Il film Terra e Libertà di Ken Loach ha riportato in primo piano la guerra di Spagna e il ruolo in essa avuto dagli anarchici. Ora, noi vorremmo partire da un fatto terribile, casomai marginale, comunque impressionante, la fucilazione di omosessuali da parte degli anarchici spagnoli, per fare un viaggio attraverso le idee dell’anarchismo che, ci sembra di capire, ci porterà sulle orme di un giovane principe russo, mandato dal suo esercito in Siberia...
E’ vero: in Spagna furono scritte anche pagine nere come le fucilazioni di omosessuali da parte di miliziani e di anarchici. Intendiamoci: le fucilazioni di omosessuali, come quelle di preti e suore, non furono né teorizzate né particolarmente diffuse, e su di esse molto si è speculato. Tuttavia occorre ugualmente chiedersi come sia stato possibile che crimini così ripugnanti siano stati commessi da parte di persone che si ritenevano liberi pensatori, che propugnavano l’amore libero, che stavano scrivendo una delle pagine più belle della storia del movimento operaio. Ora, per quanto riguarda la fucilazione di preti e suore non c’è dubbio che il motivo principale vada ricercato nell’acceso anticlericalismo diffuso allora in Spagna. Teniamo presente, e non certo per giustificare, che il clero e la Chiesa spagnoli avevano sempre sostenuto le classi dominanti. In Spagna l’Inquisizione aveva dominato a lungo la scena politica e sociale, ed è in Spagna che sono nati i gesuiti e poi i Guerrilleros de Cristo Rey e l’Opus Dei.
Riguardo invece all’omosessualità la ragione dell’avversione è più complicata. Io credo che risiedesse nell’idea che l’omosessuale era “contronatura”, mentre la liberazione dell’uomo dallo sfruttamento e dall’oppressione era il cammino che avrebbe realizzato la natura, che avrebbe permesso alla natura stessa di sviluppare al massimo le sue leggi, fondate sulla socialità, sulla cooperazione, sulla solidarietà.
In questo senso se per Marx e per molti anarchici la violenza era la “levatrice della storia” ed era giustificata in vista del suo fine liberatorio, per tanti anarchici, spagnoli e non, la violenza era vissuta soprattutto come esplosione dell’origine, come ritorno al “punto zero” in cui le forze naturali positive avrebbero potuto rivelarsi e innervare la costruzione di un mondo libero e giusto. In questo senso il socialismo veniva visto come quel processo che metteva finalmente d’accordo storia e natura, rivelando nella storia la “naturalità” dell’uomo.
Tra i miliziani spagnoli che fucilarono gli omosessuali erano probabilmente pochi quelli che avevano letto quei testi che teorizzavano la coincidenza fra umanità e natura, ponendola come base e fine del socialismo e dell’anarchismo, tuttavia, attraverso la banalizzazione attuata dalla propaganda, quella logica era diventata dominante fra quegli uomini che stavano facendo la rivoluzione. Così l’omosessuale, che nell’immaginazione popolare era anche identificato col ricco vizioso, era visto come uno che andava contro quella natura che si stava liberando. Quando si seppe di queste fucilazioni ovviamente i leaders dell’anarchismo spagnolo, italiano, francese, tedesco intervennero ed esse finirono immediatamente, ma quel che non finì fu la logica da cui esse, in modo perverso, derivavano.
Questa logica, nel caso dell’anarchismo, era dovuta soprattutto agli scritti e all’azione di Kropotkin?
Infatti è a lui, il “principe anarchico” russo che si deve, fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, la più vasta teorizzazione della concezione secondo cui la natura e la socialità umana sono rette da una sorta di “legge universale”, quella del mutuo appoggio, che, al di là delle catastrofi o di momenti di travisamento come il capitalismo, permette la continuazione della vita umana e animale.
Piotr Kropotkin era di famiglia principesca, un ramo cadetto della famiglia Romanov, quella dello zar, e come tutti i giovani cadetti venne mandato nel Corpo dei Paggi, la scuola militare più esclusiva della Russia zarista, da cui uscì ufficiale d’artiglieria.
Gli studi scientifici fatti per questa specializzazione avevano suscitato in lui forti interessi naturalistici e così, dopo la nomina, chiese di essere mandato in Siberia come esploratore e geografo. Là, oltre a studiare approfonditamente Darwin, osservò attentamente la fauna e le popolazioni tribali siberiane. Ed è lì che elaborò le linee guida di uno dei suoi libri concettualmente più interessanti, scritto molto più tardi, qu ...[continua]

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