La storia degli Stati uniti d’America è un "cataclisma di diversità” rispetto a quella europea. Gli Usa sono il paese che non ha conosciuto monarchie assolute e tirannie imperiali e ove lo stato, per secoli -dalla fondazione, con il mito della frontiera, e fino al New Deal-, è stato più una condizione normativa e "lessicale” che un dato di fatto, mentre l’Europa porta dietro di sé il fardello, e contemporaneamente il pregio culturale, di antiche istituzioni, di tradizioni ancorate e fissate negli usi e nei costumi dei cittadini, anche se con differenze sostanziali ( ad es. fra Italia e Paesi Bassi o fra Francia e Gran Bretagna). Gli Stati uniti, nati anglosassoni, si ribellarono alla loro "protettrice” Inghilterra intrisi dalla cultura più ribelle dell’Illuminismo e rifiutarono, culturalmente, di essere sudditi e, praticamente, di pagare le imposte. Sono perciò l’unica nazione al mondo nata per una rivoluzione fiscale, quindi una nazione per essenza antistatalista.

Questo profondo ethos culturale ha influito anche sullo sviluppo del pensiero anarchico e infatti l’anarchismo americano si differenzia da quello europeo (in generale, e non senza profonde differenze fra un pensatore e l’altro, ancorato a valori socialisti e spesso marxisteggiante) proprio per le sue radici radical-liberali. Per questo, mentre in Europa gli anarchici cercavano di abbattere le monarchie con la "propaganda del fatto”, con attentati e tirannicidi (non dimentichiamo che il contesto storico europeo, incentrato sulle monarchie, era spesso repressivo già al primo sciopero dei lavoratori), negli Usa si creavano comunità volontarie e libere. Fra queste ricordiamo New Harmony, "comunità sperimentale” nata per iniziativa di Robert Owen, dai cui errori l’anarchico americano Josiah Warren, che a essa partecipò, ricavò la sua filosofia della sovranità dell’individuo. Warren è considerato tra i primi anarchici individualisti della storia americana, così come Lysander Spooner, avvocato abolizionista, difensore dell’individuo e dei suoi diritti inviolabili: «Se gli uomini in quanto tali hanno dei diritti inviolabili, allora l’anarchia è l’unico assetto politico desiderabile, dato che risulta il solo capace di non violarli». Spooner affonda le sue radici morali e politiche proprio nello spirito politico della tradizione dei "Padri fondatori” e si rifà a ThomasJefferson, che considerava il governo un male e che dichiarò: «Il governo migliore è il governo che governa meno». A detta tradizione era legato anche l’anarchico più conosciuto della storia americana, studiato anche nelle scuole: Henry David Thoreau, che partendo proprio da Jefferson scrisse: «Il governo migliore è il governo che non governa affatto». In effetti, negli scritti dei più famosi autori anarchici americani è facile cogliere delle chiare assonanze con il pensiero di Jefferson, tant’è che Rudolph Rocker (anarchico tedesco trapiantato negli Usa) ebbe a riconoscere che: «La dittatura delle democrazie nasce in tutte le ideologie, tranne che nel liberalismo». Partendo da tutto questo, Spooner contrapponeva allo Stato un libero, volontario e spontaneo associazionismo tra gli uomini, convinto della capacità umana di essere orientati verso l’onestà, la giustizia e la non-violenza, mentre la non-violenza e le sue "braccia” furono le "armi” di lotta contro il potere dello Stato, cioè la cosiddetta Disobbedienza Civile, titolo proprio della più famosa opera di Thoreau.

La sostanziale differenza tra anarchismo americano e anarchismo europeo trova conferma anche nella storia del confronto tra queste due tendenze. Tra gli attori principali di questo confronto troviamo Benjamin Tucker, editore di "Liberty, il periodico voce dell’anarchismo individualista americano. Tucker, considerato da molti studiosi come il ponte tra gli anarchici europei e quelli americani (fu influenzato dalle opere di Pierre-Joseph Proudhon, guardava con simpatia a Michail Bakunin ed era un accanito lettore di Max Stirner), fu colui che dette vita a una profonda polemica con la tradizione "classica” dell’anarchismo europeo che, essendo spesso insurrezionalista, proprio per questo spaventava i protagonisti dell’anarchismo americano. Uno dei maggiori conflitti fra le due "tendenze” si verificò perciò proprio sulla questione della violenza come strategia politica. Tucker, nel 1886, pubblicò sul "Liberty” un articolo, intitolato La bestia del comunismo, nel quale denunciava come "bande di criminali” un gran numero di anarchici comunisti, accusandoli di aver incendiato le proprie proprietà -incendi in cui morirono una donna e un bambino- allo scopo di incassare le assicurazioni e nonostante che, in quelle proprietà, vi fossero abitazioni con centinaia di occupanti. Un’altra polemica scoppiò con la rivista "Freiheit”, che divenne bersaglio di "Liberty” perché pubblicava articoli ove si davano istruzioni su come confezionare esplosivi e nitroglicerina. Famose anche le polemiche contro i metodi violenti usati dall’anarchico tedesco Johann Most, a lungo direttore del "Freiheit”, considerato comunista rivoluzionario e non anarchico. Sempre con Tucker iniziò anche un grosso dibattito sulla proprietà. Traduttore americano delle opere di Proudhon (che definì la proprietà come necessaria perché una sua completa abolizione avrebbe comportato la perdita della libertà di ogni individuo), Tucker teorizzò un anarchismo dalle radici "liberoscambiste” e appunto legato alla tradizione liberale americana poiché, secondo lui, l’ingiustizia del sistema capitalistico non consisteva nell’esistenza della proprietà privata, mentre andava cercata, ed eliminata, nei monopoli e nella loro concentrazione, nei brevetti, nei dazi e soprattutto nell’agire dello Stato, il quale crea, concentra e legalizza la ricchezza illegittima.

