All’inizio dell’estate la ministra della giustizia Cancellieri ha dichiarato ai giornalisti che il sistema del carcere di Bollate bisogna esportarlo in tutta l’Europa. Ormai i proclami sono diventati patrimonio di tutti i politici; Berlusconi ha fatto scuola, come bravi studenti se ne sono un po’ tutti appropriati nell’emanare proclami e nel creare emergenze.
Sono vent’anni che la Corte Europea emana sentenze contro la barbaria delle carceri italiane, nulla è stato fatto nel senso dell’umanità e del rispetto della Costituzione.
Ancora oggi l’orrore regna sovrano nella maggioranza dei penitenziari della penisola, le baronie sono padrone delle Direzioni delle carceri che interpretano i regolamenti invece di applicarli. Su tutto ciò l’omertà impera come nelle sette segrete, con la complicità di tutti, nessuno escluso. L’arbitrio in assoluto è nel regime di tortura del 41 bis; la cosa più strana è che la ministra Cancellieri ha puntualizzato che la tortura del 41 bis non si tocca. Lei vorrebbe esportare la civiltà del carcere di Bollate (Milano) in tutta Europa, qualcuno dovrebbe dirle che prima bisogna esportarlo su tutto il territorio nazionale, iniziando ad aprire il carcere di Laureana, l’unico che competeva con Bollate e che alcuni mesi fa è stato chiuso. Forse si vuole che in Calabria, o nel Meridione in generale, si rimanga sempre sporchi, brutti e cattivi. Il carcere di Bollate è riuscito a portare la recidiva al 10%. Neanche i norvegesi ci sono riusciti, che spendono gli stessi soldi dell’Italia, ma hanno solo 5.000 detenuti, e si sono fermati al 20%. A livello nazionale la recidiva è del 70%, con punte del 90% in molti luoghi del Meridione; ogni punto di percentuale di recidiva costa allo Stato 51 milioni di euro (forse oggi anche di più), se la recidiva venisse portata ai livelli di Bollate, sarebbe il 60% in meno, che tradotti in cifra sono oltre tre miliardi di euro, la metà del budget stanziato per la giustizia, che è all’incirca di sette miliardi di euro.
Con i soldi risparmiati si potrebbe creare un sistema penitenziario tra i più avanzati del mondo, con il recuperare-rieducare-reinserire, che darebbe la possibilità di trasformare i detenuti in cittadini consapevoli e migliori di quando sono entrati; anche perché la maggioranza non sa cosa sia essere un cittadino. Il problema maggiore è il cambio della mentalità: fino a quando l’orientamento è la pena punitiva e la brutalità della repressione come controllo, l’ottusità genererà questo sistema barbarico.
Se a costo zero si possono fare queste riforme e non vengono fatte, ci deve essere qualche motivo che lo impedisce. Credo che non venga fatto perché in questo marasma ci sguazzano e ci mangiano un po’ tutti, pertanto è interesse che tutto rimanga così. Per questo motivo Bollate è rimasto un carcere pilota da oltre 10 anni.
La pena è solo punizione e afflizione. Bisognerebbe trasformarla in responsabilità e reinserimento con il lavoro e la cultura. Nessuno nasce delinquente, lo si diventa quando intorno a te c’è il deserto, né si può esserlo per sempre, sarebbe da criminali pensarlo.
Se fossi nato a Parma, non credo mi sarei trovato in carcere e con l’ergastolo, perché c’è un’Italia, quella del Nord, in cui lo Stato concede tutte le opportunità, e un’Italia colonia del Sud dove le opportunità si possono avere solo emigrando. In caso contrario, le scelte si riducono al lumicino e la strada più facile per raggiungere il benessere diventa usare le scorciatoie.
Fino a quando nel Meridione l’unica industria che si sviluppa e non conosce flessioni è quella della repressione, non cambierà mai niente e, di generazione in generazione, migliaia di ragazzi meridionali alimenteranno il tritacarne dell’apparato industriale della repressione. D’altronde le leggi repressive sono state emanate per il Meridione e applicate per i meridionali. Questo si evince dai numeri: nel regime di tortura del 41 bis sono al 100% meridionali; il 90% dei reclusi italiani sono meridionali; gli ergastolani ostativi sono al 100% meridionali. Pertanto, questo mastodontico apparato della repressione è usato al 90% contro il Meridione e per i meridionali. Credo che se tutti questi miliardi di euro usati per la repressione fossero adoperati per creare infrastrutture e un tessuto economico, la devianza sarebbe ridotta a livelli fisiologici.
Non si vuole questo, perché se anche l’Unione europea con una commissione ha stabilito che l’Italia è uno dei Paesi più sicuri d’Europa e che in questo momento ha il più basso indice di reati della sua storia, i mestieranti della paura danno fiato alle trombe per infondere insicurezza nella gente, in modo da poterli indirizzare anche politicamente.
Purtroppo queste cose le ho capite tardi, dopo avere trascorso oltre trent’anni in carcere. Ma se un giorno avrò la possibilità di uscire, non sarò più lo strumento di questo sistema criminale che ha ridotto lo Stato a una congrega del malaffare, e indirizzato tutte le frustrazioni sulle vittime designate dalla creazione di questo Paese: i meridionali.
Noi meridionali non paghiamo solo il reato come succede nel resto del Paese, ma paghiamo in quanto meridionali, pertanto noi stessi siamo un reato. Il sistema culturale razzista di Cesare Lombroso ormai è una realtà codificata dalle leggi e metabolizzata dalla società.
La nostra pena non finisce neanche allo scadere, ma continua anche dopo, con misure di sicurezza detentive e libere. Insomma, la nostra pena non ha mai fine. Anche per questo non è cambiato il codice penale di Mussolini, essendo più funzionale al potere per allargare la forbice della repressione, eppure si sta avvicinando al secolo, sono ottantacinque anni. Credo il più vecchio del mondo. L’Ordinamento Penitenziario fu emanato nel 1975, costretti dalle rivolte quotidiane nelle carceri, con tanti morti. Ma dopo tanti anni dalla fine della guerra tutti i codici sarebbero dovuti essere conformati alla Costituzione emanata nel 1948, invece ancora oggi le leggi fasciste imperano in tanti settori.
Se le leggi sono di una dittatura, possiamo chiamare democrazia il sistema del Paese?
In questi giorni non fanno altro che parlare di disegno di legge presentato per alleggerire il sovraffollamento nelle carceri, costretti dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, ma, nonostante tutto, è un guscio vuoto. Come ha detto un Presidente di un tribunale di Sorveglianza: "è una truffa”. Queste parole bastano a comprendere la natura del provvedimento. Non c’è bisogno di emanare nuove leggi, basta abrogare le leggi delle perenni emergenze, che soffocano non solo la giustizia, ma anche le libertà civili.
La domanda sorge spontanea: perché non vogliono riportare la civiltà nella giustizia? Ormai siamo diventati lo zimbello del mondo occidentale, retrocessi dietro i Paesi africani.
Personalmente penso che la politica sia ostaggio della dittatura della magistratura. Principalmente delle procure che dettano legge e condizionano la vita del Paese. Fino a quando non viene superato questo scoglio nulla cambierà.
Pasquale De Feo
Catanzaro