Colin Ward, attualmente visiting professor alla London School of Economics, è uno dei più conosciuti pensatori anarchici di lingua inglese. Fra le sue opere pubblicate in italiano le più recenti sono Dopo l’automobile e La pratica della libertà, ambedue edite da Eleuthera.

Nei suoi libri e nelle sue ricerche lei si è spesso occupato delle capacità auto-organizzative delle classi popolari, ma non crede che queste capacità stiano venendo meno, erose dalla logica dell’homo oeconomicus e dalla scomparsa di una autonoma cultura popolare?
E’ vero, quello che permetteva l’esistenza delle culture popolari è in crisi, in particolare è sempre maggiore l’infiltrazione a livello popolare del linguaggio del mercato, del linguaggio delle business school, in parte effetto della politica governativa di Margaret Thatcher in Inghilterra e di Ronald Reagan in America. L’aspetto peggiore della questione è il modo in cui il linguaggio delle business school è stato accettato da tutti, anche da quelli che lavorano nel settore pubblico, per cui adesso anche gli operatori pubblici chiamano quelli che beneficiano dei servizi "i nostri clienti". Fortunatamente, questa ideologia, così com’è sorta improvvisamente, è possibile svanisca altrettanto rapidamente.
Va però puntualizzato che c’è una differenza tra il linguaggio con cui la scuola economica classica parla di "mercato" e quello con cui ne parlano le business school, che a me sembrano un sottoderivato. Il linguaggio della scuola economica classica, quella di Adam Smith, è filosofico -non a caso Smith è anche l’autore del Saggio sulle origini della morale-, mentre il linguaggio delle business school è una sorta di gergo molto chiuso in se stesso, senza capacità di vedere le questioni che nella società si pongono.
Per dare il senso della differenza posso fare l’esempio della gestione dell’acqua, di cui mi sono recentemente occupato. Nel XIX° secolo la provvista di acqua era un affare privato e quindi c’era l’acqua per i ricchi, pulita, e l’acqua per i poveri, sporca, anche se le malattie collegate all’acqua, come il tifo, colpivano tanto i ricchi quanto i poveri. Per porre rimedio a questa situazione le forniture di acqua per l’intera popolazione furono prese in carico dalle autonomie locali, addirittura ci fu una legge che sancì che una casa priva di fornitura d’acqua pulita non potesse essere abitata, per cui la fornitura d’acqua non poteva essere sospesa, se non in casi eccezionali. In questo modo l’acqua costituì un’eccezione rispetto alle regole del libero mercato, della libera iniziativa e delle libera concorrenza, ma era un’eccezione data per scontata. Grazie all’ideologia da scuola aziendale, invece, in Gran Bretagna l’acqua è stata privatizzata e con l’acqua privatizzata la fornitura di acqua può essere tagliata, per cui se la gente non paga non viene più portata in tribunale, semplicemente le si taglia la fornitura d’acqua. Per inciso, questo è possibile solo in Inghilterra, mentre nel Galles, in Scozia e Irlanda del Nord questo non è possibile, perché in quelle zone il sistema dei commons, cioè di quelle che in Italia potreste definire come "risorse pubbliche", "proprietà demaniali", è gestito con una logica diversa, ancora rispettosa dei diritti pubblici che su di essi erano riconosciuti fin dal Medioevo.
Un altro esempio della diversità di atteggiamento fra la logica della scuola economica classica e quella delle business school è dato dalle ferrovie. Anche queste adesso sono state privatizzate, come del resto erano private all’inizio di questo secolo e nel secolo scorso. Nell’Ottocento, in Inghilterra, c’erano almeno ventotto società proprietarie di ferrovie; all’inizio di questo secolo le società erano rimaste quattro, le quali, dopo la seconda guerra mondiale, furono statalizzate perché le ferrovie private perdevano troppi soldi a causa della diffusione dell’automobile. La statalizzazione fu quindi una sorta di necessità. Ai bei tempi delle vecchie ferrovie private, però, sia il costo dei biglietti, che gli orari, che i servizi erano armonizzati, mentre oggi la nuova privatizzazione è avvenuta senza alcuna armonizzazione, con i conseguenti problemi di mancanza di coincidenze, diversità di trattamento, ecc. Ora, armonizzare le ferrovie non è un’impresa impossibile, sappiamo come si fa, è proprio un’impresa da ragazzi, ma la privatizzazione delle ferrovie inglesi, fatta con la logica delle business school, non ha tenuto conto di questo problema, per c ...[continua]

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