L’epidemia da coronavirus è solo il più immediato e, letteralmente, mortale, dei pericoli che minacciano l’esistenza fisica e sociale degli italiani e degli esseri umani in generale.
L’andamento dell’economia e le enormi differenze di mezzi per classe sociale hanno effetti più generali, non solo sulle condizioni di vita, sulle possibilità di migliorarle, ma anche sulla probabilità di ammalarsi e di morire. Non conta solo la probabilità del contagio, conta la possibilità di curarsi, conta l’esistenza, l’efficienza del Sistema sanitario nazionale.

I rischi che derivano dai tagli al Ssn
Il Sistema Sanitario  è stato forse il maggior successo delle politiche sociali in Italia, anche se è rimasto tutt’altro che perfetto. Lo paghiamo indirettamente pagando le tasse, se siamo contribuenti onesti, come accade automaticamente ai lavoratori dipendenti regolari e ai pensionati. Ma è molto meglio affrontare una spesa prevedibile e distribuita nel tempo che pagare personalmente e direttamente degenze e interventi imprevedibili e costosi o morire per la impossibilità di farvi fronte. Le assicurazioni pubbliche funzionano tutte così: anticipano e distribuiscono la spesa tra gli assicurati. Le critiche legittime al Ssn non possono che riguardare l’efficienza organizzativa, l’onestà della gestione, e la competenza.
La sostenibilità economica del Ssn dipende però, anno per anno, dal finanziamento pubblico, che deriva dalle nostre tasse e dalla spesa in deficit quando i soldi delle tasse non bastano. Vengono denunciati sprechi.  Qualche volta, leggiamo, anche furti. La campagna per la riduzione della spesa pubblica non è stata solo neoliberale, volta a diminuire la spesa pubblica in generale. È nata anche, legittimamente, condivisibilmente, contro gli sprechi e i furti, contro i quali, tuttavia, non si è vista un’azione altrettanto incisiva.
Lo ricordiamo tutti. Ricordiamo meno, anzi forse non ci siamo accorti, che la prima campagna ha avuto invece successo, che la spesa sanitaria pubblica, tra il 2010 e il 2017 è diminuita, leggermente a prezzi correnti, ma marcatamente a prezzi costanti e in rapporto al Pil (osservatoriocpi.unicatt.it/cpi-Evoluzione%20spesa%20sanitaria.pdf). Le conseguenze sulle prestazioni si fanno già sentire e diventeranno anche più evidenti in futuro se la tendenza continua. La riduzione della spesa e delle prestazioni sanitarie può avere conseguenze tragiche, contro cui molti italiani si sono mobilitati. Contro la riduzione della spesa sanitaria pubblica è stato particolarmente attivo Sbilanciamoci (https://sbilanciamoci.info/la-spesa-per-la-salute-nellitalia-di-sbilanciamoci/ )

Un allarme autorevole inascoltato
Non si può dire che nessuno si fosse accorto del pericolo rappresentato dalla inadeguatezza  delle politiche sociali in Italia, dell’utilizzo “irresponsabile” della spesa in deficit, e delle conseguenze di tutti i processi di finanziarizzazione e aziendalizzazione degli istituti pubblici.
Nel 2005 Luciano Gallino, che non era certo uno sconosciuto né un estremista, pubblicò, da Einaudi, L’impresa irresponsabile, un quadro delle conseguenze disastrose del rifiuto delle imprese di accettare la propria responsabilità sociale, di tener conto delle conseguenze sociali delle proprie decisioni finanziarie. Sette anni dopo, da Laterza, pubblicò La lotta di classe dopo la lotta di classe, in cui documentava e criticava la redistribuzione della ricchezza dal basso verso l’alto, dai poveri ai ricchi, per effetto delle leggi e delle misure amministrative sostenute dai ricchi e dalle forze politiche che ne difendono gli interessi. Otto anni dopo, nel 2013, sempre da Einaudi, pubblicò Il colpo di stato di banche e governi, in cui illustrava e criticava le conseguenze sociali e politiche del sostegno dei governi alla cosiddetta liberalizzazione. In effetti, a rileggere i tre libri oggi, quando gli effetti sull’occupazione e sulle condizioni dei lavoratori occupati e disoccupati delle decisioni finanziarie delle banche e dei governi di allora sono evidenti, mi chiedo perché le analisi e le proposte di uno dei maggiori e affermati sociologi italiani abbiano avuto un’eco politica modesta.  
Gallino, in genere molto pacato nel linguaggio, fu molto netto nella scelta dei termini, come si vede anche dai titoli citati - impresa irresponsabile, colpo di stato di banche e governi. Si preoccupò anche di ricordare che i prestiti a famiglie e imprese vengono fatti creando moneta dal nulla: “… le ba ...[continua]

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