Le elezioni europee del maggio 2019 hanno provocato un forte scossone nel panorama politico e sociale della Germania. Nel panorama politico, perché i veri vincitori di queste elezioni sono stati i Verdi che hanno riportato il 20,5% dei voti (nelle elezioni del 2014 avevano il 10%).
​Tra i partiti di governo, la Cdu (Unione di cristiani-democratici) ha riportato il 22,6%, perdendo circa l’8% rispetto alle elezioni del 2014 e la Spd (Partito democratico-sociale) ha perso ancor di più, ottenendo un misero 15,8% rispetto al 28% del 2014.
In Germania le elezioni europee non hanno mai avuto un impatto sulla politica nazionale, come è stato invece in Italia. Quest’anno però si è mosso qualcosa: la Spd è andata in crisi e la presidente del Partito, Andrea Nahles, ha dato le dimissioni, lasciando al suo posto un triumvirato di sostituti che guideranno il partito in funzione vicaria fino alle consultazioni di ottobre in cui la base dovrà pronunciarsi. In molti si pongono ora la domanda se la Spd non farebbe meglio a ritirarsi dalla “Grande coalizione”, che continua ad avere un effetto negativo per i socialdemocratici.
Ma anche l’altro partito popolare, la Cdu, con il partito fratello Csu, che regge la Baviera, ha avuto perdite ingenti.
Qui la crisi si è manifestata con polemiche interne velenose già prima delle elezioni europee, con il ministro dell’Interno Seehöfer (in quota Csu) che ha voluto una stretta nella politica della migrazione, attaccando la cancelliera Merkel e spingendosi su posizioni di destra.
Per questo calcolo politico forse la Csu ha guadagnato qualche punto, ottenendo alle europee un 6,3% rispetto al 5% del 2014, ma ha perso molto di credibilità in Germania, perché bisogna ricordare che la Baviera non è la Germania! In Baviera, ad esempio, su 13 milioni di abitanti complessivi, tre milioni sono tedeschi originari dei Sudeti (“Sudetendeutsche”), da dove vennero espulsi dalla Cecoslovacchia alla fine della Seconda guerra mondiale, e mantengono una mentalità di estrema destra. Con l’ingresso della Cecoslovacchia in Europa, pare si siano alquanto moderati, ma fino a poco tempo fa si battevano per avere compensazioni per i territori che avevano dovuto abbandonare in Cecoslovacchia.

Dopo le europee si è anche assistito al clamoroso fallimento della legge sui pedaggi (Maut) tanto voluta dal ministro dei trasporti Dobrint (in quota Csu). Questa legge prevedeva un pedaggio per le autostrade tedesche, ma solo per gli stranieri! Ai tedeschi la quota del pedaggio sarebbe stata restituita con una detrazione sulla tassa per l’automobile. Era evidente che questa legge non avrebbe trovato il favore delle istituzioni europee, ma tanto si fece che la commissione europea accettò la proposta...
L’Austria, che ha anche un pedaggio universale, ha fatto causa alla Germania presso la Corte europea, e la settimana scorsa la corte si è pronunciata: la legge del Ministro Dobrint è fuori legge... europea! Un duro colpo per l’atteggiamento nazionalista spinto della Csu!
Le polemiche interne alla Cdu riguardano la mancanza di un programma per combattere i cambiamenti climatici. Il movimento di Greta Thumberg ha sostenuto la vittoria dei Verdi, ma molti tedeschi si sono stufati della politica che copre gli interessi delle grosse corporation e in particolare delle case automobilistiche. Il fatto che sia partita dall’America la denuncia sullo scandalo del diesel, e che in Germania non siano previsti risarcimenti per i danni da polveri sottili, la dice lunga sulla potenza della lobby automobilistica.
All’indomani delle elezioni europee la Germania si è svegliata di colpo con “la sindrome dei verdi”, ora si moltiplicano le proposte dei partiti per  arrestare il cambiamento climatico... e la crescita di consenso a favore dei Verdi!

