Sicuramente si trova in grave difficoltà chi eredita il Ministero della Pubblica Istruzione, tale è l’accumulo negli anni di interventi mancati o di interventi sbagliati. E -veniva fatto di pensare tempo addietro- meno male che non si sia intervenuto, perché fino a un certo punto la scuola lasciata a sé, anche per tollerante lasciar-fare democristiano, non solo per impotenza culturale e politica, ha, appunto, evitato il peggio e ha potuto funzionare con una sorta di autogestione generalizzata e disordinata. Comunque, di interventi dannosi ne sono stati fatti. E d’altra parte c’è bisogno, come ho detto tante volte, di rifare il punto, di rimettere ordine, di ridefinire orizzonti e direzioni: la classe dirigente deve farsi l’esame di coscienza. Non che proprio ci voglia un Giovanni Gentile, ma una chiarezza e decisione politico-culturale equivalenti, sì.
Sarà anche per questo che ha destato stupore che questo ministero sia stato assegnato a una persona di cui non si conoscono precedenti interessi scolastici. Sarà stato per la tradizione democristiana. Non deve essere nemmeno facile azzeccare le prime dichiarazioni. Quelle del nuovo ministro non hanno riguardato aspetti impegnativi. Se si hanno idee chiare e forti, forse non è bene spararle il primo giorno. Però, zitti proprio non si può stare e allora si rischia di dire sciocchezze un po’ demagogiche. Tale è la dichiarazione del Ministro che avrebbe invitato le commissioni degli esami di Maturità a segnalare i migliori compiti d’Italiano perché li avrebbe pubblicati. E’ un’uscita che sembra continuare l’atteggiamento degli ultimi Ministri della P.I., ispirato, nell’assenza di responsabilità politica, civile e culturale, a smania di trovare consenso tra gli studenti. Ma, soprattutto, l’idea di valorizzare, di mettere sotto i riflettori i temi della Maturità, è indizio di scarsa conoscenza della fisiologia della scuola. I ragazzi, nei temi della Maturità, talora riescono anche a dire cose serie, con garbo e con consapevolezza, ma non è alla Maturità che gli studenti e la scuola danno il meglio di sé. Per vari motivi. I titoli dei temi corrispondono sempre più casualmente e comunque parzialmente a quello che si studia e come. Specialmente per alcune discipline (lettere italiane, storia, filosofia, ma, se pure in misura minore, anche scienze naturali, matematica ecc.) la realtà delle scuole medie superiori (per non dire della media inferiore) è ormai lontana dall’unitarietà gentiliana. E per alcuni versi è un bene; ma se ne dovrebbero tirare delle conseguenze, per esempio circa il valore legale del titolo di studio. Ma se ne potrà parlare un’altra volta. Torniamo ai temi della Maturità. E’ ovvio che gli studenti mirano a compiacere l’immaginaria commissione, sempre più quanto più i titoli sono generici o possibilisti o ideologici, cercando di non sbilanciarsi, di dire e non dire, di realizzare un prodotto mediamente accettabile. Soprattutto per quanto riguarda gli argomenti cosiddetti d’attualità, verso i quali ripiegano i ragazzi meno preparati o anche i migliori quando quelli di letteratura italiana o di storia sono fuori portata (per il motivo detto sopra), mentre sono proprio questi i terreni su cui ha senso ed è giustizia valutare i ragazzi al termine della loro carriera scolastica, o analoghi a questi. I temi di attualità sono uno strazio, come anche quelli di argomento tecnico-scientifico per quanto riguarda il mio liceo. E lo sono sempre di più, quanto più cresce -è un paradosso solo apparente- il bombardamento dell’informazione, dato che più informazione significa automaticamente meno sapere, meno autonomia, meno elaborazione... Sono, questi temi, un invito ufficiale, dello Stato, alla disonestà intellettuale e all’ipocrisia. Non misurano nulla, se non la capacità di scrivere correttamente nel senso più retorico-formale. Qualche anno fa un mio alunno, ammesso per miracolo all’esame, scelse, com’era prevedibile, il tema d’attualità, che, per l’ennesima volta, chiamava lo studente a dire la sua su non ricordo quale aspetto dell’inquinamento planetario -un altro argomento che va forte è la macelleria umana in qualche parte del mondo con relativa rivendicazione della pace e dell’amore. Quel mio alunno, che di ciò non sapeva nulla e soprattutto non gl’importava nulla e mai se n’era preoccupato, tutt’al più l’eco di qualche discorso televisivo ascoltato a cena e un genericissimo allarmismo (l’allarmismo -sdegnato, preoccupato, profetico, minaccioso, ...[continua]

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