Un altro compleanno! Che bello! C’è solo un piccolo particolare, siamo nel novembre del 2016, e l’ultimo di cui ho lasciato traccia con uno scritto è datato 18 novembre 2007! Ne riporto un pezzettino:

"18/11/2007: una data qualunque per chiunque, ma non per me. Oggi è il mio compleanno, il mio quarantesimo compleanno. Con questo sono diciassette che ne compio qui dentro. È triste tornare indietro con il pensiero, tornare ai miei vent’anni, un’età in cui credi che il mondo ti appartenga, un’età in cui si è convinti di essere immortali, un’età in cui il futuro si presenta pieno di speranze, di amore, di possibilità. Tutta illusione! Tutta menzogna, tutto inganno. Il tempo? Vuoto. La vita? Illusione. L’amore? L’unico mezzo per sopportare il tempo e aggirare l’illusione”.

Da allora sono passati nove anni! Allora ne compivo quaranta e mi sembravano già troppi, oggi ne compio di nuovo quaranta, con l’aggiunta di nove, e continuano a sembrarmi troppi… Ma è solo una mia sensazione o lo sono davvero? Pensare che mi lamentavo che di galera avevo già scontata quasi diciassette anni… Oggi sono nove in più di questa galera, cosa dovrei fare, continuare a lamentarmi? No! Ormai ho capito. Il mio destino è quello di continuare il mio ciclo vitale dentro queste maledette mura.
Pessimista? Forse, ma io preferisco pensare di essere un ottimista mancato, di conseguenza un realista. Brutta parola "realista”, sembra non dare speranza che le cose possano essere diverse da come sono. Forse le cose stanno davvero così. Chi nella storia è riuscito a cambiare le cose se non gli ottimisti? O forse è meglio chiamarli sognatori? Sì, sono i sognatori a cambiare il mondo… allora anche io voglio essere un sognatore!! Ma… guardandomi attorno, non è che io veda una qualche strada da percorrere che sia diversa da quella che già sto percorrendo.
Magari posso sognarla quella strada diversa, magari se ci credo con tutte le mie forze e la desidero veramente, me la vedrò comparire davanti, così, dal nulla. Ma a pensarci bene, dal nulla nasce solo il nulla. Allora mi sa che quella strada diversa in realtà c’è già, sì, deve essere così, solo che io continuo a non capire come fare per trovarla. Magari basta solo crederci... Sì, dai! Non mi costa poi nulla, no?
Perché ostinarsi a credere che le cose non cambieranno mai e che io morirò tra le sporche mura di uno sporco carcere in una sporca cella quando posso credere che va tutto bene? Sì, ne ho scontati già 25 di anni, il più è fatto… un altro paio di anni al massimo e poi… vuoi che un paese civile come il nostro lasci morire in carcere di vecchiaia un detenuto che è stato arrestato quando di anni ne aveva soltanto ventitré? No, la giustizia, lo stato, il governo, sembrano non avere un’anima e un cuore, ma in realtà l’hanno, sì, dai, del resto, siamo un paese civile… "Civile” dovrebbe provenire, se non erro, da civiltà...
Bene, prendendo in prestito il significato di "civile” in sociologia e supponendo che si tratti dell’insieme di elementi giuridici, culturali, morali e religiosi, dovrei continuare a dare ragione a quando detto, e cioè che non credo che in un paese civile come il nostro lascino morire in carcere un detenuto che ha già scontato così tanta galera..
Tuttavia, un pensiero dominante frulla nella mia misera testa. Se dopo venticinque anni mi ritrovo ancora a scontare la mia pena in circuiti di alta sorveglianza, se ancora dopo tutto questo tempo, nei rigetti delle mie richieste di permesso viene motivata con: "Visto il parere negativo del direttore”... e visto che anche la richiesta di una mia declassificazione, guarda caso chiesta dalla stessa Direzione al Dap, viene rigettata perché i professionisti dell’antimafia ritengono che sia ancora pericoloso, come faccio a essere ottimista? Mi sa che mi verrà difficile, magari potrò essere un sognatore, ma la sera prima di andare a dormire non posso certo pensare: "Un altro giorno è passato, un altro giorno di galera in meno”. Ma come estrapolare un giorno di galera in meno in una pena che non ha mai fine?
No! Non potrò nemmeno essere un sognatore! Non mi resta altro che sperare di fare sogni felici, di sognare prati fioriti… Ma anche i sogni mi hanno abbandonato da molto tempo e, quando sogno, sogno il carcere. Allora sai cosa faccio? Torno a essere un realista, almeno quando sogno il carcere posso sempre dire che è normale visto che tutta la mia giovinezza e l’intera esistenza l’ho trascorsa dentro queste mura. Mi rassegno al destino che hanno scelto per me, mi giro dall’altra parte e, se posso, mi faccio una bella dormita sperando di non sognare affatto.
Al prossimo compleanno. Magari tra altri nove anni ancora… questo sì che è ottimismo!

Carcere di Opera, Milano