Tucker si batté quindi contro lo stato socialista -considerato più dispotico dell’esistente, quindi una cura peggiore del male- da un punto di vista radicalmente diverso da quello anarco-comunista "classico” e non a caso scriveva che, nello stato socialista, «Tutte le faccende umane sarebbero dirette dallo stato senza riguardo per le scelte individuali». Interessante, sempre sulle pagine di "Liberty”, la polemica che Tucker ebbe con l’anarchico italiano "eretico” Francesco Saverio Merlino, che giunse a New York nell’Aprile del 1892. La polemica scoppiò in seguito alle critiche, apparse sul giornale anarco-comunista "Solidarity”, che Merlino mosse a "Liberty” perché il periodico anarco-individualista aveva sostenuto che il sistema delle lotterie era certamente più conveniente della tassazione obbligatoria. Rispondendo a Merlino, Tucker scrisse: «Gli anarchici preferiscono avere la facoltà di comprare in un libero mercato, anche se hanno la peggio nello scambio, piuttosto che vedersi prelevare i soldi dalle tasche a forza» e «Sia la competizione una benedizione o un male, sono curioso di sapere come faccia Merlino a proibirla e nel contempo a definirsi anarchico». Da Tucker, Merlino rimarrà influenzato e scrivendo, nel 1920/23, il volume Il problema economico e politico del Socialismo passò dalla critica all’individualismo metodologico e alla concorrenza, a sottolinearne invece i vantaggi e la funzione positiva, tant’è che affermò: «Tanto più sarà rispettata la libertà dei cambi, tanto più ci avvicineremo all’equità dei cambi, ossia al prezzo di costo». Quella del prezzo di costo è formulazione teorica inizialmente propugnata da Warren, ma anche da anarchici americani come Stephen Pearl Andrews, che nel 1851 tenne a New York una conferenza politico-sociologica dedicata proprio a Il costo limite del prezzo.

Anche Andrews si espresse contro i metodi comunisti della sua epoca, che credevano di poter raggiungere l’obiettivo tutto d’un colpo, mentre, secondo Andrews, era possibile solo un processo molto graduale e soprattutto rispettoso della libertà individuale. Andrews fu anche il fondatore del settimanale libertario "The peaceful revolutionist” (Il Rivoluzionario Pacifico).

La tradizione libertaria americana è quindi un risultato del processo evolutivo delle idee dei padri fondatori che ritroviamo nella Dichiarazione d’Indipendenzae nella Costituzione, la quale non a caso sancisce come diritto la ricerca della felicità. Queste idee hanno influenzato moltissimo la cultura e la tradizione americana, da tempo tradita, così come hanno influenzato intellettuali come Noam Chomsky che, in "tempi seri”, cioè prima di appoggiare dittatori come Chávez, ha scritto: «Mi pare dunque che, una volta conosciuto il capitalismo industriale, il liberalismo classico non possa che condurre al socialismo libertario o, se volete, all’anarchia».

Il libertarismo americano, storicamente, politicamente e culturalmente ci ha quindi consegnato forme sperimentali, pragmatiche e concrete di libertà a partire dalla disobbedienza civile e dalla non-violenza, dal possibilismo sociale ed economico ("il prezzo di costo”), dall’isolazionismo (che in ottica storico-libertaria è la radice dell’antimilitarismo americano). La tradizione americana oggi è distorta, nascosta e infranta dall’attuale cultura, figlia della classe politica repubblicana e democratica. Una cultura consumista, centralista, guerrafondaia, imperialista e oligarchicamente capitalista, lontana e in violazione proprio dei principi e dei valori della Dichiarazione d’indipendenza che recita: «Noi riteniamo che siano per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che, ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità».

Di Domenico Letizia



Bibliografia:

- La Costituzione senza autorità di Lysander Spooner, Il Nuovo Melangolo/
Scienza politica, 1997

- America anarchicaa curadi Antonio Donno, Lacaita, Manduria-Bari-Roma, 1994

- La sovranità dell'individuo a cura di Antonio Donno, Lacaita, Mandria-Bari-Roma, 1994

- La fine del Socialismo? Francesco Saverio Merlino e l’anarchia possibilea cura di Gianpiero Landi, Centro Studi Libertari "Camillo Di Sciullo”, Chieti, 2010.

- L'invenzione degli Stati Uniti. I padri: Washington, Adams, Jefferson di Gore Vidal, Fazi, Roma, 2007

- Il governo del futuro di Noam Chomsky, Tropea, Roma, 2009