Il giorno dopo il suicidio l’ispettore generale di Pubblica sicurezza, Giuseppe d’Andrea, inviava al capo della divisione della Polizia politica «un foglietto dattilografato, che il Formíggini aveva racchiuso in diverse buste, due delle quali indirizzate alle Ll.Ee. Bottai e Solmi» recitante:
«A. F. Formíggini Nacmani. Modenese. Liquidazione. Modenesi! Rieccomi e per sempre! Prima che nuove leggi sopraggiungano ad abrogare la pienezza dei miei diritti civili, conchiudo il mio umile ciclo mortale col cuore del perfetto modenese e con la finezza e la dignità dell’Ufficiale italiano ex combattente. La mia trentennale, febbrile, gratuita, dispendiosa fatica è distrutta: ma non è distrutto il tesoro insopprimibile della piena coscienza del lavoro compiuto e del sentirmi incontestabilmente degno della Patria! La Biblioteca Estense riceverà in consegna l’archivio della mia famiglia; la mia ampia Autografoteca editoriale e la mia Casa del Ridere. [...] La mia diletta famigliuola, ormai perfettamente ariana, non avrà limitazioni e sarà perciò in grado di dare alla Estense i mezzi per sviluppare la più peregrina delle mie iniziative, degna della città del Tassoni e dell’Editore dei Classici del ridere e intonata col “genius loci”. Dite ai miei amici Solmi e Bottai, che mi hanno voluto tanto bene, ai quali ho voluto tanto bene, che ottengano dal Ministero della Cultura Popolare che la mia “Italia che scrive” [Ics] [...] possa continuare per rendere ancora alti servigi alla Patria. Gli facciano capire che l’Ics è diversa da tutti gli altri periodici del genere che sono stati tentati invano, in ventun’anni [sic], per sostituirla, e che, come non ha mai risentito della altrui concorrenza non ha fatto mai concorrenza ad alcuno. Gli raccomandino analogamente il CHI È?: tutto il mondo lo aspetta: sarebbe ritardare gli sviluppi di una impresa tanto necessaria che, forse, resterebbe stroncata per sempre.
Addio, cari Concittadini, il piccolo spazio che c’è fra la Ghirlandina e il Tassoni lo chiamerete al tvajol ed Furmajin per indicare la limitatezza dello spazio. Non direte “sudario” perché tvajiol è parola più allegra e simposiale. Fatemi abbrustolire il più rapidamente e il più clandestinamente che sarà possibile e consegnate le mie ceneri al mio figlioccio il quale sa che cosa deve farne. Ecco: in estremo atto di disciplina elevo il mio bravo saluto al Duce e, lancio dall’alto il mio alto grido: Italia! Italia! Italia!
E lancio dall’alto anche me stesso: BUMF!
Formíggini da Modena»
Estrema raccomandazione: siate rassegnati alla mia sorte, non fate recriminazioni. Non guastatemi le uova nel paniere.
Poscritto alla lettera indirizzata alla moglie
e al figlioccio prima di suicidarsi gettandosi dalla torre del duomo
di Modena per protesta contro le leggi razziali il 29 novembre 1938
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