Periodicamente gli alunni chiedono a gran voce che la prova scritta di italiano sia un tema di attualità. In genere rifiuto: in primo luogo perché il tema di attualità è un rito compiuto innumerevoli volte, incentivo al conformismo e alla banalità del pensiero. Del secondo motivo parlerò più avanti.
Quest’anno una terza classe chiede un tema sulla camorra, e dopo ogni rifiuto torna alla carica con maggiore insistenza. Questa ostinazione inconsueta, insieme ad altri indizi, mi fanno ritenere che nella richiesta sia implicito qualcosa di importante; e poiché l’attività didattica deve partire dalle motivazioni degli alunni più che da quelle degli insegnanti, acconsento finalmente al tema di attualità.
Riflettendo sulle parole dei ragazzi, ad esempio sulla figura di Raffaele Cutolo, credo di indovinare che un punto di partenza significativo potrebbe essere la personalità del camorrista. Allora, dal libro di Enrico Deaglio “Raccolto rosso” fotocopio due pagine: quella in cui il medico legale di Messina analizza la fisiologia del Killer, i cui tessuti segnalano uno stato irreversibile di paura, stress e angoscia; e quella in cui un boss in procinto di essere ammazzato scoppia a piangere perché il biscotto inzuppato nel latte gli si è sbriciolato.
Il successo strepitoso delle fotocopie, che vanno a ruba, dimostra che l’inizio è stato azzeccato, che l’interesse dei ragazzi per l’argomento non è opportunistico né platonico.
Propongo allora di elaborare assieme un semplice questionario, che abbia al centro la personalità e le motivazioni dell’affiliato alle organizzazioni criminali, e gli atteggiamenti di coloro che gli vivono attorno. Dopo che la classe ha riempito il questionario, si può finalmente procedere al tema, nel quale ciascuno è chiamato a motivare le risposte date, e a riferire poi eventuali esperienze personali in merito ai punti trattati.
I temi, come si può vedere, rivelano quello che mi aspettavo: anziché essere la copia stereotipa di ciò che gli adulti desiderano si dica su un certo argomento (tale è in genere il tema di attualità), sono la rivelazione sincera di un’esperienza di vita di ragazzi che, rispetto al mondo criminale, si situano nella posizione, per così dire, dei vicini di casa, con qualche incursione al di là dei cancelli.
La loro ostinata domanda proveniva dunque dalla scomodità, dal disagio di questa posizione geografico-sociale.
Il questionario è stato poi diffuso anche in altre classi dell’istituto. L’ultima tappa del lavoro avrebbe dovuto essere la discussione sui risultati globali dell’inchiesta, ma era di maggio e i ragazzi avevano fretta di concludere l’anno scolastico per andare a lavorare.
Parole magiche
Non finisce mai di stupirmi la facilità con la quale l’intelligente, laico uomo d’oggi si abbandona all’uso di parole magiche: parole cioè che, oltre al loro significato strettamente denotativo, sprigionano un alone rassicurante, medicamentoso, contro le angosce dell’esistenza.
Tali parole seguono le vicissitudini della vita associata così come delle innovazioni tecnologiche : si espandono come epidemie poi vengono sostituite quando la loro funzione magica abbia perso efficacia.
Così, per un periodo ogni genere di malanno sociale apparve suscettibile di guarigione certa, a condizione che si installasse da qualche parte una banca dati in proposito. Poi toccò alle catastrofi naturali di essere messe sotto controllo grazie ad opportuno monitoraggio. Ogni disfunzionalità nei rapporti tra gli esseri umani sembrò infine essere giunta alla sua soluzione purché si instaurasse la necessaria professionalità nei reciproci ruoli. E così via. Qualche parola magica finisce purtroppo per diventare dotazione permanente dell’umana credulità, come l’attributo a rischio, vero e proprio esorcismo contro tutto ciò che è sgradevole e sgradito, per la salvaguardia di noi che siamo normali e non corriamo rischi di sorta.
La parola magica epidemica di questi tempi è senza dubbio memoria storica. La sua frequenza settimanale è impressionante, sulla bocca degli illustri pensatori come dei più umili professori. Suo obiettivo prevalente è di incolpare la gioventù- oltre che di tutto il resto- anche della svolta conservatrice in atto nel paese, in quanto priva della medesima (memoria storica).
L’ipocrisia, implicata in questo giudizio è a mio avviso stupefacente. Non mi capacito come gente così istruita possa dimenticare ...[continua]
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