«Dove non è perita la parola, là nemmeno soccombe l’azione», scriveva Aleksandr Herzen, partecipe della rivoluzione francese del 1848 e poi, nel 1849, della Repubblica romana, riflettendo su quelle sconfitte. La storia parrà dargli ragione.
Nel 1870, l’impero di Napoleone III -pendant della borghesia e dell’aristocrazia rapaci e predatorie vincitrici nel 1848- entra in guerra contro la Prussia del kaiser Guglielmo I e del suo cancelliere, Otto von Bismarck.
Il redde rationem avverrà, fra il 29 agosto e il 1 settembre 1870, sul campo di battaglia di Sedan. Sconfitto, Napoleone III viene preso prigioniero dai prussiani, che occupano parte della Francia. Il 4 settembre 1870, a Parigi, viene nuovamente proclamata la Repubblica, che cerca come può di resistere all’offensiva prussiana. Soprattutto a Parigi, a Lione, a Marsiglia e nel sud-est francese, nascono associazioni di lavoratori e comitati repubblicani che gestiscono la vita sociale in autonomia dal governo repubblicano e organizzano battaglioni di Guardia nazionale contro i prussiani.
Nel gennaio 1871 viene firmato l’armistizio con la Prussia e il 18 marzo, ormai isolato dalla popolazione, il governo repubblicano, guidato da Adolphe Thiers, si trasferisce a Versailles. Parigi insorge e moltissimi soldati, che dovrebbero portare via gli armamenti e i rifornimenti situati in città, fraternizzano con il popolo. Le truppe prussiano-versagliesi assediano la città.
Il 28 marzo 1871, riuniti all’Hotel de Ville, i delegati dei vari arrondissement parigini, delle associazioni e dei comitati repubblicani e popolari, della Guardia nazionale, proclamano la Comune e organizzano la difesa della città.
La Comune -molti sono al suo interno i leader, operai e non, ma nessuna figura carismatica assume un ruolo preminente- ha una stella polare: l’auto-emancipazione, identificata con la creazione di una repubblica federale basata sull’unione delle associazioni democratiche locali e di mestiere. Proclama, mettendole in pratica, la libertà individuale, di coscienza e di lavoro; la parità fra donne e uomini senza distinzioni di razza, nazionalità, fede o posizione sociale; l’istruzione libera e gratuita per tutti e ad ogni livello; la separazione radicale fra la sfera pubblica e la Chiesa. Attua l’intervento permanente di tutti i cittadini nelle vicende comunali, la revocabilità degli eletti a qualsiasi incarico pubblico e la scelta dei magistrati tramite elezioni o concorsi pubblici trasparenti. Sul piano economico si calmierano gli affitti, le officine e le manifatture abbandonate dai proprietari vengono affidate ad associazioni cooperative di operai, viene stabilito che, per tutti, vi sia parità di salario a parità di lavoro.
Parigi viene bombardata continuamente, si combatte casa per casa e piano per piano, ogni strada, ogni vicolo, ogni piazza, perfino ogni fogna agibile, è sede di scontri accaniti, di atti di eroismo e di crudeltà (spessissimo compiute dai prussiano-versagliesi, ma non solo). Il 21 maggio le truppe versagliesi-prussiane sfondano alla porta di Saint-Cloud e si apre loro il centro di Parigi. La resistenza comunarda è arroccata attorno alla collina di Montmartre, a Mènilmontant, a Belleville e nella zona del cimitero Père Lachaise. Comincia la Semaine sanglante, che terminerà il 28 maggio, con le ultime fucilazioni dei 1.600 comunardi ancora resistenti al Père Lachaise.
Il numero complessivo dei morti rimane ignoto: pare che solo i fucilati dai versagliesi siano stati circa 30.000 (le stime del governo Thiers dicono però 17.000). È certo invece che i comunardi giudicati dai Consigli di guerra furono 36.000, fra cui 1.725 stranieri. I condannati furono 13.440, dei quali 270 condannati a morte (le condanne effettivamente eseguite saranno 26), gli altri furono incarcerati o mandati ai lavori forzati e alla Cayenna, tantissimi anche i deportati nella Nuova Caledonia, sperduta isola della Polinesia francese. Fra questi ultimi anche Louise Michel, combattente e organizzatrice dell’“Unione delle donne per la difesa di Parigi”. Come “espiazione” per i “sacrilegi” della Comune, dopo pochi anni, sulla collina di Montmartre viene eretta la cattedrale del Sacre coeur.
Ancora Herzen aveva scritto: «Nella storia tutto è improvvisazione, tutto volontà, tutto ex tempore, davanti non ci sono né limiti, né rotte di marcia, ci sono delle condizioni, una santa inquietudine, il fuoco della vita, e per i guerrieri l’eterna sfida a provare le loro forze, ad andar ...[continua]

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