È ancora vivo in noi il triste ricordo dell’occupazione fascista di Ravenna, dell’invasione e dell’incendio dello storico Palazzo Byron, dove avevano sede le cooperative ravennati. I giornali che fecero la descrizione dell’occupazione ci narrarono che le orde fasciste, ubriache di alcool e di sangue, invadendo i locali della «Federazione», non avevano trovato che un uomo. Era Nullo Baldini, rimasto nel suo ufficio, al suo tavolo di lavoro, ad attendere gli invasori per ricordare loro che quella che essi stavano distruggendo e saccheggiando era proprietà sacra dei lavoratori, accumulata attraverso lunghi anni di lotte e di sacrifici.
Quando Baldini rievoca questo episodio il suo volto assume una espressione di profonda tristezza. È tutta la sua opera che è andata distrutta nel rogo del Palazzo Byron.
«Ravenna -racconta- era già stata occupata dalle "camicie nere”: circa ottomila, equipaggiate ed armate fino ai denti, al comando di Italo Balbo e di Dino Grandi. Nella giornata i fascisti avevano preso possesso della Camera del Lavoro repubblicana, che poi evacuarono per un compromesso. Io sapevo che sarebbero venuti, più tardi, nella notte, alla sede delle nostre cooperative, perché era soprattutto su queste che puntavano. C’erano delle opere, c’era un patrimonio, c’era l’odio implacabile degli agrari contro i nostri esperimenti di conduzione collettiva della terra. Telefonai a Roma a Turati informandolo della imminente occupazione fascista ed avvertendolo che io non avrei abbandonato il mio posto. Turati subito mise al corrente Facta, allora presidente del Consiglio, e Vigliani, direttore generale della polizia.., ed i fascisti vennero. Vennero a mezzanotte, annunciati da un infernale baccanale di urli e di spari e carichi di latte di benzina.
Io ero nel mio ufficio. In un altro c’era Caletti che per quanto l’avessi supplicato di andarsene, non volle lasciarmi. D’un tratto la porta del mio ufficio si apre e due figuri colla rivoltella in pugno avanzano verso di me: "Venga con noi alla sede del fascio”, mi dicono. "Il mio posto è qui: non ho nulla da fare alla sede del fascio” rispondo. Nel frattempo sopraggiungono altri fascisti e delle guardie regie. Il colloquio continua con l’ufficiale delle guardie regie. "Onorevole Baldini, lei non può più restare qui. Le fiamme hanno già invaso parte dell’edificio e minacciano i piani superiori”. "E Caletti dov’è?”, chiedo. "È in salvo” mi risponde l’ufficiale della guardia regia. Uscii, accompagnato dall’ufficiale e scortato da alcune guardie regie. Nella strada -colla morte nel cuore- osservai il rogo ed i fascisti che fermavano i carri dei pompieri...».
Tratto da un’intervista rilasciata da Nullo Baldini a Pallante Rugginenti nel 1932
(in seguito pubblicata su Memorie e altri scritti di Nullo Baldini)
Tomba di Nullo Baldini, Cimitero monumentale di Ravenna
Visita alla tomba di Nullo Bandini
ricordarsi
Una Città n° 241 / 2017 luglio-agosto
Articolo di reprint di Nullo Baldini
LA VISITA - NULLO BALDINI
Visita alla tomba di Nullo Baldini
Archivio
Il boschetto di La Fatarella. Ricordi spagnoli
Una Città n° 298 / 2023 dicembre 2023 - gennaio 2024
Come ogni anno, anche questo novembre, nell’85° anniversario della fine della battaglia dell’Ebro, varie associazioni si sono ritrovate nel bosco di La Fatarella per la posa di targhe commemorative in ricordo di combattenti delle brigate i...
Leggi di più
I RAGAZZI STANNO BENE
Una Città n° 266 / 2020 maggio
Cari amici,
vogliamo credere che stiate tutti bene e che siete tornati a respirare con più leggerezza. La situazione qui da noi è molto migliore rispetto alla vostra, però nell’aria si avverte comunque una specie di pesantezza ...
Leggi di più
Prefazione al libro Brutti ricordi
Rispondendo all’invito dei miei amici del mensile Una Città di Forlì, ai quali sono unito da numerosi legami di collaborazione, scrivo due parole per presentare un libro che ho trovato affascinante, non solo per il suo argomento, che non manca assolutamen...
Leggi di più
Negro latte dell'alba noi lo beviamo la sera...
NEGRO latte dell'alba noi lo beviamo la seranoi lo beviamo al meriggio come al mattino lo beviamo la nottenoi beviamo e beviamonoi scaviamo una tomba nell'aria chi vi giace non sta strettoNella casa vive un uomo che gioca colle serpi che scriveche scrive ...
Leggi di più
Grazie, padre, che in questa guerra hai deciso di rimanere umano
Una Città n° 276 / 2021 giugno-luglio
Realizzata da Andrea Rizza
Realizzata da Andrea Rizza
Mi rivolgo a voi come uomo trentanovenne, che è l’età che aveva mio padre Azem quando ci siamo separati, quando l’ho visto per l’ultima volta, senza sapere che sarebbe stato l’ultimo giorno che avremmo vissuto insieme...
Leggi di più

















