Alessandro Lanzani è specialista in medicina dello sport e ortopedia. Vive a Milano.

Com’è nata Medicina solidale a Milano?
L’idea è nata un po’ sotto traccia. In questa situazione di emergenza, parlando con qualche amico, ci era venuto in mente di creare uno sportello, un ambulatorio online per offrire un servizio di consulenza gratuita ai pazienti che dall’inizio della pandemia hanno difficoltà ad accedere a servizi sanitari di ogni tipo. La telemedicina è una pratica ormai consolidata, realizzata con strumenti tecnologici che permettono l’invio di referti, di immagini diagnostiche, la possibilità di video chiamate. Noi siamo partiti ispirati da due criteri sostanziali: uno era la totale gratuità del servizio, criterio essenziale vista l’emergenza che stiamo vivendo, e un secondo che nasceva dalla considerazione che la filiera del servizio sanitario nazionale si era spezzata in più punti. Il primo accesso, quello del medico di base, è intasato dalla mole di lavoro generato dall’emergenza Covid. Il rapporto medico-pazienti è di uno a 1.500, uno a 1.800; già c’erano delle difficoltà prima, figuriamoci ora. Al di là della buona volontà, che è certa, diventa davvero difficile farcela per tutti. Così un numero importante di assistiti rimane tagliato fuori, con rallentamenti, ritardi che a volte sono importanti e determinanti, sia nell’area Covid che nell’area no-Covid. La specialistica all’interno dei poliambulatori e degli ospedali ha subìto lo stesso destino, perché una caratteristica del Covid è quella di mangiarsi i servizi, la logistica, i reparti, gli ambulatori.
Così salta il secondo punto della filiera, quello rappresentato dalla diagnosi specialistica, che viene realizzata dalla consulenza dei medici specialisti e dalla esecuzione di esami diagnostici ad alto profilo tecnologico, come Tac, risonanze, scintigrafie, e via dicendo. Questo a sua volta rallenta anche il terzo punto, quello che porta a conclusione il percorso, con il ritorno al medico curante, con la diagnosi e la terapia.
Il nostro punto d’accesso è una semplicissima pagina su Facebook, perché non avevamo tempo per realizzare un sito. Questo aspetto della gratuità, che a noi sembrava, come dire, il minimo sindacale, evidentemente, forse per uno stato comune emotivo fatto di ansia, angoscia, senso di smarrimento, ha generato un’attenzione così grande che ci ha quasi imbarazzato.
Probabilmente ci siamo trovati dentro una tempesta perfetta; siamo stati una scintilla che ha suscitato interesse. Così abbiamo ricevuto e stiamo ricevendo una grande solidarietà e ogni giorno aumentano i medici che da tutto il territorio nazionale aderiscono a questa iniziativa. Medici della più diversa estrazione e anche medici specialisti di alto profilo. Non è che il servizio, perché gratuito e nato in una situazione di emergenza, vale meno dei servizi erogati in questo momento dalla sanità privata.
Come qualità della prestazione…
Certamente, perché gli strumenti sono gli stessi, l’approccio volontaristico non significa un approccio meno professionale.
Medicina solidale si ispira all’articolo 32 della Costituzione, cioè che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti”, e ha due obiettivi: il primo, esecutivo, è quello di dare un contributo in un momento di emergenza; il secondo è di natura etica perché si regge sulla solidarietà. Il servizio ormai gira a decine di prestazioni al giorno, le più diverse, e noi abbiamo ricevuto solidarietà anche da parte di infermieri e medici che lavorano nei reparti Covid, che ci ringraziano perché in qualche modo decomprimiamo la situazione. Siamo un gruppo di una trentina di medici che rispondono alle mail, alle telefonate. Potrebbe essere una buona idea, un modello da riprodurre istituzionalmente.
Da applicare su tutto il territorio…
Esatto. Noi stiamo lavorando pancia a terra come forse non era mai successo, animati da questo spirito di solidarietà, ma siamo lucidi, non vogliamo sostituire nessuno, anzi ci siamo resi conto che il modello funziona, però non abbiamo una sede, non abbiamo un centro operativo. Ci sono 30, 40 computer con dietro degli specialisti che vengono contattati con una mail, con una linea telefonica (da domani saranno due perché una è davvero troppo poco). Cerchiamo così di smistare quesiti che non portano via molto tempo, anche se sono fondamentali, importanti, perché ognuno è rimast ...[continua]

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