Asher Colombo insegna Sociologia generale e Sociologia della devianza presso la facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Bologna.

Quali cambiamenti ha subito negli ultimi anni il lavoro domestico ed è vero che sta crescendo?
Il tema del lavoro domestico e dei suoi cambiamenti ha interessato gli storici fin dagli anni Ottanta, ma è dagli anni Novanta che i sociologi e in parte anche gli economisti cominciano a occuparsene, non solo in Italia, ma anche in altri paesi europei. Il primo studio serio su questo tema, in cui viene proprio ipotizzato questo fenomeno del ritorno del lavoro domestico pagato, esce in Inghilterra a metà degli anni Novanta e gli autori sostenevano appunto che, dopo un lungo periodo di declino della quota di forza lavoro impiegata nella vendita di servizi privati alla famiglia, era in corso un grande cambiamento. Oggi nella letteratura internazionale vi è un parere concorde sul fatto che il lavoro domestico sia cresciuto. Il problema è che è molto difficile verificare, stimare il dato. Per esempio, il caso dell’Italia è uno dei più interessanti. Tradizionalmente gli studiosi italiani vagliavano i dati provenienti dal censimento, che rilevava nel foglio di famiglia il personale domestico- ovviamente solo quello co-residente, quello che gli inglesi chiamano live in. Fino al 1970 il censimento considerava le persone aggregate al nucleo familiare con mansioni di lavoro domestico membri della famiglia a tutti gli effetti. Dal 1980 purtroppo, probabilmente perché era diventata una quota molto modesta, riguardante pochissime famiglie, l’Istat ha smesso di rilevarlo. Quindi noi in realtà non sappiamo quanto il lavoro domestico sia veramente diminuito prima e se effettivamente, ora, mostri questa crescita. Ci sono vari tentativi di fare delle stime. Ho letto che in Italia ci sarebbero da 500.000 a un milione di lavoratori domestici, la maggior parte dei quali stranieri, ma sono cifre di fantasia, non si basano su dati solidi. Noi abbiamo cercato di ragionare sull’unica fonte che permette di fare, con molta cautela, dei ragionamenti seri, avendo dei dati rilevati sulla stessa fonte per un periodo abbastanza lungo, ovvero l’indagine sui consumi delle famiglie condotta dall’Istat. Secondo questa fonte in Italia la percentuale di famiglie che utilizza lavoro domestico è diminuita almeno a partire dagli anni Settanta, quando questa rilevazione è iniziata, e ha continuato a diminuire almeno fino alla metà degli anni Ottanta. Da quel momento la discesa si è interrotta e poi è iniziata una fase di crescita, dapprima modesta e poi sempre più forte. Questa crescita forte è avvenuta nella seconda metà degli anni Novanta e oggi noi sappiamo che, in una percentuale che varia tra l’8 e il 10%, le famiglie italiane hanno fatto qualche utilizzo di personale di servizio a pagamento. Però questo personale può essere a ore, per poche ore, o anche fisso o fisso e co-residente (io uso questo termine che forse non è correttissimo, ma che sta per live in, qualcuno, cioè, che vive presso la famiglia per cui lavora).
C’è stata senz’altro, quindi, una crescita, però siamo molto lontani dai livelli che il lavoro domestico aveva alla fine dell’Ottocento e ai primi del Novecento, ovvero il periodo in cui, secondo gli storici, il lavoro domestico aveva conosciuto una delle sue fasi di maggior diffusione, il picco più alto. Solo guardando il fenomeno in prospettiva storica siamo in grado di capire la situazione attuale.
Quello che sta succedendo in Italia non è un fenomeno anomalo, sta avvenendo anche in altri paesi, alcuni di questi insospettabili perché, a differenza dell’Italia, hanno un welfare più solido per quanto riguarda la messa a disposizione delle famiglie di strutture di sostegno, o hanno politiche per la famiglia. Anche in questi paesi c’è stata una forte crescita del personale di servizio.
Ma il lavoro domestico non è più quello di una volta, del tipo live in…
Infatti, bisogna stare attenti. Noi siamo abituati a pensare che ci siano tantissime domestiche perché se pensiamo a persone come noi, che vivono in città, con un buon livello di istruzione, con una estrazione sociale medio alta, è facile che ci vengano in mente conoscenti che hanno o hanno avuto lavoratrici, o lavoratori domestici. Ma molti di questi lavorano solo per un certo periodo all’interno delle famiglie. Una parte di questa crescita, infatti, è dovuta al fenomeno delle badanti, che, a differenza di quello che acca ...[continua]

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