All’attenzione della redazione di "Repubblica"
All’attenzione di Massimo Novelli
Oggetto: Articolo "Chi uccise l’anarchico Berneri" (12.6.2007)
Gentili Signori, nel corso degli anni la figura di Camillo Berneri è stata oggetto degli studi di storici seri e preparati, tra i quali Pier Carlo Masini, Giampietro Berti, Claudio Venza, Pietro Adamo, Gianni Carrozza. Negli ultimi anni anche autori più giovani si sono cimentati con Berneri. Tra questi ultimi, io stesso, che ho dedicato a Berneri una biografia (Franco Angeli, 2004). Le carte della polizia politica fascista sulle quali si fonderebbero le novità proposte da Roberto Gremmo di "Storia Ribelle", e illustrate da Massimo Novelli, sono da tempo a disposizione degli studiosi, che le hanno già indagate più volte con attenzione. Come gli storici contemporaneisti sanno bene, le carte di polizia e, in particolare, le relazioni delle spie dell’Ovra sono documenti da trattare con cautela e da verificare e confrontare sempre con altre fonti pienamente attendibili. Ricordo bene che dalle carte della polizia politica consultabili all’Archivio centrale dello Stato emergono svariate ipotesi sull’assassinio di Berneri: ucciso dai comunisti perché anticomunista; ucciso dai fascisti perché antifascista; ucciso dagli antifascisti perché spia fascista (niente di meno!!) e, infine, anche l’ipotesi ora sbandierata da Gremmo e raccolta prontamente da Novelli.
Non dimentichiamo, per restare sul piano delle certezze, che l’assassinio di Berneri venne rivendicato da "Il Grido del Popolo" (Parigi), giornale del partito comunista italiano, il 29 maggio 1937, con un corsivo non firmato intitolato "Bisogna scegliere", nel quale si legge che Camillo Berneri "è stato giustiziato ... dalla Rivoluzione democratica, a cui nessun antifascista può negare il diritto di legittima difesa". Nello stesso articolo i comunisti arrivavano fino al punto di rimproverare aspramente i socialisti del "Nuovo Avanti", colpevoli di aver commemorato la morte di Berneri. L’impressione che io traggo da questa vicenda è che i quotidiani, anche i più autorevoli, si occupano spesso di storia contemporanea solo quando c’è possibilità di un facile scoop, ignorando magari, con una certa superficialità, la letteratura in materia. Ringraziando per l’attenzione, saluto cordialmente. Carlo De Maria


Le parole di Gaetano Salvemini
Non si ritorna senza un battito di cuore alla scuola che vi accolse adolescente, e fece di voi un uomo, e poi vi riprese insegnante, e poi doveste dividervene col pianto nell’anima, ed ora vi ritornate dopo lunga frana di eventi.
Qui, studente, ebbi compagno Cesare Battisti, che durante la prima guerra mondiale, nel 1916, doveva essere impiccato dagli austriaci. Qui, insegnante, ebbi alunni ed amici Nello Rosselli e Camillo Berneri: il primo con suo fratello Carlo doveva essere assassinato nel 1937 da sicari francesi per mandato italiano; il secondo doveva essere soppresso in Spagna da comunisti nel 1937. I ricordi si affollano alle porte del cuore. ...

(E’ l’inizio del discorso tenuto da Gaetano Salvemini, il 16 ottobre 1949, all’Università di Firenze nel riprendere l’insegnamento di Storia Moderna dopo 25 anni di esilio e pubblicato su Il ponte del febbraio 1950).

Le parole di Palmiro Togliatti
Non perdoniamo però, sempre a Gaetano Salvemini, di portare persino nelle aule universitarie alcuna tra le più infami calunnie della libellistica anticomunista. In una sua lezione prolusiva al corso di storia moderna all’Università di Firenze, pubblicata dal Ponte, non ha egli trovato il modo di ricordare, dopo Nello Rosselli, “assassinato da sicari francesi per mandato italiano”, Camillo Bernieri, “soppresso in Spagna da comunisti nel 1937”? O quest’uomo le beve veramente tutte le panzane, purché siano di marca americana e anticomunista, o è disonesto. Cammillo Bernieri era anarchico, e fra gli anarchici di Barcellona, nell’apriIe del ‘37, egli apparteneva alla tendenza che in certo modo si stava avvicinando ai socialisti unificati ai catalanisti e ai repubblicani, in quanto si era opposto anche vivacemente e suscitando contrasti alla condotta dei famosi incontrolados, che col pretesto di fare l’anarchia sfasciavano il fronte e facevano strada ai fascisti. Vi fu la nota rivolta barcellonese del maggio: una serie confusa di sanguinose battaglie di strada, da casa a casa, dai tetti, ecc. Il Bernieri cadde in uno di questi scontri: ecco tutto. Contro gli insorti anarchici si batterono, prima di tutto le forze armate e di polizia della repubblica, con fanteria, carri armati, ecc.; e, come partiti, si batterono contro gli insorti anarchici tanto i comunisti (termine improprio, però, perché in Catalogna non vi era un vero partito comunista, ma un partito socialista unificato di composizione molto eterogenea), quanto i repubblicani di tutte le tendenze. In questa situazione affermare, a proposito di uno dei caduti di quelle giornate, che egli fu “soppresso dai comunisti”, è una enormità morale. Così faceva la storia, prima di Gaetano Salvemini, il Padre Bresciani.

(E’ il commento alle parole di Salvemini, apparso su Rinascita del marzo 1950, a firma Roderigo, cioè Palmiro Togliatti).