Rossella Rocchi, 25 anni, vive a Forlimpopoli, in provincia di Forlì.

A me son piaciute tutte, come esperienze, lavorare con i bambini a Londra, in ufficio in Cina pure, al limite anche i sei mesi qui in Italia, anche se, francamente, penso proprio che quel lavoro non faccia per me. Alla Zanussi facevo l’operaia di linea e le prime settimane, appena tornavo dalla fabbrica, me ne andavo a letto e non mi muovevo, ero tòrta. E’ che lì devi prendere un po’ il ritmo e se non sei abituata è proprio dura fisicamente, ma soprattutto c’è il fatto che non ti dà assolutamente niente, ma niente. L’ambiente comunque è giovane, ed esco ancora con persone che lavorano lì, però penso valga la pena provare a fare qualcos’altro. Dopo è chiaro, se uno ha il pallino del lavoro fisso, ognuno fa le sue scelte, però...

Il pallino di Londra l’avevo sempre avuto. Pensavo fosse una bella città nonostante non ci fossi mai stata, anche l’inglese l’avevo imparato poco.
Quell’anno avevo preso il diploma di operatore turistico e mi ero messa a far qualcosa però niente di particolarmente interessante. Solo che tra il ragazzo e altre cose, subito dopo la scuola non ero riuscita ad andare. Quando, però, ho smesso col ragazzo mi sono detta: "Beh, questa è l’occasione" e sono partita.
Per puro caso, ho trovato un passaggio da un ragazzo che avevo conosciuto la settimana prima: quindici ore di macchina, tunnel della Manica, Londra. Ho fatto subito due settimane di un corso intensivo d’inglese, che avevo prenotato da qua, come pure la sistemazione presso una signora che mi dava da dormire. Per due settimane ero a posto, poi mi sarei arrangiata.
Il primo week end l’ho passato a guardarmi Londra, il secondo sono andata su in Scozia con dei ragazzi, erano quattro ragazzi e io, unica ragazza. Il tempo è volato. Alla fine delle due settimane dovevo lasciare la casa di quella signora. Ecco, in due giorni mi sono trovata la famiglia dove sarei dovuta andare a fare la ragazza alla pari, tramite annunci nei giornali. E’ andata bene, ed è stata anche una gran bella esperienza perché comunque ho tirato su un bimbo, nel senso che sono andata lì che aveva tre settimane, era piccolissimo, e io non avevo neanche mai tenuto in braccio un bambino. Poi loro erano ebrei, così sono venuta a conoscenza di tantissimi aspetti della loro cultura... veramente impari un sacco di cose.
Al corso d’inglese c’erano ragazze che mi raccontavano delle cose abbastanza tristi, tipo della famiglia che, uscendo, chiudeva col lucchetto il frigorifero. Certo, ti puoi trovare a vivere con delle persone che ti trattano come una pezza da piedi; lì dovevi avere un po’ di fortuna, io l’ho avuta. Ad ogni modo, con la scuola d’inglese due volte alla settimana, e poi il lavoro, avevo pochissimo tempo, però Londra è veramente stupenda, e i londinesi disponibilissimi, al contrario di quello che si dice. Io non potevo stare tre secondi ferma con una cartina in mano che: "hai bisogno, hai bisogno?", proprio persone disponibilissime.
Lì ho fatto amicizia con una ragazza della Repubblica Ceca, con cui sono poi andata negli Stati Uniti, almeno così ero costretta a parlare in inglese e infatti piano piano sono migliorata. Ma agli inizi è stata abbastanza dura soprattutto perché, vivendo in casa con quella famiglia, non so, ti descrivevano qualcosa, o ti dicevano di fare qualcosa, e tu non capivi...
Dopo cinque mesi e mezzo da loro, sono tornata un mese qui e poi di nuovo a Londra per un altro mese e mezzo, a fare la dog sitter per un mio amico. Poi, con questa mia amica della Repubblica Ceca, sono andata negli Stati Uniti, perché lei aveva degli amici che lavoravano là.
Il primo mese in Virginia, grandi sventure, veramente ci è capitato di tutto! Avevamo cominciato a lavorare di notte in un supermercato, che per arrivarci facevamo un’ora, un’ora e mezzo di macchina. Dove stavamo noi comunque era molto bello, eravamo in otto e abitavamo sulla spiaggia, in una casa grandissima. Però lavorando di notte ti distruggi. Quei ragazzi erano tutti della Repubblica Ceca, e io prima di allora non ne sapevo niente di visti, permessi. Del resto noi in Europa possiamo girare liberamente, quindi sono andata là tranquilla, e invece ci sono tanti problemi da affrontare. In più loro, venendo dalla Repubblica Ceca, avevano anche problemi di soggiorno, lavoravano lì da due anni, erano clandestini ormai. Noi lavoravamo per un russo che, quando si è venuto a sapere che c’era della gente senza perme ...[continua]

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