Anche il clima sociale in Germania si fa più pesante.
Il 2 giugno sulla terrazza della sua casa è stato liquidato con un colpo di pistola sparato a distanza ravvicinata il presidente della regione di Kassel Walter Lübke.
Era nel partito cristiano-democratico ma era aperto alla questione dei migranti e nella crisi del 2015 aveva difeso le decisioni della cancelliera Merkel di aprire le frontiere facendo entrare i rifugiati siriani, dichiarando che chi non condivideva queste posizioni poteva anche andarsene dalla Germania. La sua posizione gli aveva procurato denigrazioni, accuse e minacce sui social, ma fino al 2 giugno nessuno aveva dato peso o voce a ciò, né posto il problema del terrorismo di destra.
Intanto un lunghissimo processo contro una associazione terroristica di destra, Nazional Sozialistiche Union, autrice di nove omicidi di stranieri, si era appena concluso, dopo anni di depistaggi e coinvolgimenti dei servizi segreti tedeschi, che avevano cercato i colpevoli nelle “società parallele” degli stranieri, invece di seguire la traccia della pistola usata per gli omicidi (sempre la stessa).
Il dibattito seguito alla morte violenta di Lübke ha portato alla ribalta l’esistenza di associazioni di destra molto attive sui social e nei circoli politici, come ad esempio gli “Identitari”. Si tratta di un movimento nato nel 2012 sui social con una vasta campagna di difesa della identità etnica omogenea, con il rifiuto del multiculturalismo e dell’islamizzazione della Germania e la propaganda per una “vera” democrazia diretta, rivolta però ai patrioti tedeschi, giovani e senza esperienza di migrazione. I valori di questo movimento che raccoglie circa 600 persone sono “patria, libertà e tradizione” e la loro azione politica tende a contrastare le politiche di integrazione dei rifugiati contribuendo a un clima di sospetto e di rifiuto dei rifugiati politici.
Accanto agli identitari, esistono gruppi di destra di più antica origine, come i Reichsbürger (cittadini del Reich) e i Selbstverwalter (autonomi nell’amministrazione)
Entrambi i gruppi rifiutano la legittimità dello stato tedesco e della sua organizzazione richiamandosi a diversi argomenti, alcuni dei quali anche di un certo peso come, ad esempio, che il terzo Reich non è finito e che la costituzione tedesca (Grundrecht) non fu votata dai nuovi Länder dopo la caduta del muro nel 1998, come era previsto, ma fu estesa ai nuovi Länder senza un’azione democratica. Solo una piccola parte di queste persone sono attive e posseggono armi, si stima che siano circa un migliaio, ma questo numero sta crescendo anche grazie ai social col rischio di attrarre molti frustrati e isolati, anche forse con problemi psichici. Nel luglio di quest’anno a Wächtersbach un tedesco di 55 anni ha sparato a un giovane rifugiato eritreo di 26 anni ferendolo gravemente, dopodiché si è ucciso nella sua auto lasciando una lettera di addio in cui dichiarava di aver voluto “prendere qualcuno con sé per fare un piacere alla gente che paga le tasse”. Sulla lettera trascrive il motto delle SS: “Il mio onore è la fedeltà, e la croce uncinata del terzo Reich”!

Intanto nelle grandi città è diventato quasi impossibile trovar casa. Gli affitti sono alle stelle e se uno deve trasferirsi è un dramma. I risparmiatori vagano alla ricerca di investimenti per i loro risparmi, che giacciono sui libretti senza speranza di ricevere interessi adeguati.
La stampa conservatrice punta il dito sulla politica della Banca centrale europea, colpevole della scomparsa degli interessi bancari e dell’aumento degli affitti, dovuto alla speculazione immobiliare come bene-rifugio.
La politica tace. L’ultimo tema di dibattito prima della pausa estiva è stato l’annuncio di una legge a firma democratico-cristiano e socialista sulla tassa per l’anidride carbonica.
In Germania esiste un vasto consenso sulla necessità di proteggere la natura e di ridurre le emissioni nocive per l’ambiente, ma esiste anche il rischio che una iniziativa di legge poco ponderata svantaggi i cittadini più poveri, i pendolari, quelli che hanno lavoro, ma non sufficiente per vivere e devono integrare con gli assegni sociali.
Sembra tutto sospeso in attesa dei due eventi che dominano la scena economico-politica: la Brexit e le sue conseguenze per la Germania, soprattutto per le catene di produzione delle auto, e la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina.