Alfonso Miceli, consulente, formatore e orientatore, vicepresidente Acta (Associazione Consulenti del Terziario Avanzato) vive e lavora a Milano.

Mi sono trasferito a Milano per studiare Economia alla Bocconi, poi sono finito a Filosofia, laureandomi relativamente tardi, intorno ai 30 anni, con grandi preoccupazioni rispetto al futuro. Il primo lavoro l’ho ottenuto per caso: sono stato chiamato a fare il tutor in un corso di formazione. Sono stato fortunato: cercavano una persona con laurea umanistica e che fosse stato già in qualche modo a contatto con l’ambiente carcerario. Fatalità io avevo sostituito un operatore al Beccaria qualche tempo prima. Un’“entrata” nel mercato del lavoro decisamente non ortodossa, ma forse emblematica.
Quindi son partito così, molto semplicemente, lavorando col Fondo Sociale Europeo, e poi con Formaper, un ente legato alla Camera di Commercio di Milano, che in quel periodo in Lombardia era tra quelli più impegnati nella diffusione della cultura imprenditoriale. Erano gli anni ’90 e le aziende cercavano sempre di più delle persone attive, “proattive”, un termine molto di moda allora, anche nell’ambito della ricerca del lavoro, e quindi dell’orientamento. Io ho vissuto questo cambiamento anche personalmente: pure a me (che non ero neanche assunto, ero un co.co.co) veniva richiesto un certo spirito imprenditivo, nel senso che si lavorava su progetti, si andavano a cercare delle opportunità che creassero lavoro per sé e per gli altri del gruppo.

Un primo passaggio fondamentale è avvenuto in concomitanza con un momento di crisi. Dopo due o tre anni di lavoro stabile in Formaper, sentivo di dover fare un salto a livello professionale. Così, approfittando di un momento di buco, di calo di lavoro, mi sono cercato un altro cliente e l’ho trovato. Dal momento in cui ho lavorato per due enti le cose son cambiate. Intanto non subivo più il controllo sul mio tempo, nel senso che quando hai due clienti, puoi dire: “Questa è l’agenda, dimmi di che cosa hai bisogno, ti dico quante ore ti posso dare”. Ovviamente devi imparare a negoziare e anche a programmarti, perché mantenere gli impegni presi è decisivo.
A quel punto ho iniziato a negoziare anche la “presenza” in sede. Per me aveva sempre meno senso fare le otto ore in un posto, tanto più che lavoravo a tutte le ore e spesso di sera, perché se dovevo andare a parlare con qualche azienda rispetto alla possibilità di avviare degli stages non era inusuale andarci dopo l’orario di lavoro. In quello stesso periodo ho cominciato a investire su di me, a pagarmi di tasca mia dei corsi. Quello della formazione è un ambito in continua evoluzione per cui è fondamentale avere una particolare cura per l’aggiornamento e la crescita professionale.
L’esperienza successiva è stata nell’ambito di progetti di ristrutturazione all’interno di grandi aziende, Poste, banche, Fiat, con il passaggio del personale da ruoli amministrativi operativi, alla gestione del cliente. Pensiamo a cosa è avvenuto alle Poste, dove in origine l’operatore era abituato a fare delle pratiche burocratiche allo sportello, con l’utente di fronte. Se c’erano problemi, erano problemi dell’utente. L’operatore si atteneva soprattutto a rispettare delle procedure, con figure di controllo chiamate ispettori, con un certo tipo di gestione delle informazioni, con un’organizzazione di tipo verticistico, dove quello che contava era portare a termine gli adempimenti previsti. Con la ristrutturazione, in Poste Italiane c’è stato uno sconvolgimento, intanto perché è stata introdotta l’idea del profitto, per cui ogni operazione veniva valutata anche rispetto al guadagno, poi c’è stata una ricerca di nuovi prodotti. Insomma, una piccola rivoluzione. Devo dire che per me è stata un’esperienza molto istruttiva e anche appassionante, perché è emersa tutta la potenzialità, molte volte inespressa, che hanno le persone: gente che non aveva mai utilizzato il computer, che non sapeva neanche maneggiare il mouse, casomai già in un’età avanzata, ha ricominciato a studiare, a imparare. Sono stati introdotti anche sistemi di valutazione con incentivi atti appunto a promuovere un atteggiamento proattivo. In qualche modo queste persone hanno proprio cambiato lavoro e nel giro di brevissimo tempo. Tra l’altro parliamo di 220.000 persone, su 20 milioni di lavoratori, è l’1%.
Oramai tutte le organizzazioni, grandi e piccole tendono a mettere al centro il cliente. Questo è evidentemente legato a ...[continua]

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