Anna Foa ha insegnato Storia moderna all’Università La Sapienza di Roma. Si occupa di storia della cultura nella prima età moderna, di storia della mentalità, di storia degli ebrei.

Il progetto di un museo del Fascismo a Predappio ha diviso gli storici; tu sei tra gli studiosi che hanno avanzato qualche perplessità.
L’individuazione di Predappio, che è un luogo di folclore, diciamo, come sede di un museo del fascismo mi sembra proprio un’idea balorda. Non si trasforma un luogo di folclore in una riflessione museale seria, secondo me. Ho anche dei dubbi sul senso di fare un museo del fascismo. Il fascismo andrebbe riassorbito nella storia del Novecento. Vedrei piuttosto un museo del Novecento con un’enfasi sui totalitarismi e sulle vicende della guerra, e quindi sul secolo del dolore. E però non a Predappio, francamente. Mi sembra che Predappio, luogo di nascita e sepoltura di Mussolini, porti con sé un una tale enfasi sulla persona che finirebbe con il far prevalere l’aspetto esclusivamente turistico. Francamente non vedo come un museo potrebbe far cessare questa caratteristica di luogo di pellegrinaggio fascista.
Se anche si volesse fare una cosa, come dire, scientifica, seria, neutrale, si rischierebbe alla fine di mettere da una parte i fascisti e dall’altra gli antifascisti. Non puoi fare un museo fra pro e antifascisti, mettendoli sullo stesso piano o quasi. È una cosa che non ha nessuna valenza storiografica, storica, civile. È una cosa inaccettabile, a mio avviso, proprio come presupposti metodologici. In fondo,  per cambiare la caratterizzazione di Predappio basterebbe applicare le leggi ed evitare la degenerazione di questo folclore, dalle bottiglie ai ricordini, alle messe, ai saluti fascisti. Sappiamo che in tutti i posti dove è stato sepolto un dittatore o un uomo simbolo di qualcosa, sono presenti questi fenomeni; non a caso alcuni sono sepolti in luoghi ignoti.
In Germania ci sono musei e memoriali...
Ma noi non abbiamo fatto quel percorso. Allora io dico: cominciamo a fare le cose serie come hanno fatto i tedeschi e poi vedremo... Insomma, in un paese in cui non c’è un museo del Novecento, fare un museo del fascismo vuol dire presentare il fascismo come una delle possibili verità. Così si finirà per rivalutarlo, per ridargli una dignità storiografica. E poi perché a Predappio? Va bene, Mussolini c’è nato, però il centro del fascismo è stata Roma, dalla marcia su Roma...
Va bene, a Predappio è morto, ma non dimentichiamo che è morto in divisa nazista, che lo seppelliscano i nazisti, allora! Questa è una cosa a cui mio padre Vittorio teneva molto: tutto questo nazionalismo di Mussolini poi è finito con la divisa con cui è morto. Certo, si era travestito, ma di fatto è morto in divisa nazista. E allora, francamente io penso che Predappio vada devitalizzata, non rinforzata.
Il dibattito sorto attorno al museo ha sollevato la questione di come raccontare il fascismo a un giovane.
Innanzitutto andrebbe evitata la formula "Il fascismo ha fatto bene - il fascismo ha fatto male” perché significa che, in fondo, il fascismo non ha fatto così male, fino alle leggi razziali è stato un regime accettabile. Bisogna reinserire il fascismo nei totalitarismi, nelle dittature. Il fascismo è stato un modello di dittatura (se vogliamo non completamente totalitaria, perché c’erano ancora la monarchia e la chiesa) per tutta l’Europa. Poi va sottolineato il rapporto, forte, con la Prima guerra mondiale, il nazionalismo.
Porsi la domanda se il fascismo sia stato buono, ...[continua]

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