Questa è la lettera che Maria Rosenzweig Pacht scrive al figlio Giorgio che non vede da anni e che è in Svizzera. La lettera si chiude con un post scriptum del 17 settembre ’44, il giorno in cui Maria, insieme ad altre sei ebree, verrà fucilata dalle SS tedesche. Dieci giorni prima erano stati fucilati diciassette detenuti fra cui il marito Karl Joseph.

Carcere Civile, Forlì, 13 Settembre 1944
Carissimo Giorgio, mio solo tesoro,
Oggi è un mese che sono arrivata qui. La disgrazia avvenne l’8 agosto, nel pomeriggio. Eravamo a Camerigiolo, in un podere, a circa 6 chilometri da S. Angelo, in cui eravamo rimasti come sfollati per sei settimane, quando sette soldati tedeschi armati della polizia, ci hanno fatto prigionieri. Ci hanno perquisito i bauli, togliendoci tutti i documenti, le lettere ecc. Poi ci hanno portato ad Urbania, vicino a S. Angelo, dove siamo stati detenuti dalla polizia fino al 12 Agosto.
Siamo arrivati qui la mattina del 13 Agosto, dopo una notte intera di viaggio su un autocarro. Il tuo povero padre fu portato via il 5, di sera, con altri otto ebrei a lavorare in Germania.
Giorgio carissimo, fino a quando tuo padre era qui potevo almeno vederlo tra le sbarre guardando dalla finestra. La vera tragedia comincia quando sono rimasta qui sola, con il cuore straziato dalla pena e dalla tortura, al pensiero della fine che potrebbe aver fatto il tuo povero padre e di ciò che accadrà a me. Ci sono sette di noi qui, tutte ebree, che aspettano di essere portate via in ogni momento.
Ti sto dando tutte queste informazioni, caro Giorgio, così che quando la guerra sarà finita conoscerai tutti i dettagli necessari per rintracciarci o per sapere cosa ne è stato di noi. La polizia ci ha consegnato al Qg delle SS tedesche, noi ora dipendiamo da loro. Tutte le proprietà di valore che avevamo addosso ci sono state confiscate; a tuo padre hanno preso 1.370 lire e 1.000 lire a me. Ci hanno tolto anche gli anelli nuziali, che noi tenevamo come sacri e come i simboli della nostra unione matrimoniale. Hanno portato via anche la sveglia che ci avevi regalato. Mi hanno lasciato 100 lire così che ho potuto comprare della frutta.
Ho aiutato tuo padre con la frutta per quanto ho potuto ma ora, Caro Figlio, tuo padre è senza un soldo. Non ha né mezzi né vestiti invernali. Preghiamo solo Dio giorno e notte che ci aiuti e ci faccia ritrovare tutti insieme. Che Dio ci aiuti presto e ci salvi. Le cose sono molto tristi per noi; il mio solo desiderio ora è quello di salvare la mia vita e di trovare tuo padre sano e salvo e te carissimo Figlio.

Se sarà desiderio di Dio quello di non salvarci, mio carissimo Giorgio, sarò felice se un giorno potrai venire a S. Angelo in Vado a trovare la nostra cara padrona di casa, insegnante, Signorina Wilna Clementi, Via Zuccari n. 18. Questo spirito nobile e sua sorella Edda, sono state molto gentili con noi; ci hanno sempre aiutato e ci sono state vicine nei momenti di sconforto.
In quest’ora così grave il mio spirito è con loro e con i loro figli, e pure con il marito di Edda, Carlo. Il mio cuore è pieno di gratitudine e saluti. Con Wilna sono rimaste tre scatole piene di nostre proprietà, magari è riuscita a salvare qualcosa. Forse è riuscita a tenersi le mie due pellicce, una macchina da scrivere Olivetti, un po’ di argenteria e della biancheria. Tutte le altre cose ci sono state tolte dai tedeschi, e dopo l’arresto ci è stato preso tutto quello che avevamo addosso. A Camerigiolo, l’ultimo posto dove abbiamo alloggiato, i padroni di casa Annibale e Augusta Bigini, erano nostri amici. Magari riuscirai a trovare anche loro a S. Angelo in Vado, a casa loro in Piazza Garibaldi. Erano presenti quando ci hanno portato via. Ho consegnato alla signora Augusta una scatola che ci era stata spedita da G.B. il cugino di tuo padre. Forse questa scatola è stata tenuta per te. Il Signor Annibale teneva i nostri due bauli nel suo armadio. Uno era pieno di vestiti, mentre nell’altro c’era della biancheria. Vedrai se questi oggetti sono ancora là. Non troverai il secondo baule con i vestiti e gli oggetti di valore e neppure la borsa grande con la biancheria da letto poiché erano nel rifugio dove vivevamo. Ma troverai sicuramente tutto quello che Wilna è riuscita a tenere per te, a casa sua. Mentre ero qui, in prigione ho consegnato due fotografie alla Sorella Valeriana che con me è stata come una madre. Le fotografie sono tue, di quando eri bambino; le ho consegnato anche un diario su ...[continua]

Esegui il login per visualizzare il testo completo.

Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!