Fin dai primissimi anni, gli Stati Uniti erano stati -e ne avevano tratto profitto- una nazione di forti differenze all’interno della popolazione, ma il fiume sempre turbinoso della nostra storia ci ha nondimeno reso la società capitalista industriale di maggior successo. Negli anni Sessanta, tuttavia, un numero significativo di noi, soprattutto ma non esclusivamente "sotto i trent’anni”, arriva a considerare quella conquista come gravemente sbagliata, e avvelenato il fiume che ci portava ad essa.
Per noi era chiaro che il fardello della colpa per la società ingiusta e la sporca guerra era di coloro che detenevano il potere, che avevano subdolamente architettato e continuato quella guerra: "i migliori e più brillanti”.
Cultura pop e discorsi ufficiali rispecchiarono velocemente la realtà. La "parolaccia” e le sue molte sorelline furono inserite nella nostra storia ufficiale quando il defunto e non abbastanza illacrimato presidente Nixon pronunciò quella e la maggior parte delle altre sui nastri del Watergate che lo distrussero -come quando, nel mezzo della crisi valutaria dei primi anni Settanta, una conversazione tra Nixon e il suo braccio destro H.R. Haldeman si svolse in questo modo: "Signor Presidente, la stampa chiede un commento sulla lira”. "Non me ne frega un cazzo della lira” disse il nostro puritano presidente.
Durante tutto quel decennio infuriarono i colpi di fucile e il fetore dei gas, sia in patria che all’estero, e si alzò fumo dai ghetti qui come si alzava (molto di più, naturalmente) dai villaggi in Vietnam.
L’apice fu raggiunto nel 1968, qui e là: l’assassinio di Martin Luther King e di Bobby Kennedy, il ritiro di LBJ dalla corsa elettorale e la sommossa della convention di Chicago, qui; il colpo schiacciante dell’offensiva del Tet in Vietnam, gli "avvenimenti” in Francia, Italia e Germania e la rivolta ceca, che uno dopo l’altro si univano ai precedenti in una parata sconcertante e paurosa, là. A Chicago portavamo dei grandi cartelli che proclamavano: "Praga Ovest”.

La crepa nello specchio: ribellione dentro e fuori il campus
Quando alcune centinaia e alla fine alcune centinaia di migliaia di studenti universitari (e non pochi professori) cominciarono a protestare e manifestare durante gli anni Sessanta, non attaccavano solo quelli che vedevano come i mali e i peccati della società in generale; in breve tempo il bersaglio diventò anche l’università stessa: gli obiettivi e i mezzi dell’istruzione superiore.
Come la maggior parte dei lettori saprà, molte delle battaglie di cui si parlerà ora furono perse, in tempi brevi o lunghi; ma alcune notevoli furono vinte e hanno avuto effetti benefici duraturi e significativi dentro e fuori dai campus: miglioramenti che coloro che diventavano isterici per quello che criticano come "correttezza politica” si danno un gran da fare per eradicare.

Dal 1965 in poi, la Cornell fu uno dei centri più importanti per la lotta contro la leva obbligatoria e la guerra in Indocina e, ostinatamente, contro l’apartheid in Sud Africa. E, tra le altre questioni di questo genere, alla fine del decennio ci fu lo straordinario episodio degli studenti neri che occuparono l’Unione degli Studenti, e furono attaccati da studenti bianchi con armi da fuoco, e si procurarono armi essi stessi. In breve, la Cornell fu considerevolmente più coinvolta, e molto più a lungo, di qualsiasi altra uni
versità in quegli anni.
Gli avvenimenti che saranno ora descritti si verificarono e furono attuati soprattutto, anche se (come si vedrà) non interamente, alla Cornell dai suoi studenti e (molto meno) dalla facoltà. 

Istantanea centrata su due delle figure più influenti all’università negli anni Sessanta.
Dan e Bruce
Dan Berrigan è un sacerdote gesuita (ora settantacinquenne) e un fine poeta e un amante della vita in tutte le sue dimensioni -e un tipo molto divertente. Bruce Dancis (ora sulla cinquantina) viene da una famiglia ebrea socialista di New York, si è diplomato alla Bronx High School of Science, ha ricevuto una borsa di studio della New York Regents per la Cornell, dove praticava la corsa campestre -ed era anche lui un tipo molto divertente. (È quasi inevitabilmente connesso con questa storia il fatto che nel 1965, primo e ultimo anno accademico di Bruce alla Cornell, frequentò economia preliminare con me.) Verso la fine dei Sessanta, sia Dan che Bruce furono condotti in prigione. Seguono ora alcune delle imprese per le quali si guadagnarono quello sgrad ...[continua]

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