Manuel Reyes Mate, già direttore dell’Istituto di Filosofia di Madrid, è professore del Consejo Superior de Investigaciones Científicas (Csic) e direttore del progetto Enciclopedia Iberoamericana de Filosofía. Collaboratore abituale di El País e di El Periódico de Catalunya, ha pubblicato, tra l’altro, La razón de los vencidos (Editorial Anthropos, Barcelona 1991), La ética ante las víctimas (Anthropos, Barcelona, 2003) e La filosofía después del holocausto (Ríopiedras, Barcelona, 2002).

Il tentativo di recuperare la memoria storica della guerra civile e del franchismo, che è un tema di grande attualità in Spagna, ha riproposto il dibattito sul rapporto tra storia e memoria. In questo senso la storia viene ancora percepita come una scienza oggettiva, alla quale spetta il compito di verificare e valutare gli eventi, mentre la memoria mantiene un carattere personale, di racconto. Che rapporto intercorre, oggi in Spagna, tra storia e memoria?
Quando Walter Benjamin si propose di riflettere sulla memoria, in uno scritto intitolato Sul concetto di storia, si rese conto che stava pensando a un concetto di memoria totalmente nuovo, sia nella forma che nel contenuto. Per questa ragione scompose le parole tedesche che venivano utilizzate solitamente per riferirsi alla memoria (erinnerung o gedaechtnis) rispolverando, risuscitando una parola in disuso come eingedenken. Voglio dire che emerge una nuova forma nel parlare di memoria che permette di distinguerla dalla storia e, in un certo senso, di rivaleggiare con la storia. Per questo quel trattato sulla memoria di Walter Benjamin si incentra Sul concetto di storia, proprio per dare a intendere che esiste una disputa sulla conoscenza del passato. Questo nuovo concetto di memoria rifiuterebbe l’idea che lei ha appena esposto, e cioè che la conoscenza “scientifica” del passato sia cosa della storia, mentre la memoria sarebbe un assunto personale, sentimentale, psicologico, e incontrollabile. Per questo io credo che bisogna parlare di storia e memoria.
Per quello che riguarda la Spagna, sorprende molto il fatto che coloro che maggiormente si oppongono al concetto di memoria siano proprio gli storici, e siano storici coloro che cercano di privatizzare il concetto di memoria sulla base di un assunto secondo cui la conoscenza seria e rigorosa del passato è cosa della storia. Ma il punto è: cos’è che ha di nuovo il concetto di memoria rispetto a quello di storia? Questa “novità” io la spiego con un’immagine. Molte delle immagini del grande scultore Chillida sono grandi masse di cemento, o di ferro fuso; e queste masse sono perforate, per cui sono cave, sono vuote. La memoria è questo vuoto; e il significato di questo vuoto è che, in qualche modo, mette in discussione la solidità della massa, della materia, facendovi entrare un nuovo mondo, una nuova dimensione.
Il significato della memoria, da un punto di vista epistemico, quindi come conoscenza specifica della realtà, è fondamentalmente quello di negare l’identità tra realtà e fatticità. Non è vero che la realtà sia ciò che è fattuale. Il fattuale è ciò che ha vinto, ciò che è giunto a essere. Come suggerisce Hegel, quando dice “Wesen, ist was gewesen ist”, l’essenza delle cose, ciò che le cose sono, è quello che è stato e che è giunto a essere. Ciò che non è giunto a essere, che è stato sconfitto, che si è perso lungo il cammino, non fa più parte della realtà. La memoria invece dice che questo fa parte della realtà. Faccio un altro esempio: se vogliamo capire la storia del Cile dopo il 1973, dopo la morte di Allende, dobbiamo comprendere che la storia del Cile non è soltanto il pinochetismo.
E’ vero che Pinochet riempie ogni cosa, perché è lui che vince, che governa, che decide tutto. Per questa ragione se volessimo capire la storia del Cile potremmo avere la tentazione di seguire i passi di Pinochet; ciononostante commetteremmo un grave errore, perché la storia del Cile non è segnata solamente dalla presenza di Pinochet, ma anche dall’assenza di Allende. E la realtà cilena si può capire solamente se si tiene in considerazione l’assenza di Allende. La stessa cosa si verifica in Spagna con il franchismo: non si può capire in alcun modo la storia della Spagna durante il franchismo se si considera solamente il franchismo; il franchismo è l’assenza della repubblica. E ora che il franchismo è scomparso, la repubblica, che allora era presente come assente, come violentata dal franchismo, emerge come uno dei r ...[continua]

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