Anche in Marocco, così come in Algeria, le autorità non smettono di affermare che la situazione locale non ha nulla a che fare con la Tunisia o l'Egitto. Ma anche qui le cose iniziano a muoversi. Su Facebook è apparso un appello "per la dignità del popolo e per le riforme democratiche” a cui hanno aderito 4000 marocchini: si chiedono le dimissioni del Governo e lo scioglimento del Parlamento, racconta il sito maghrebemergent.info. In risposta il Ministro della Comunicazione (e porta parola del Governo) Khalid Naciri ha sostenuto che il Marocco «è impegnato in un processo di democrazia e di apertura degli spazi di libertà»; un po' meno sereno il Ministro della Gioventù e dello Sport, Moncef Belkhayat che, dal suo profilo Facebook, ha chiesto ai suoi fan di mobilitarsi contro l'appello: «Mobilitiamoci contro i nemici che mettono zizzania nel nostro Paese. (…) Il loro obiettivo è la destabilizzazione in modo che l'Onu voti una risoluzione contro lil Marocco». Maghrebemergent.info non manca di riportare le reazioni dei giovani. Come Younes Benmoumen, studente, che accusa il Ministro di essere «l'imam di un nuovo integralismo». Perché «denunciare la situazione vorrebbe dire essere un traditore?». Nel frattempo il Governo ha cercato di calmare le acque dicendosi pronto a «trattare le rivendicazioni sociali in modo da rispondere alle attese, legittime, della popolazione e preservando gli equilibri economici fondamentali» e riconoscendo che il Paese oggi assiste a una media tra le 21 e le 24 atti manifestazioni quotidiane.
Per questo, assicurano, verranno intavolate discussioni tra il Governo e i sindacati, soprattutto per quanto riguarda la questione dei laureati-disoccupati.
Da cinque anni l'associazione che li riunisce organizza in media una manifestazione al giorno. La disoccupazione in Marocco tocca circa il 20% dei laureati: circa 1,2 milioni di persone sono senza lavoro, anche se il tasso ufficiale è del 9,1%. Secondo l'ultimo rapporto dell'Undp (United Nation Development Program) il Marocco è in coda ai Paesi del Maghreb.
Intanto si è registrato il primo caso di un giovane bruciato vivo: Mohamed Raho, 26 anni, si è ucciso il 10 febbraio scorso dopo essere stato licenziato dall'esercito a Benguerir, nel centro del Paese.
(maghrebemergent.info)