Halima Oulami, poco più che trentenne, due figli, lavora nel campo dello sviluppo con particolare attenzione alla condizione delle donne, a partire dall'alfabetizzazione. Dopo una lunga esperienza nell'associazionismo, Halima ha deciso di aprire un centro proprio nel quartiere dove vive, dove accoglie ragazzine e donne adulte.
Aicha El Hajjami (di cui alleghiamo l’intervista) studiosa dell'islam, è famosa per essere stata invitata dal re a tenere una lezione nel corso del ramadan nel 2004. Aicha non si stanca di ripetere che il Corano va inteso come un testo di fede e non di legge, e soprattutto come un testo "storico”, in cui conta lo spiriro più che la lettera. Aicha si è dilungata anche sul processo di declino delle società musulmane, tra le cui cause lei punta il dito sulla separazione tra potere e sapere, con la conseguente fine di qualsiasi forma di contestazione o divergenza e quindi del pluralismo.
Damia Benkhouya, giurista "militante", ha seguito fin dall'inizio l'iter che ha portato alla Mudawana. Damia ci ha parlato del l gap creatosi tra una legge in qualche modo calata dall'alto (nel senso che a promuoverla sono state donne intellettuali e militanti) e la più larga popolazione femminile. Del paradosso che le donne che più ne potrebbero beneficiare rischiano di non sapere neppure della sua esistenza. Ci ha fatto infine un quadro molto vivave della società civile e dell'associazionismo marocchini dove si moltiplicano le reti di centri di ascolto e antiviolenza, gruppi di donne democratiche, il cosiddetto "movimento per un terzo" (di donne in politica) e poi Solidarité Féminine, che si occupa delle donne nubili con figli, che sono molto discriminate, eccetera eccetera.
Jamila Lamani, epidemiologa, attualmente impegnata in un progetto (istituzionale!) per la cura e la prevenzione dell'Aids rivolto ai "loro" immigrati clandestini (perlopiù in arrivo dall'Africa subsahariana).
Jamila ci ha anche dato un quadro molto dettagliato sull'attuale sistema sanitario pubblico, gravemente inadeguato per numero di strutture, strumentazione, personale e competenza, ma su cui si sta iniziando a investire seriamente, anche in termini di pensiero. Il Marocco è oggi un paese in transizione sia sul piano demografico (la quota degli ultra sessantenni sta diventando significativa -relativamente parlando) che su quello epidemiologico. Per quanto infatti le malattie tradizionali non siano ancora state completamente debellate, iniziano a diffondersi le malattie occidentali, ovvero disturbi cardiocircolatori, diabete, ipertensione, ecc.
Fatna El Bouih, ex detenuta politica: nel 1977 viene letteralmente fatta sparire e portata nel famigerato centro di detenzione (e tortura) di Casablanca. Il processo arriva tre anni dopo l'arresto e le commina cinque anni di carcere. Uscirà nel 1982. Distrutta. Il suo gruppo, democratico e antimonarchico, al tempo, era addirittura a favore di un referendum per il Sahara Occidentale.
Ha da pochissimo avuto mandato di coordinare un progetto di riabilitazione non solo degli ex detenuti come lei, ma addirittura delle comunità che sono state toccate da quell'esperienza.
Saida Jabal, anche lei poco più che trentenne e due figli, dotata di uno straordinario spirito imprenditoriale, tutto rivolto al sociale. Tra le sue ultime "imprese": una cooperativa di donne handicappate che fanno ricami di qualità (con successo insperato), una di donne che organizzano matrimoni (che addirittura dà lavoro fuori) e una di giovani che produce pasta di datteri.
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Cenni biografici donne marocchine
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