Cari amici,
a sette anni la mia nonna paterna mi regalò un cosiddetto “libro per gli autografi”. Con quello avrei potuto chiedere agli amici e ai parenti di scrivere i loro pensieri e lasciarmi la loro firma. Quando aprii il libro, trovai che nella seconda di copertina mia nonna aveva già inciso un motto: “La felicità è stare sempre nella propria stazione”. Ferrovie e treni non c’entravano nulla; si riferiva alla propria posizione nella gerarchia sociale. Un adagio che faceva parte di una narrazione classista, volta a ostacolare il cambiamento sociale. Per essere felice non avrei mai dovuto aspirare a desiderare, dalla vita, più di quanto mi fosse stato concesso in quanto figlia della classe operaia; puntare a cambiare condizioni sociali o pretendere di più mi avrebbe portato solo disgrazie.
All’apice della nostra piramide delle classi e delle posizioni sociali sedeva e siede ancora la monarchia, con la regola della primogenitura. La morte della Regina Elisabetta è stata l'occasione per ricordarci, ancora una volta, quanto il mondo in cui viviamo tenga il presente saldamente legato al passato. Il rituale prevede tappe ben definite, sia per il passaggio del potere reale costituzionale, sia per il lutto, ed è anche il sigillo dell'“Establishment” nella nostra realtà sociale ed economica.
I rituali ci possono apparire pura superstizione e lo sfarzo che li accompagna financo innocuo: l’apicoltore reale, John Chapple, si è recato a Buckingham Palace e a Clarence House per sussurrare alle api che risiedono negli alveari reali la notizia della morte della regina e della scelta del suo successore, Re Carlo III. Le linee-guida del governo sul lutto nazionale sono già state diramate: tutte le bandiere degli edifici pubblici devono essere poste a mezz’asta, i negozi hanno la facoltà di chiudere, gli eventi in programma vanno cancellati -anche il movimento Extinction Rebellion ha rimandato la propria iniziativa prevista a Hyde Park. Le fasce a lutto vengono vendute in saldo.
Le cerimonie, le tradizioni e gli spettacoli, alcuni dei quali risalgono al Medio Evo, esistono come segno di rispetto, ma anche per assicurarci che, sebbene possa sembrare che tutto sia cambiato, in realtà non è cambiato nulla. La continuità è sovrana. Ed è così, cari amici, che piace a molta, moltissima gente. Possono tutti adagiarsi confortevolmente in questo particolare momento in cui non ci viene chiesto altro che accettare le cose come stanno.
Personalmente non so bene cosa pensare, a proposito della regina. Ho apprezzato il notevole sfarzo semantico sfoggiato sui media, durante la diretta non-stop, nel descrivere i valori associabili al suo regno: servizio pubblico, empatia, amore -tutti valori che, però, sono apparsi decisamente carenti nei governi degli anni recenti. Spero che l’ambientalismo di Re Carlo III ci sia d’aiuto e, d’altra parte, chi di noi non può provare empatia con chi perde una mamma, una nonna, una bisnonna?
Ma… poi mi torna alla mente la ricchezza, la mancanza di trasparenza, il privilegio bello e buono. Re Carlo riceverà dalla defunta madre ventiquattro cavalli da corsa e ottanta giumente da riproduzione. Suo figlio, nuovo principe del Galles, prenderà il controllo del Ducato di Cornovaglia con un introito annuale di “almeno 21 milioni di sterline”, secondo la testata online “Tortoise”. Quando vale in tutto la famiglia reale? Secondo “Forbes”, 28 miliardi di dollari. Noi stessi, nell’anno 2022-23, contribuiremo alla loro ricchezza, attraverso il Sovereign Grant pagato con le nostre tasse, con 86,3 milioni di sterline.
Questi dieci giorni di lutto nazionale avranno un impatto sulla vita delle persone comuni. Proprio ora che il Royal College of Nursing [il sindacato di chi svolge la professione infermieristica, Ndt] ha annunciato che il Servizio sanitario nazionale è “sull’orlo del precipizio” e che incombe sul paese lo spettro di uno sciopero generale, nel giorno del funerale della Regina andranno cancellati tutti gli appuntamenti e gli interventi già prenotati; appuntamenti e interventi per cui molti pazienti hanno già atteso mesi, se non anni. Al momento, nelle liste d’attesa del Servizio sanitario nazionale ci sono 6,8 milioni di persone e un decimo di queste sarà costretto a rivolgersi al settore privato. Le scuole resteranno chiuse, ma starà ai singoli datori di lavoro decidere se i loro dipendenti potranno usufruire di un giorno festivo. Per quanto riguarda il parlamento, l'interruzione delle sedute ...[continua]

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