Franco Moscone, arcivescovo di Manfredonia, San Giovanni Rotondo e Vieste, è nato  ad Alba, in provincia di Cuneo. È stato per dieci anni il padre generale del Padri Somaschi fondati nel 1528 dal laico veneziano san Gerolamo Emiliani, protettore della gioventù abbandonata.

La morte di papa Francesco propone ancora una volta il problema della continuità operativa del magistero di fede, che ci viene lasciato in eredità da un uomo di grande saggezza umana.
Un vecchio proverbio piemontese (ma ripreso un po’ ovunque) recita che “morto un papa se ne fa un altro!”. È vero perché il servizio del ministero petrino nella Chiesa non può essere interrotto, ma si tratta di un servizio che è sempre inserito nel contesto storico e culturale in cui vive la società universale e la Chiesa cattolica in particolare. La storia non fa salti, né torna indietro, cosa per cui i dodici anni del pontificato di Francesco non possono essere considerati una parentesi, ma avranno continuità nei contenuti e nei processi aperti, mentre potranno trovare modifiche nelle modalità, dovute anche alla formazione, provenienza e carattere del nuovo papa.
Papa Francesco ha caratterizzato il suo pontificato dalla convinzione, supportata dagli eventi storici, che sia all’interno della Chiesa sia della società globalizzata si stia vivendo un accelerato cambio di epoca e che quindi sia importante aprire e accompagnare processi, più che tentare di mantenere posizioni o imporre delle visioni non più leggibili. Credo che la sua principale sfida epocale sia stata quella di aprire al dialogo con tutti, e in particolare con tutte le religioni perché siano fedeli alla loro vocazione di coesione sociale e pace universale. Il testo che lo ha maggiormente identificato, a mio giudizio, è stata l’enciclica Fratelli tutti, edita durante la tragedia della pandemia e preceduta dalla firma ad Abu Dhabi del “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” con il Grande imam Al-Azhar. Si è trattato di un documento di autentica svolta storica nelle relazioni tra cattolicesimo e mondo islamico e di autentica profezia da entrambe le parti. Le tragiche vicende che hanno colpito la storia, in particolare lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina in Europa e la deflagrazione dei rapporti tra Israele e mondo palestinese in Medio Oriente, hanno portato il santo Padre a impegnarsi soprattutto per la risoluzione dei conflitti e il raggiungimento della pace. La pace, lungo tutto il suo pontificato, ma soprattutto negli ultimi tre anni, è stato l’impegno più intenso e sofferto di papa Francesco.
Molte decine di delegazioni di paesi esteri sono accorse a Roma per rendere omaggio a questo papa, che si segnalava per la sua coerenza e per la sua generosità umana. Come si spiega questo avvenimento?
La partecipazione di tantissime delegazioni statali ai funerali di papa Francesco si deve ai rapporti diplomatici che intercorrono tra Stati e al ruolo della diplomazia della Santa Sede che è riconosciuta per la sua capacità. Singolare è invece il numero dei capi di Stato e di Governo che sono stati presenti; questo è senza dubbio dovuto alla figura di prestigio del pontefice e alla popolarità che gli è stata riconosciuta a livello internazionale. Ovviamente c’è stato chi ha scelto di essere presente anche per approfittare dell’occasione per vantare vicinanza al pensiero e azione di papa Francesco: ma farlo in ritardo e dopo la morte sa un po’ di ipocrisia o semplice gioco politico. Tuttavia, attorno alla figura del papa è sempre facile che si formino comportamenti ipocriti, interessati a utilizzarne la figura per interessi individualistici e di parte. Molti grandi della terra (non solo della politica) hanno cercato di utilizzare il papa per ritoccare la loro immagine a fini altri da quelli che Francesco ha sempre interpretato e vissuto. Spero che, nonostante scelte senza dubbio un po’ oscure e falsate, la presenza di tanti leader a Roma abbia comunque contribuito alla ripresa del dialogo e a un ripensamento su temi urgenti come quello della pace mondiale.
Papa Francesco fu accusato di essere un papa comunista, ma è certo che nessuno ha ricordato le sue parole sulla giustizia sociale.
L’accusa di essere o apparire un papa “comunista” è emersa molte volte durante il suo pontificato in diverse parti del mondo, soprattutto nei paesi di maggior presenza e cultura cattolica e negli Usa. Va detto che Francesco sorrideva di questa identificazione ...[continua]

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