quando non ero ancora adulta, c’era un bellissimo programma della Bbc chiamato Jackanory. Veniva trasmesso in quelle ore magiche dopo la scuola, e la sua formula era tanto semplice quanto efficace, perché alimentata dalla nostra brama congenita e molecolare di nuove storie. Qualcuno raccontava una storia. Poteva esserci un teatrino d’ombre o un’animazione, ma ciò che faceva la differenza era il modo in cui erano organizzate le parole per creare un racconto credibile. Chiunque governasse la storia aveva la gente in pugno. All’inizio del programma, il lettore diceva: "Ciao, bambini. Siete seduti comodamente? Allora cominciamo”. E voi, cari amici, siete seduti in un posto comodo?
Nel mio libro di racconti della Union Jack c’è una storia su un regno di castelli e di pioggia. In quel paese, i poveri lavoravano sodo per meno di quanto necessitavano per tirare avanti, finché un buon principe ideò un sistema grazie al quale i poveri ricevevano dei crediti d’imposta, riuscendo così a vestire e a sfamare i propri figli. Dopotutto, quella brava gente lavorava per altri o in proprio; non si trattava di fannulloni o sfaccendati come quei poveracci le cui misere vite brulicanti di figli e gravanti sulle spalle dello Stato finivano nelle storie di Channel Four. I crediti d’imposta erano poi di grande aiuto alle madri sole, che oltre a lavorare dovevano crescere i figli; diciamocelo: le più coraggiose di tutti. Quand’ecco che il Buon Principe fu scacciato da un ricco re delle Cotswolds -un luogo di pietre color crema e prosperità- con un colpo di stato. Presero a circolare nuove storie, e la gente vi credette. Erano ben congegnate, e presto i poveri furono invitati a sentirsi in colpa. Dovevano lavorare più assiduamente, gli fu detto dai ricchi, i quali -come noi tutti sappiamo- lavorano davvero tanto. Poveri ricchi, con le loro spese! Loro sì che si spezzano la schiena per dodici ore al giorno. I poveri, dissero, avrebbero dovuto prendere esempio dai lavoratori cinesi e americani, e chissà cosa intendevano. Ma i poveri non sapevano da dove veniva la leggenda secondo cui non lavorano abbastanza? Nonostante i loro sforzi, continuavano a essere i soli a rimanere pericolosamente sul lastrico, come se non guadagnare quel tanto da poter pagare le bollette né andare mai in vacanza fosse una scelta. La lingua usata dal Re e i suoi amici per parlare dei lavoratori poveri cominciò a cambiare in modo sottile (venne introdotta la terribile parola "benefici”), cosicché fosse più facile privarli dei crediti d’imposta. Inoltre, il Re credeva nel Natale: il periodo dell’anno che preferiva. Pensate a tutti i regali impilati sotto il suo albero da milionario. Il Re decise che i lavoratori poveri avrebbero dovuto ricevere una lettera che spiegasse loro quanto dovevano aspettarsi di perdere appena prima di Natale. Proprio un pensiero carino.
Questa non era l’unica cosa ad andare storta, sotto il nuovo Re: la crisi avvolgeva ogni cosa, e l’aria era carica di protesta. Le famiglie di rifugiati facevano la ressa ai cancelli del regno, ma non c’era modo di entrare, e le persone normali si vergognavano del modo in cui il loro Re se ne lavava le mani, eppure nessuno le ascoltava. Quindi un uomo anziano, di ritorno dal suo esilio nelle terre dell’Opposizione, cominciò a raccontare una storia diversa: diceva che la gente non doveva accettare le storie del Re. Fu però incolpato di essere un demonio, un pazzo. Il seguito alla prossima puntata.
Titoli di coda.
Sembra che esistano misure a favore delle famiglie che si trovano a fronteggiare i tagli alle entrate provenienti dai crediti d’imposta -entrate che, in media, ammontano a 1.300 sterline annue-, e che il governo potrebbe essere in grado di trovare 4,4 miliardi di sterline in modi alternativi.
La Resolution Foundation, un gruppo indipendente di esperti, propone degli interventi sui livelli di tassazione e sulle pensioni. Ironicamente, è stata proprio la non eletta Camera dei Lord a richiedere la sospensione di simili misure. C’è una paura concreta riguardo al modo in cui la gente sopravviverà ai tagli. I tanto decantati aumenti dei minimi salariali sarebbero un’idea meravigliosa, ma finirebbero per fare un buco nell’acqua, specie se hai un lavoro precario, un contratto a zero ore oppure sei in proprio. Infatti i tagli ci colpirebbero tutti, mentre altre misure di austerità distruggono il settore pubblico. Ci riducono all’osso. E noi dobbiamo domandarci il perché. ...[continua]
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