Bruno Segre

Il funerale negato

ovvero l'ombra lunga dei Patti Lateranensi

Ed. Una città, 2020
48 pagine

Un'intervista a Bruno Segre

È difficile immaginare la vita di Bruno Segre senza la compagnia di Matilde, e non solo per i sessant’anni di matrimonio, ma per avere condiviso tutto “nella buona e nella cattiva sorte”.
Bastava entrare in casa Segre per capire come Matilde sia stata il cuore pulsante della famiglia, colei che teneva tutto e tutti insieme. Torinese, severa e dolce al tempo stesso, è stata una madre e una nonna non solo dei tre figli e dei cinque nipoti ma degli amici dei figli e dei nipoti. Ricordo che dopo aver completato il libro intervista che abbiamo fatto insieme con Bruno (Che razza di ebreo sono io), chiesi a Matilde se lo avesse letto in bozza. Rispose che lo avrebbe fatto con calma perché le storie raccontate nel libro le aveva ascoltate già tante volte.
Come ha rammentato la figlia Vera, in occasione della commovente celebrazione laica al cimitero di Lambrate, era diventata una perfetta Jewish mother senza in realtà esserlo. Intenzione di Bruno è stata quella di seppellire Matilde, secondo una tradizione della famiglia Segre, nel cimitero di Monticelli d’Ongina, ma l’autorizzazione è stata negata dal rabbino della comunità di Parma, che ha giurisdizione sul cimitero di Monticelli, perché Matilde non era di origine ebraica. Un’amarissima sorpresa per Bruno che, dopo averla metabolizzata (e non è stato facile), è stata lo spunto di partenza della conversazione e delle riflessioni che seguono, a partire dalla presenza di uno spirito laico nella storia del nostro Paese. O meglio, della sua mancanza, come si constaterà proseguendo nella lettura.
Alberto Saibene