Ozren Kebo, giornalista e scrittore, è stato redattore di "Dani", e ora di "Slobodna Bosna", settimanali bosniaci. Vive e lavora a Sarajevo.

Puoi parlarci di come si vive oggi in Bosnia, in particolare a Sarajevo, a circa tre anni dalla fine dell’assedio?
La vita a Sarajevo oggi è decisamente migliore di tre anni fa. Tuttavia, resta una situazione di cui non possiamo dirci soddisfatti. Durante la guerra noi tutti sapevamo che anche la pace sarebbe stata terribile, e però non ci saremmo mai aspettati che sarebbe stata così terribile. Tra l’altro dato che la Bosnia, e soprattutto Sarajevo, sono stati completamente distrutti durante la guerra, ci era stato promesso molto denaro per la ricostruzione. Sfortunatamente noi però non abbiamo ricevuto quel denaro, perché in questo momento abbiamo un governo che porta avanti una politica assolutamente folle.
Non puoi ricostruire il paese, non puoi ricostruire Sarajevo e ancor meno puoi rieducare i giovani, la nuova generazione con questo sistema politico. E’ un sistema assolutamente vecchio, non moderato, intollerante, oltreché stupido. Noi avremmo bisogno di una sorta di sistema socialdemocratico, mentre l’attuale sistema è fondato su una concezione nazionalista, per cui non si guarda alla qualità dei lavoratori, al grado di istruzione, al livello di cultura, semplicemente si verifica l’appartenenza nazionale... E’ così stupido!
Io vedo qualche chance, qualche speranza in questo Patto per la Stabilità nei Balcani. Spero veramente sia questa la strada che intraprenderemo, una via per l’Europa, per l’Occidente, per l’Unione Europea.
Dieci anni fa, all’inizio degli anni Novanta, l’ex Jugoslavia era un paese sviluppato e rispettato. In quegli anni abbiamo avuto veramente molte chances per entrare a far parte dell’Europa moderna. Sfortunatamente è cominciata una guerra violenta e terribile. E oggi siamo finiti dietro tutti quei paesi a cui prima eravamo davanti, quanto a sviluppo e ricchezza. Innanzitutto, oggi siamo più poveri di tutti i paesi che si trovavano al di là della Cortina di ferro. Siamo in coda, dietro la Polonia, l’Ungheria, la Romania, Albania... Puoi immaginare? Essere più poveri di Albania e Romania? E’ così assurdo! E ancora, siamo dietro la Repubblica Ceca, la Slovacchia...
Comunque, io in fondo sono ottimista e spero che nei prossimi 5 anni saremo di nuovo davanti a tutti questi paesi, perché Sarajevo ha sempre vantato una popolazione urbana, colta, che vuole lavorare e che ha le capacità per farlo.
Il vero problema oggi, che ci impedisce di accelerare i tempi per l’integrazione in Europa, è il nostro stupido sistema politico. Perché la concezione nazionalista è veramente la peggiore da portare avanti in Europa. E si vede.
Com’è stata vissuta qui in Bosnia, la vicenda del Kosovo?
Per quanto mi riguarda, credo che l’intervento sia stato una giusta reazione al comportamento criminale di Milosevic. Solo penso che tale reazione sia giunta molto tardi, troppo tardi. Duecentomila persone uccise in Bosnia Erzegovina, molte migliaia di morti in Croazia e poi il Kosovo... Ad ogni modo, meglio tardi che mai.
Io comunque non provo odio per i serbi, e sono anche convinto che quell’intervento non sia stato contro la popolazione serba. Era veramente l’unico modo per distruggere il governo di Milosevic e la sua politica. Loro purtroppo non sono ancora riusciti a sbarazzarsene, ma io credo si tratti di un processo ormai avviato e inarrestabile. Lui dovrà andarsene prima della fine dell’anno.
Dirò anche che io non sono affatto soddisfatto di come si stanno comportando gli albanesi in Kosovo adesso. Tutto il mondo si è mosso per aiutarli e adesso loro si sono messi ad uccidere tutti i serbi. Stanno perdendo una grande opportunità. Credo infatti che tutta la regione, compresi la Bosnia, la Serbia e il Kosovo, debbano cercare di riassettarsi in una situazione affine a quella precedente la guerra.
Prima della guerra, la Bosnia, come pure la Serbia, avevano una popolazione urbana, mista, multietnica. Sfortunatamente oggi a Sarajevo non c’è più quel tipo di popolazione, perché un gran numero di persone veramente eccellenti se ne sono andate, e ora vivono in America o in Italia, in Svezia, in Germania, In Gran Bretagna, in Francia...
E allora un grande problema è come ricostruire quella popolazione urbana. E non solo a Sarajevo, anche a Belgrado, perché questa stessa popolazione metropolitana, europea, è stata completamente annientata anche a Belgrado ...[continua]

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