Cari amici,
adoro i mesi freddi. Adoro la brina, il terreno duro, che scrocchia sotto i piedi, il modo in cui un paesaggio insipido si tramuta in un regno di ghiaccio. Ma quest’anno prego per me stessa e per gli altri perché giunga un manto di nuvole a mitigare il freddo e perché arrivino le solite, monotone piogge che si accompagnano a temperature più alte. Seduta in casa mia, ho una borsa dell’acqua calda e una coperta sulle gambe. Da me c’è una temperatura quasi tropicale, 15 gradi. Nel mio caso, il problema è che si è rotta la caldaia e rimarrò senza riscaldamento fino a che un tecnico, già sovraccarico di lavoro, si farà vivo per aggiustarmela. Un disagio che durerà un giorno o due per me, ma per molti altri miei compaesani questa condizione rischia di essere la norma per l’intero inverno. Ora che le bollette dell’energia sono in aumento vertiginoso, e che l’inflazione ci flagella, molti infatti devono decidere se mangiare o riscaldarsi.

Siamo dinanzi a una vera “crisi del costo della vita”. Il governo avrebbe anche il potere di mitigare la sofferenza umana che questa provoca, ma ha scelto di non farlo. Più grave: nel rivelare il peggio della sua dissolutezza e del suo elitarismo nel cosiddetto “Partygate”, ha aggravato la sua tradizionale inclinazione a permettere e ignorare queste miserie. Pensiamo agli “Anni ruggenti”, gli anni Venti del secolo scorso, come a un’epoca di grande ricchezza e abbondanza, ma in realtà a fianco di queste c’era una realtà fatta di “marce della fame”, mense dei poveri e miseria.
Il freddo e la fame di oggi non sono insomma una novità.
Negli anni Venti e Trenta si svolsero nel Regno Unito molte marce della fame, la più famosa delle quali fu quella di Jarrow, nel 1936. Il consiglio di Jarrow, quartiere della contea metropolitana di Tyne and Wear, nell’Inghilterra del nord-est, organizzò una marcia con duecento uomini, che si incamminarono verso il Parlamento con una petizione per costruire una fabbrica in città, così che gli uomini potessero lavorare e sfamare le proprie famiglie. Gli uomini marciarono per 460 chilometri solo per scoprire che alla Camera non si sarebbe svolto alcun dibattito. Credettero di aver fallito, ma il fallimento era in realtà quello di chi, avendo il potere, avrebbe potuto fare la differenza e non lo fece. Nessun politico può più affermare: “I poveri sono sempre nei nostri pensieri”.
Nel mio triste paese allo sbando i poveri vanno moltiplicandosi. I nostri problemi recenti non sono dovuti solo all’impoverimento voluto della Brexit, o alla pandemia: rappresentano il fallimento del capitalismo, che, come aveva rilevato lo stimato storico Alan John Percivale Taylor (1906-1990), era già stato dimostrato dalla marcia di Jarrow decadi fa.
Per tornare al nostro secolo, Jack Monroe, attivista e giornalista esperta di cibo, celebre per aver stilato un ricettario a partire dall’esperienza popolare della povertà alimentare, ha scritto sul “Guardian” di essere stata contattata da un anziano che le ha raccontato di aver mangiato per cena un cucchiaino di dentifricio, per far credere al suo stomaco di aver “masticato, ingerito, assaggiato, digerito qualcosa”.
Monroe ha poi aggiunto di aver riferito la faccenda al Ministro degli Affari economici Kwasi Kwarteng, che si è detto “sconvolto”. Sarà anche stato sconvolto, ma è il suo il governo che ha eliminato il sostegno di 20 sterline dal sistema di assistenza pubblica, lo Universal Credit; lo stesso governo che ha votato contro una misura che avrebbe permesso di continuare a erogare pasti gratuiti ai bambini anche durante le vacanze; ed è grazie ai suoi conservatori che ormai nascono più mense dei poveri che ristoranti McDonalds. A riprova che questo governo sa solo proferire parole vuote.
Jack Monroe sta ora lavorando a un indicatore alternativo per misurare l’inflazione, perché, a suo dire, non sono solo i prezzi ad aumentare, ma anche le file davanti ai supermercati, dove i prodotti di base a minor prezzo stanno sparendo dagli scaffali, così che la gente è costretta a comprare le versioni più costose. Il vecchio paniere finora in uso contempla anomalie come il cosciotto d’agnello. Personalmente, non ricordo l’ultima volta che mi sono potuta permettere un cosciotto d’agnello, ma, d’altra parte, nel novero del paniere c’è anche la bottiglia di champagne, e questo dice proprio tutto.
Mentre vi scrivo, vedo che è stato diramato un nuovo report che definisce il sistema di welfare inglese “inadatto ...[continua]

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