Giaele Placuzzi, 31 anni, ingegnere biomedico attualmente disoccupato, vive a Montaletto di Cervia.

è un bruttissimo periodo per trovarsi a 30 anni senza lavoro. Anche con una laurea in ingegneria. Non mi sento già espulso dal mercato del lavoro, ma a rischio espulsione sì. Farei anche l’operaio, ma non specializzato perché sono privo di preparazione pratica. Manovale, ma non elevato. Oggi cercano ragazzi che abbiano fatto gli istituti professionali, ancora diciottenni. Paradossalmente uno con la mia qualifica sarebbe costretto a partire da operaio generico. Il mercato vuole figure specializzate già formate. Sto cercando altri corsi d’informatica ma non ho trovato niente. Autocad in campo meccanico è già superato e cercano specializzati in programmi di risoluzione in "3D”. Il mercato cerca profili bassi ma specializzati o laureati giovani. Non c’è la via di mezzo.
Poi, non conoscendo le lingue, non potrei nemmeno andare all’estero.

Dall’Università mi aspettavo una preparazione tecnica maggiore. Dal punto di vista letterario e teorico tanta roba, poco e niente dal punto di vista pratico, a parte un tirocinio di tre mesi all’ospedale "Bufalini” di Cesena dove mi sono trovato bene e ho imparato qualcosa. L’università è troppo legata alla cultura, allo schema fisso e a presentazioni in power point, ma il lavoro non si impara così. Non avrei mai immaginato di passare anni a cercare lavoro. Uno sì, ma cinque assolutamente no. Ho inviato il curriculum anche ad aziende di Bologna e di Modena dove c’è un solido distretto biomedico. Da noi, invece, c’è solo il metalmeccanico. Lì in diverse mi hanno chiesto l’abilitazione all’uso del programma informatico autocad, cosa che all’università non avevo ottenuto. Tutte chiedevano la formazione di un perito industriale o elettronico, non quella di un ingegnere biomedico. Insomma, un grado inferiore di studi, ma più preparazione tecnica. Ci avevano illuso sul fatto degli sbocchi. Invece nessuno ha trovato poi lavoro in aziende biomediche. Ora provo dispiacere, se avessi fatto l’Itis sarei già al lavoro, più anni di contributi e più soldi in banca. Tornando indietro farei proprio le industriali. Adesso la vedo così. A 19 anni bisogna entrare nel mondo del lavoro. Magari provare a fare tutte e due le cose -studio e lavoro- anche se in ingegneria è quasi impossibile.

Ma già il lavoro che avevo, e che ora ho perso, non aveva a che fare con il mio corso di studi. Mi ero iscritto a un corso dai Salesiani scoperto quasi per caso e così l’Imec Group mi aveva assunto per fare gli sviluppi di lamiere per il taglio laser. Ci sono rimasto fino al 2008. Avevano fatto investimenti per 600.000 euro. C’era la speranza che la Pazzi, una ditta con 160 dipendenti, con grossi committenti quali la New Holland, avrebbe girato lavori importanti, ma la crisi del metalmeccanico ha colpito le ditte che producevano macchine movimento terra. Così revoca dei contratti, cassa integrazione e, infine, il fallimento. Per fortuna in azienda eravamo più di 15, altrimenti avrei avuto solo tre stipendi e Tfr. Di quelli che erano con me uno è andato a lavorare col padre, uno fa il meccanico, uno il gommista e uno il tatuatore. Un collega di Sarsina, incontrato al sindacato, ha ricevuto un’offerta da mille euro mensili, prima con la sua qualifica da saldatore arrivava a 1.400 euro.
Ora sono in mobilità, percepisco circa 700 euro mensili, ma finiranno in aprile.
La mia giornata? Beh non mi alzo prestissimo visto che non lavoro, non saprei altrimenti come passare il tempo. La mattina vado al bar del paese e leggo i giornali: Carlino, Stampa, e Gazzetta. Spesso navigo su internet, almeno per una mezz’ora. Cerco i siti sugli annunci di lavoro per Forlì, Cesena, Ravenna. Tuttavia di ingegneri ne cercano pochi, come ho detto cercano soprattutto operai specializzati, montatori con esperienza.
Se il tempo è bello vado a pesca, sono appassionato di quella alla carpa. Poi vado a fare visita a mia nonna e a mia zia e spesso a cena mangio da loro. La sera mi ritrovo con gli amici al bar. Lì si gioca alla Play Station e parlo con i ragazzi.
Molti hanno la fidanzata e parecchie sere non si fanno vedere. Prima avevamo la Play Station 2, poi gran colpo di vita con il modello "3” che non si può taroccare. L’abbiamo pagata facendo la colletta. è collegata al mega schermo dove di solito fanno vedere le partite. Alle volte capita anche di parlare di lavoro. Un mio amico ha appena perso il posto in un’aziend ...[continua]

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