Vittorio Gimigliano, architetto, è socio fondatore, con Annalia Immovilli, di Officine Urbane.  Officine Urbane sviluppa e coordina strumenti e progetti di riqualificazione, valorizzazione e rigenerazione urbana, ambientale e sociale del patrimonio edilizio pubblico e privato.

Ci racconti cos’è "Officine Urbane”?
"Officine Urbane” è uno studio associato di professionisti con esperienze e competenze diverse quanto complementari, nell’edilizia residenziale pubblica, nella rigenerazione urbana e pianificazione territoriale, nella riqualificazione energetica, nella valorizzazione del patrimonio immobiliare. Le nostre competenze differenti ci consentono di lavorare su scale differenti, dall’architettura al territorio.
Parallelamente, in modo complementare all’attività tecnico-professionale, conduciamo un’intensa attività di ricerca indipendente, che recentemente si è focalizzata sulle trasformazioni del territorio nella provincia di Reggio Emilia. Abbiamo elaborato dati sul consumo di suolo, sulla trasformazione della terra agricola in giacimento energetico, sul rapporto città-campagna, sulla recente metamorfosi delle periferie, sulle potenzialità delle reti territoriali dismesse e da riattivare, sulla necessità di ripensare i modelli economici, finanziari e attuativi delle trasformazioni urbane, sulla concreta possibilità di realizzare territori resilienti.
Condividiamo le nostre ricerche attraverso incontri pubblici con associazioni, comitati, cittadini, università. Promuoviamo una partecipazione attiva delle comunità locali;   con questo obiettivo abbiamo dato vita al blog "Urbanauti”, racconto e collegamento tra spazio e comunità, tra dimensione urbana e rurale, tra beni comuni ed economia solidale, tra campagna e cultura del cibo.
Quest’anno dal blog è nato il progetto "Urbanauti -viaggio ai confini della città”, una riflessione sul rapporto fra comunità e spazio urbano nella città consolidata, nelle periferie, nelle aree marginali. I viaggi degli "Urbanauti” ai confini della città adottano la forma dell’urban walking e l’osservazione si focalizza sull’uso degli spazi pubblici, sulle trasformazioni morfologiche e socio-economiche, guardando ai quartieri esemplari, all’evoluzione del mercato immobiliare, alla nascita di nuove tipologie edilizie, alle recenti modalità e strategie di urbanizzazione del territorio.
Le nostre ricerche si basano su reti aperte, inclusive e collaborative con cui condividere esperienze, esplorare nuove strade. E per questo comunichiamo con diverse modalità, anche attraverso i social network. 
Il mondo rurale e le sue trasformazioni sono oggi certamente poco studiate, e quando ciò avviene è per segnalare le difficoltà, se non la crisi strutturale, dell’agricoltura come sistema economico.
Italo Calvino scriveva che "la città prende forma dal deserto a cui si oppone”. Negli ultimi anni si parla, si scrive, si discute molto di città. Il XXI secolo sarà il "secolo urbano”, ma non può esistere città senza campagna. La storia delle città, la prosperità delle città, è nella ricerca costante di un equilibrio, di un’equità quasi irraggiungibile, con la campagna. Reggio Emilia, centro rurale fino agli anni 50 rappresenta in questo un archetipo. La sua storia, come la sua contemporaneità, è legata indissolubilmente al rapporto con il mondo rurale, a nord, con la Bassa, come a sud, con l’Appennino. Da lì sono arrivati gli operai delle Reggiane, molti di loro poi divenuti artigiani e imprenditori e protagonisti del benessere emiliano. Dalla campagna arrivano ancora oggi le eccellenze agro-alimentari. E nella campagna, vicino alla città, negli ultimi trent’anni si sono insediati, tra gated community e country style, tanti cittadini.
Mentre nelle aree interne della provincia, in collina così come in montagna, si assiste a  una inarrestabile contrazione demografica accompagnata da un rapido invecchiamento della popolazione e incremento della fragilità ed esclusione sociale, scompaiono le aziende agricole, soprattutto di piccola dimensione; la cura e la manutenzione del territorio agricolo quanto boschivo è sempre più scarsa. Aumentano i fenomeni franosi che, tra frane attive e quiescenti, ormai interessano il 18% degli edifici nella provincia di Reggio Emilia: poco più di diciassettemila edifici, un numero pari alla metà di tutti gli edifici danneggiati dal sisma in Emilia nel 2012. È un patrimonio immenso, privato quanto pubblico, ogni giorno a rischio. Nella Bassa reggi ...[continua]

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