Fabrizio Tonello è docente di Scienza politica all’Università di Padova.

Comincia un anno decisivo per gli Stati Uniti…
I prossimi mesi che ci separano da novembre 2024 saranno forse i più esplosivi e pericolosi della storia americana dalle origini a oggi, con la possibile eccezione della guerra di Secessione, che però è stata, appunto, una guerra su larga scala, durata oltre quattro anni e con un totale di circa 750.000 morti. Abbiamo di fronte un caso che non si era mai presentato dal 1787 in poi, e cioè un ex presidente che ha organizzato un complotto per restare al potere, complotto che solo per una serie di circostanze fortunate non è andato in porto.
Le immagini televisive del 6 gennaio 2021 ci hanno mostrato i sostenitori di Trump mentre invadevano il Congresso, costringendo a sospendere le operazioni di certificazione della vittoria elettorale di Joe Biden; le indagini hanno poi rivelato un complotto vasto, ramificato, che si basava sull’idea che il vicepresidente, che ha un ruolo puramente cerimoniale, avesse il potere e la volontà di interferire in questo processo, rifiutando i delegati degli Stati e avviando una specie di golpe bianco, “legale”. Questo sarebbe anche un tema interessante da sviluppare: proprio il federalismo, il pilastro della costruzione istituzionale americana, oggi è quello che permette di manipolare le elezioni in maniera del tutto anti-democratica.
Tutto questo era possibile perché l’elezione del presidente non è diretta, ma passa da un collegio elettorale che vota stato per stato. Questo ha permesso per ben due volte negli ultimi vent’anni di diventare presidente a qualcuno che aveva avuto meno voti dell’avversario su scala nazionale. Quindi è il federalismo che adesso è diventato un problema.
A parte questo, gli sviluppi della grande bugia sul fatto che le elezioni del 2020 di Joe Biden fossero state “rubate” dai democratici sono stati abbastanza sorprendenti. Prima di tutto la commissione d’indagine della Camera ha trovato una montagna di prove sulla cospirazione di Trump e dei suoi collaboratori, poi da questo sono nate le indagini giudiziarie su Trump, allo stato attuale parliamo di quattro indagini, che si sono concluse con altrettanti rinvii a giudizio e i dibattimenti inizieranno in queste settimane.
Al momento in cui discutiamo il futuro di questi processi è nelle mani della Corte Suprema, che potrebbe decidere che Trump in realtà non può essere processato per atti compiuti quando era ancora presidente (il suo mandato scadeva il 20 gennaio 2021). Sarebbe uno scandalo, a opera di una Corte vergognosamente corrotta e partigiana, ma è possibile.
Un’altra decisione della Corte riguarderà il tentativo di alcuni stati di non ammettere Trump sulle liste elettorali utilizzando una sezione del XIV emendamento, varato subito dopo la guerra di Secessione, che vieta a chiunque si sia macchiato di ribellione contro il governo degli Stati Uniti di candidarsi per una qualsiasi carica pubblica. Anche in questo caso la Corte potrebbe salvare Trump e consentirgli di restare in lizza.
Questo non impedisce però ai processi di andare avanti: in particolare Trump è indagato in Georgia dove ha clamorosamente interferito con i conteggi delle schede chiedendo al responsabile delle elezioni di “trovargli” 11.000 voti supplementari; questa è un’indagine a livello statale. Poi è indagato in Florida in un’indagine federale per il possesso di documenti segreti dopo la fine del suo mandato, ma questa è un’indagine relativamente minore. Il centro, il cuore di tutto, è l’indagine a Washington guidata da un procuratore speciale, Jack Smith, per l’assalto al Campidoglio, indagine in cui Trump è imputato per vari reati, ma tra questi non ci sono l’alto tradimento e l’attentato alla Costituzione, come sarebbe stato inevitabile in Europa.
La ragione è che la Costituzione americana ha una definizione di tradimento estremamente restrittiva: bisogna proprio che uno arrivi a Washington con i carri armati per rovesciare il governo. In tutta la storia americana l’unico processo avvenuto con questa imputazione risale al 1809 e si concluse con l’assoluzione dell’imputato, l’ex vicepresidente Aaron Burr.
In sintesi, Trump è indagato per talmente tanti reati che potrebbe dover scontare decine e decine di anni di galera, anche se in realtà lui ha già 77 anni e non gode di ottima salute, è piuttosto in sovrappeso e sicuramente mangia troppi Big Mac. Ciò che farà dei prossimi mesi un periodo tur ...[continua]

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