Giuseppina Virgili è presidente dell’associazione Copii, Comitato Piccoli Imprenditori Invisibili.

L’errore classico che fa l’imprenditore è pensare di proteggere moglie e figli tenendo nascoste le difficoltà. Ne ho conosciuti molti che la mattina escono di casa come se andassero in azienda e trascorrono la giornata su una panchina; per mantenere lo stesso tenore di vita, si indebitano, si fanno prestare i soldi, tentano il gioco di azzardo...
È normale che noi abbiamo degli atteggiamenti di protezione verso i nostri familiari, però è anche sbagliato perché così ci si isola e invece proprio la famiglia potrebbe supportarti.
Spesso ci diamo le colpe dell’insuccesso, quindi abbiamo paura del giudizio dei nostri cari, ma io dico: se chiudono mille aziende al giorno, sono davvero mille incapaci? Insomma o è un’epidemia che ci ha preso a tutti o è il sistema che non funziona. Comunque isolarsi è sempre sbagliato. Lo riscontro con tutti quelli che chiamano, la prima cosa che mi dicono è: "Ora non mi sento più solo!”.

A volte, come nel caso di Silvana, all’origine del fallimento c’è un ingrandimento dell’attività. Purtroppo i grandi si approfittano e usano i piccoli come banca, ci pagano anche a un anno, un anno e mezzo e così noi per lavorare dobbiamo fare i debiti, dobbiamo chiedere prestiti alle banche. Ma così non può funzionare perché ogni pezzo si deve incastrare e, se viene a mancare anche solo un piccolo tassello, crolla tutto il castello! Insomma, chi ci deve pagare lo fa dopo e invece le tasse le dobbiamo anticipare. E più lavori, più tasse devi anticipare, quindi più soldi devi andare a chiedere!
Poi si arrabbiano se uno se ne va in Polonia.... Non si devono arrabbiare con l’imprenditore che se ne va, ma con un sistema che non ci permette di fare impresa nel nostro paese.

Ora la nostra idea è di fare un consorzio tra noi piccoli, anche per creare lavoro. Se la signora fa le finestre e io ho un’impresa edile, perché non devo andare da lei e magari cercare di concordare prezzi e condizioni, così che ognuno di noi abbia un ritorno ad andare ad acquistare all’interno della nostra rete.
Oggi nell’associazione siamo in più di duemila e cresciamo tutti giorni: pensa che il sito ha giornalmente dalle novecento alle duemila visite. Molti sono diffidenti verso le associazioni di categoria. Sono stati abituati a quelle che ti prendono 400 euro di iscrizione e poi non fanno nulla, perché sono associazioni che ormai vivono principalmente per dare lavoro a se stesse. Infatti si comportano come una qualsiasi azienda: l’associato è un cliente.
Noi siamo diversi: la nostra quota associativa è di 25 euro all’anno che ci servono per le spese, perché comunque ci muoviamo, il telefono lo usiamo; noi non abbiamo sedi fantastiche, non abbiamo assolutamente niente. Quando entro nei palazzi delle associazioni di categoria... Beh, anche solo per rispetto di chi ti finanzia, a me non sembra bello fare sfarzo di quei soldi, ne dovresti fare tesoro!
Se andate a vedere sul nostro sito, nel blog c’è un signore di Venezia, un ex impresario edile, che ora vive come un clandestino nel nostro paese: lui non ha residenza, non esiste per lo Stato italiano, va a lavorare in nero sui cantieri e dice: "Se mi faccio male, se non mi pagano, io nulla posso dire perché non esisto come persona: non posso avere un’auto; non posso rinnovare la patente, perché altrimenti dovrei indicare una residenza e così ricomincerebbero a perseguitare la mia famiglia”.
Lui vive un po’ da un amico, un po’ da un altro, fa il vagabondo, e sai cosa racconta: "Il primo a mettermi un’ipoteca sulla casa è stata la Confartigianato”. Se tu non paghi la quota, ti arriva la lettera dell’avvocato, l’ingiunzione di pagamento: hanno una procedura come qualsiasi azienda, né più né meno!

Se siamo stati avvicinati dai politici? In Toscana siamo governati dal Pd sia in Regione che nei Comuni al 90%. I dati dicono che chiudono 1.600 aziende al giorno. Il 14 febbraio, davanti alla Regione Toscana, per 24 ore, ogni minuto, abbiamo messo una candela a terra a significare che ogni minuto muore un’azienda. Nessuno è sceso a chiedere: "Ma chi siete, che state facendo?”. Nessuno che abbia pensato: "Fatemi vedere chi sono questi quattro pazzi”. L’anno scorso abbiamo organizzato una fiaccolata a Firenze in memoria dei morti suicidi: non abbiamo visto né il sindaco né nessuno.
Solo un consigliere del Pdl si è mosso. Dopo una trasmissione in una tv locale ha ...[continua]

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