... Su un piano strettamente letterario, penso che Grazia apprezzasse più Camus, il primo Camus, quello dello Straniero, di Caligola, del Malinteso. Poi ci fu la famosa rottura, e Grazia, come quasi tutti, optò decisamente per Sartre. Non solo per la sua opera filosofica e letteraria, ma anche e soprattutto forse per la sua figura di grande maestro senza cattedra, sempre al centro del dibattito culturale e dello scontro politico, punto di riferimento fisso, e ancora per il suo stile di vita libero, spregiudicato, la sua disponibilità al rischio, a spendersi senza risparmio, sempre. Alla lunga, confesso, a me era venuto un po’ a noia, proprio per questa presenza costante, per questo suo prender posizione sempre e su tutto: "tacesse, qualche volta!” mi scappava di dire. Grazia invece credo che l’abbia sempre ammirato e amato in toto, fino alla fine. Un tratto molto forte del suo carattere era la fedeltà. Per esempio, ha sempre conservato una viva stima e simpatia per Moravia, nonostante non apprezzasse gli ultimi romanzi (forse anche aveva smesso di leggerlo): colui che aveva saputo scrivere Gli indifferenti, Agostino, La disubbidienza ecc. meritava rispetto e riconoscenza per sempre.
Non vorrei però dare l’impressione che Grazia amasse solo gli scrittori eccessivi, estremisti... Tra i suoi autori prediletti c’era Cechov, e tra i poeti Sereni...
ricordarsi
la rivista Una città / 1995
Testo di
In ricordo di Grazia Cherchi
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