Porpora Marcasciano è presidente del Mit (Movimento Identità Transessuale). Ha scritto Favolose Narranti. Storie di transessuali (Manifesto Libri, 2008), Tra le rose e le viole. La storia e le storie di transessuali e travestiti (Manifesto Libri, 2002) e AntoloGaia. Sesso, genere e cultura degli anni 70 (Il dito e la luna, 2007).

Facciamo il punto sulla legge per il cambiamento di genere in Italia. La legge 164 autorizza il percorso che porta al cambiamento di sesso e al relativo adeguamento anagrafico.
La legge 164 è stata approvata nel 1982. All’epoca era una legge all’avanguardia, una delle poche esistenti in Europa: ce l’avevamo solo noi e la Germania. A distanza di anni tuttavia quella legge oggi mostra i suoi limiti perché non affronta tutta una serie di questioni sulle quali ormai tutti i Paesi europei, tranne noi e la Grecia, si sono uniformati. Mi riferisco, in particolare, alla possibilità di cambiare il nome senza per forza arrivare al cambio di sesso: non tutti, infatti, possono o vogliono arrivare al cambiamento di genere. Ci vorrebbe poi una legge contro la discriminazione, non solo sul lavoro, e per tutelare le persone trans da episodi di violenza. Mi sembrano queste le misure più urgenti: l’Italia, infatti, è al primo posto in Europa per omicidi di transessuali.
Purtroppo nel nostro paese, da sei o sette anni a questa parte, non si parla più di diritti per i transessuali. Come Mit, addirittura, oggi temiamo di chiedere un aggiornamento della legge 164 perché, visti i tempi che corrono, il rischio è di perdere anche quello che abbiamo ottenuto. Da questo punto di vista stiamo vivendo in una sorta di forzato silenzio, perché mettere mano alle leggi molto spesso oggi in Italia significa perdere quel poco che si era guadagnato. Aspettiamo tempi migliori.
Com’è nato il Mit?
Il Mit come movimento di protesta e di rivendicazione del diritto a esistere è nato nel 1979 con manifestazioni a Milano, Roma, Torino, Firenze. Il Mit di Bologna, invece, l’associazione che difende e sostiene i diritti delle persone transessuali, travestiti e transgender, ha preso forma nel 1994 quando il Comune ci assegnò una sede e la Regione Emilia-Romagna finanziò prima un servizio di prevenzione all’Hiv e successivamente l’avvio di un consultorio per le persone transessuali.
Intorno a questo consultorio, che è l’unico (non dico in Italia, ma in Europa) gestito da un’associazione, vengono offerti tutta una serie di servizi pensati per soddisfare i bisogni delle persone transessuali. C’è lo sportello Cgil, che si occupa di tutte le questioni relative al lavoro, le discriminazioni, l’assistenza; il progetto di riduzione del danno nel campo della prostituzione, che è un progetto del Comune di Bologna e della Regione Emilia-Romagna che gestiamo noi e che comprende l’Unità di strada serale, l’accompagnamento ai servizi, ecc... Forniamo anche assistenza legale, assistenza alle famiglie; ci sono infine due gruppi di auto-aiuto ("Male to Female” e "Female to Male”) e il centro di documentazione.
Per chi si trova in condizioni di emergenza abitativa abbiamo a disposizione tre mini appartamenti che usiamo per l’accoglienza, ossia per tamponare situazioni critiche. C’è poi un ulteriore appartamento destinato agli articoli 18 e 13, cioè alle vittime di "sfruttamento” o di "tratta di esseri umani”.
Insomma, lo scopo di questo centro è di offrire alle persone trans, che rappresentano una categoria svantaggiata e a grosso rischio di esclusione sociale, attività di servizio, ma anche culturali. Organizziamo anche un Festival del Cinema, che ormai è alla quarta edizione.
Ad oggi abbiamo 670 utenti. I nostri servizi sono stati riportati in uno speciale elenco di buone pratiche compilato dalla Commissione europea. È una cosa che ci ha inorgoglito perché è un grosso riconoscimento.
Dicevi che soprattutto chi è in transizione e magari ancora non vuole arrivare al cambiamento di sesso, deve affrontare molti problemi nella vita quotidiana...
Prima ho fatto cenno al problema del nome. Bene, pensa a una persona che, apparentemente, è una donna (oppure un uomo, perché il transito, ovviamente, è nelle due direzioni) ma non avendo completato l’iter si ritrova con un nome che non coincide con quello che lei o lui sente di essere veramente. Questo crea problemi: il più grosso è sul lavoro. Una persona ha tutti i requisiti, ha un buon curriculum, supera la prove di ammissione ma, ad un certo punto, si trova di fronte a un datore ...[continua]

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