedesche là disseminate. Tanto che questa condizione è finita col diventatare un titolo. Come l’essere ebrei rappresentava un titolo per andare in Israele, in quelle situazioni essere di stirpe tedesca era un titolo per chiedere la cittadinanza tedesca, per un visto di ingresso, per una una condizione di vantaggio, in cui si è naturalmente insinuata la scaltrezza zingara…
Il problema degli zingari balcanici è così diventato per la Germania un problema, e del tutto nuovo. Tanto che, a differenza di altre popolazioni, il regime rumeno (ma la stessa cosa è avvenuta con la vecchia Jugoslavia, e in particolare con la Macedonia), ad un certo punto ha pensato di venire incontro al desiderio tedesco di disfarsi dei troppi zingari provenienti da quel paese trasformandolo in un affare, e sulle loro teste. Così, come la Germania pagava la Jugoslavia per riallocare in Macedonia gli zingari provenienti dalla Macedonia, altrettanto sta avvenendo oggi con la Romania.
Si tratta dunque di un accordo concluso formalmente tra due stati “democratici”, che di fatto prevedono il rimpatrio forzato di loro cittadini che si trovano all’estero per decisione propria, quindi senza licenza di rispettività, ma che col loro ritorno farebbero scattare una sorta di commercio, uno scambio, non solo politico ma anche economico fra questi due stati. È questo che oggi la Germania sta facendo.
Sul problema degli zingari, per altro, si sta in parte giocando la sorte della socialdemocrazia tedesca. Recentemente, al Parlamento Europeo c’è stato il tentativo di discutere e votare una risoluzione che condannasse il rimpatrio forzato degli zingari, e che quin ...[continua]
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