L’apostolato mazziniano intravisto da Gobetti in “Vita Fraterna” ben definisce l’impegno idealistico promosso, tra intervento, guerra e dopoguerra, dalla piccola rivista milanese, in cui si esprime una tradizione lombarda ove confluiscono risorgimentalismo, conciliatorismo ed emancipazionismo femminile. Ci si ispira a quel Mazzini che voleva l’Europa delle libere nazioni, nella fedeltà alla sua ispirazione religiosa che radicali, repubblicani e socialisti, a Milano come a Roma o in Romagna, hanno dimenticato a favore di un positivismo materialista e scientista, sotto influsso massonico. Ora spira un’aria rinnovata, il clima culturale va trasformandosi e uomini nuovi come Umberto Zanotti Bianco e Tommaso Gallarati Scotti scrivono di Mazzini in una prospettiva nazional-liberale comune a tanti altri giovani e meno giovani, da Prezzolini ad Amendola, da Boine a Borgese, distanti tanto dal radicalismo e dal massimalismo socialista, quanto dal nazionalismo ufficiale e “imperialista”. C’è un influsso anglosassone che soverchia col suo pragmatismo quello ideologico d’importazione francese e ciò si vede in “Vita Fraterna” sia sul terreno femminile nella rivendicazione di nuove professioni, a partire da quelle infermieristiche a contatto coi soldati feriti e invalidi al fronte e nel fronte interno -costante è la presenza di inserti centrali in “Vita Fraterna” nel nome di Florence Nightingale- sia nella battaglia per una scuola libera, “adatta al sentire del popolo”, che trova da qualche anno in Lombardo Radice, Gentile e Codignola i suoi principali teorici. Il superamento del positivismo è del resto un principio evidente nell’indirizzo della Libreria Editrice Milanese, sorta negli anni della rinascita idealistica e del modernismo espressosi a Milano con “Il Rinnovamento” (1907-1909), e che ha pubblicato testi come l’inchiesta di Paolo Arcari, La coscienza nazionale in Italia, 1911, due libri di Bernardino Varisco, Conosci te stesso, 1912 e I massimi sistemi, 1914, l’Autobiografia del modernista inglese George Tyrrell, 1915, nonché testi di autrici partecipi del modernismo italiano come Antonietta Giacomelli, Per la riscossa cristiana, 1912 e Sofia Vaggi Rebuschini, Novelle, 1913. È nell’ambito della Libreria Editrice Milanese e per opera della Rebuschini che è nata ed è cresciuta l’esperienza di “Voci amiche”, 1911-1916, mensile femminile che al momento cruciale della decisione nazionale sceglierà la via dell’intervento, su una linea com ...[continua]
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