Cari amici,
una coppia di sessantenni sta esaminando attentamente la propria situazione finanziaria. Il marito, in attesa di un’operazione, dovrà passare un anno intero con il catetere. È un tempo lungo, in cui la sensazione di mortalità ti si radica nelle ossa. I due sanno che se pagheranno per il trattamento, tutta la spiacevole situazione dell’uomo sarà risolta in un paio di settimane. Ma la decisione è in bilico perché devono valutarne l’impatto sui loro risparmi. L’opzione c’è, perché possono anche permettersi di pagare per il trattamento, ma poi si ritroverebbero vulnerabili a spese improvvise e più esposti all’incremento del costo della vita. Se da un lato per chi ha qualcosa da parte le cose sono difficili, d’altro canto è vero che almeno loro possono permettersi di valutare un’opzione alternativa; non è così per tanti altri, indigenti, per cui l’unica scelta sarebbe aspettare l’operazione e sperare per il meglio. I numeri di chi è costretto a cercare fuori dal Servizio sanitario nazionale l’aiuto di cui ha bisogno sono in costante aumento. La nostra sanità è un’istituzione in rovina, e ciò che spezza il cuore è che assistere al suo declino è come guardare un proprio caro lasciato morire di fame.
Questa terribile situazione, in cui le risorse messe a disposizione sono inadeguate, in cui oltre un decennio di investimenti insufficienti ha minato alla base l’Nhs, è ciò che ha portato allo sciopero indetto dal corpo infermieristico. Non è solo una questione salariale, ma anche una lotta per la sopravvivenza di un’istituzione amata, e riguarda tutti coloro che vi lavorano: i dottori di medicina generale esausti e in burn-out, costretti a visitare un numero record di pazienti ogni giorno, gli infermieri allo stremo e i medici più giovani già in ginocchio. È doloroso vedere queste persone che stentano a fare carriera, che vanno in pezzi, mentre si abusa della loro compassione.
È evidente ormai che il governo conservatore ha desiderato ardentemente l’introduzione di un servizio sanitario privatizzato sin da quando, nel 1948, è nata quella meravigliosa realtà che era l’Nhs, il cui motto era “cure per chi ha bisogno, disponibili a tutti”. Come ha scritto Gordon Brown, ex primo ministro laburista, in un articolo d’opinione uscito sul “Guardian”: “I malati dovranno pagare per essersi ammalati e i costi spingeranno i più facoltosi, come già accaduto per la medicina generale e la degenza ospedaliera in Francia, a dotarsi di assicurazioni private, creando, inevitabilmente, un sistema sanitario a due livelli”.
Per il personale infermieristico e i paramedici in sciopero, la lotta riguarda ben più che i salari: il problema è conservare la capacità di curare i pazienti in sicurezza e salvare così il Servizio sanitario nazionale. Dovunque si guardi, in questa che è diventata ormai l’isola degli scioperi, tutti coloro che scioperano lo fanno, sì, per paghe migliori, ma anche per salvare i servizi pubblici. Gli scioperanti della Royal Mail stanno lottando per i propri salari, ma anche per mantenere la possibilità di continuare a dialogare con una popolazione sempre più anziana. Gli insegnanti hanno votato per lo sciopero per combattere i tagli agli stipendi, ma anche perché l’attuale situazione non fa il bene dei bambini. Gli avvocati scioperano  anche perché il nostro sistema legale corre il rischio di andare in bancarotta; i ferrovieri scioperano per l’adeguamento dei propri stipendi, ma anche per poter continuare ad avere sui treni personale di sicurezza con cui proteggere i passeggeri. Anche i pompieri scioperano per se stessi, ma anche per tutti noi. Ci sono così tanti scioperi perché è necessario combattere contro lo svuotamento dei nostri servizi pubblici.
Il problema, però, è che questo governo sta giocando sporco. Non conduce negoziati seri e si frappone come un ostacolo al raggiungimento di una soluzione -perché, in realtà, non vuole che una soluzione sia raggiunta. Consideriamo il caso di Savid Javid, ex ministro delle finanze e della sanità, che sta provando a inquinare i pozzi suggerendo che si cominci a pagare alcuni servizi di salute. Chiaramente vive in un altro pianeta se crede davvero che una spesa di 66 sterline per accedere al Pronto soccorso sia alla portata di tutti coloro che ne avrebbero bisogno. Ma forse questo governo ha sottovalutato l’impatto che avrebbe su tutti noi la perdita del Servizio sanitario nazionale. Ognuno ha un’esperienza personale del rapporto avuto con l’Nhs. Sapp ...[continua]

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