Benedetta: Per quanto riguarda la mia storia personale, io sono tra quelle che, tra virgolette, definisco fortunate, nel senso che la mia non è stata una scelta travagliata, passata attraverso confusioni, dolori, sofferenze. Le sofferenze ci sono state, ma per altri motivi. La mia scelta è stata chiara sin dall’inizio. E’ una cosa che mi ha accompagnato sempre sin da piccola, dalle elementari forse, o dalla prima adolescenza. Il perché non lo so, non me lo chiedo, così come non si chiede agli eterosessuali perché lo sono. Non sono in grado di dare spiegazioni razionali, sono così, lo sono sempre stata. Problemi con me stessa non ne ho e non ne ho mai avuti, nel senso che quando mi sono resa conto di essere così, mi sono accettata subito completamente. Non solo, ma all’età di 16/17 anni, quando ho preso maggior coscienza di ciò che ero, pur vivendo una sofferenza che non dipendeva da me, ma dalla società intorno a me, mi sono trovata in una realtà che per me era positiva, mentre invece ero delusa dai rapporti che vedevo tra i due sessi. Per questo ho sempre avuto, non dico l’orgoglio perché può sembrare esagerato, ma un’accettazione totale di quello che ero, perché sono sempre stata convinta che questo tipo di rapporto, a livello di profondità, consistenza, felicità, se si riesce a trovare la persona giusta, sia molto più profondo e solidale di quello che ci può essere tra un uomo e una donna.
C’è un fondo di similitudine, una sensibilità e un modo di sentire comune che aiuta. Quando una donna fa o dice certe cose a un’altra donna, ci si capisce subito, mentre spesso tra un uomo e una donna, c’è maggior difficoltà proprio perché vengono da due esperienze diverse e sono stati educati in maniera diversa. Sono sempre stata contenta di ciò che sono, e questo lo dico per spazzare via ogni dubbio, l’unica cosa di cui mi rammarico è che questa società ancora oggi abbia difficoltà ad comprendere in sé questa realtà, che per me è normalissima. Non voglio una società che mi accetti, ma che mi lasci le condizioni di vivere la mia vita tranquillamente. Anche a livello legislativo mi sono posta questo problema, perché vivendo con una persona per tanti anni, se mi fosse successo qualcosa, lei non era garantita come può esserlo una moglie o un marito. Da questo punto di vista penso che la società si debba muovere, però solo per creare delle condizioni oggettive, mettendo tutti gli individui alla pari come condizioni di vita. Non c’è niente che gli altri debbano accettare di me e se qualcuno, sospettando la mia diversità, mi fa delle domande io non mento, perché penso che se vogliamo cambiare veramente le cose, dobbiamo essere coraggiose, anche se non è giusto che una persona per vivere debba avere più coraggio di un’altra. E mi fa soffrire il fatto di non poter vivere la mia vita alla luce del sole, perché per questa società io ho un difetto: amo una persona sbagliata. Questo è assurdo: io amo e basta, e non ci può essere nulla di negativo in questo. Ma ci sono ancora molte donne che vivono questa cosa nella tragedia.
Per me fortunatamente è stato diverso, non l’ho nascosto, per esempio, nel posto dove lavoro, senza con questo farne una bandiera, ma dicendo che questa è e sarà sempre la mia vita. La mia famiglia, i colleghi di lavoro e molti amici lo sanno. Gli altri, se non mi hanno messo nelle condizioni per farglielo sapere, non li considero neppure amici. I miei colleghi maschi fanno più fatica a capirlo, perché pensano che la logica vorrebbe che io andassi con un uomo e se non lo faccio lo sentono come un rifiuto. Io cerco di fargli capire che le ragioni sono tante e che non necessariamente è un rifiuto. Altri invece lo capiscono ma non se ne capacitano. Le donne lo capiscono meglio, o forse sono io che mi pongo in modo diverso che con gli uomini e trasmetto messaggi diversi. Non so, forse sono prevenuta e mi preparo ad una risposta negativa, mentre con le donne mi aspetto delle risposte positive. Anche questo è possibile, però con le donne in genere c’è più affinità.
Mia madre l’ha intuito subito. Dopo mezz’ora che mi ha visto con la mia compagna l’aveva già capito, non so come. Con lei ci sono state delle difficoltà iniziali, non lo accettava. Ma se avesse potuto dirlo tranquillamente per strada, allo stesso modo con cui avrebbe detto che sua figlia si era fidanzata con Pinco Pallino, probabilmente non avrebbe avuto nessun problema.
Il suo terrore era che gli altri lo venissero a sapere e questo è comp ...[continua]

Esegui il login per visualizzare il testo completo.

Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!