Paola Canarutto, medico e presidente dell'associazione Ebrei contro l'occupazione ha visitato i servizi per i beduini nei Territori e si è mossa per quattro settimane tra i vari settori in cui sono divisi i territori occupati, Gerusalemme est e lo Stato di Israele in senso proprio.
Queste sono alcune giornate del suo diario. Il testo completo è leggibile su www.unacitta.it.

Beit Jallah, 5 ottobre 2009
Arrivata sana e salva. La soldatessa ha indagato dove volevo andare e perché, le ho detto che andavo per lavoro fra Gerusalemme e Beit Jalla (volevo evitare che mi facesse un visto tale da proibirmi di andare o in Israele o nelle aree della PA), mi ha guardato con sospetto, ma poi mi ha messo il timbro per tre mesi. E anche questa è andata.
[...] (bravo e simpatico), che mi è venuto a prendere all’aeroporto, dice che il posto di blocco al Muro di Betlemme chiude a mezzanotte. E il turista che da Betlemme vuol tornare a Gerusalemme resta lì finché non riaprono. (Il che significa che gli abitanti di Betlemme restano chiusi dentro, automaticamente, e nessuno se ne preoccupa).
Un’altra cosa interessante che mi raccontano è che per lavorare per una Ong sanitaria (o non solo sanitaria? Temo valga l’ipotesi due, ma forse lo imparerò) i palestinesi devono avere la Security Clearance: tradotto in italiano, non essere di Hamas, forse neanche del Fronte Popolare, e non avere parenti in Hamas.
Un’infermiera con il marito che faceva parte di Hamas, uscito mezzo cieco per questo grave reato dalle carceri di Fatah, fu licenziata, ed ebbe la vita molto difficile per ottenere questa Security Clearance, necessaria per essere riassunta. Non è una storia nuova, di per sé: già sentita ripetutamente, in Italia.

A Gerusalemme e dintorni, pieno di bandiere israeliane. Si marca il territorio. Allo stesso scopo, pare agiscano i diversi gruppi di ebrei variamente ortodossi, ora intenti a festeggiare Sukkot.
Ieri pomeriggio e ieri sera, impossibile avvicinarsi in auto alla Città Vecchia di Gerusalemme. La polizia aveva chiuso le strade. A sera, ho appreso che c’erano stati scontri fra palestinesi musulmani e polizia israeliana alla moschea Al Aqsa, dove era stato ristretto l’accesso ai visitatori (ma guarda che caso strano: non una volta che riducano l’accesso al Muro del Pianto...).

6 ottobre 2009
Ieri con [...] e il caposala palestinese responsabile (denominato, mi pare, Project Officer; ma ieri ci ha fatto anche da autista), a vedere gli ambulatori per beduini vicino a Betlemme. Il progetto, nella pratica, è partito per l’appunto ieri.
Il primo ambulatorio è totalmente vuoto; mancano (fra l’altro) luce ed elettricità. Nel villaggio di Arab Ar-Rashayida, resti di case beduine demolite dall’esercito israeliano, perché erano "troppo vicine alla colonia”. La quale colonia più vicina è all’incirca a due km di distanza, sulla sinistra. Si chiama Ma’ale Amos, ed è abitata da ultraortodossi; è circondata da filo spinato. Il Project Officer commenta "E’ come il Sudafrica: si recinta la gente e la si ammazza”.
"In cambio”, Israele ha costruito, in un villaggio beduino più in là, "case” per i beduini a cui aveva distrutto la loro. Sono piccoli cubi di cemento con due aperture: una porta e una finestra. I beduini le usano come stalle.
Ad Ar-Rawain c’è la scuola elementare. Grande foto di Abbas vicina a quella di Arafat. La scuola non ha elettricità.
Intanto mi spiegano che le visite mediche si pagano, a meno a che non si sia assicurati. Sono esenti i bambini fino a tre anni, non le donne incinte. Dei beduini praticamente nessuno è assicurato, stante il prezzo. Dovrebbero avere un’esenzione per reddito, ma nella pratica il "ministero” della sanità non collabora, e chiede ad ogni incontro documenti diversi per ottenere detta esenzione, fino a che il richiedente (i beduini stanno fuori dalle città in cui vi sono gli uffici ministeriali, e dovrebbero raggiungerli a bordo di un asino...) rinuncia.
Troviamo la Mobile Clinic, una sorta di ambulanza. Sopra, una medico e due infermiere. Ciononostante, i richiedenti una visita stamattina sono stati solo 4. Più tardi, chiediamo al capo del consiglio di villaggio se apprezzano il servizio. Risponde che no, perché ci sono quelli, gratis, dell’Unrwa, dell’associazione Onu per i rifugiati (quindi questi beduini devono essere stati cacciati da Israele intorno al ’48). Ad una ulteriore indagine, risulta però che l’Unrwa fa solo le vaccinazioni. Quindi questa gente, ...[continua]

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