In memoria di Ennio Bonali

Dall'articolo di Oscar Bandini apparso su Una città n. 260, ottobre 2019:

Se ne è andato in punta di piedi a 82 anni Ennio Bonali, tra il sonno e la morte come aveva sempre sperato [...].

Una vita, quella di Ennio, all’insegna dell’antifascismo e del socialismo riformista, come aveva ribadito più volte. Il padre Guido era dirigente della ex Orsi Mangelli (a cui la città di Forlì ha dedicato anche una via proprio nell’area della storica azienda per aver impedito ai tedeschi in fuga di trafugare macchinari sensibili) e nipote di Tina Gori, esponente di punta dell’antifascismo forlivese. Negli anni Cinquanta aveva seguito a soli 14 anni il padre Guido in Brasile dopo il suo licenziamento da parte della Mangelli e, dopo tre anni, era ritornato a Forlì dove il padre aveva aperto una piccola officina meccanica. “Sono stati anni duri -aveva detto in più occasioni- che mi fecero diventare uomo troppo presto, ma formativi”. Del resto le radici di Ennio rimandano all’epopea risorgimentale e garibaldina che vide protagonisti quattro suo avi, Pietro, Antonio, Pellegrino e Vincenzo Bedei. Aveva molto giovane aderito al Psi, assumendo ruoli di rilievo riconoscendosi nelle posizioni prima di Riccardo Lombardi e poi di Antonio Giolitti, ma sempre con spirito critico. Allergico ai bizantinismi, ai giochi di potere e al correntismo, esprimeva apertamente il suo punto di vista e pagando di persona le sue scelte spesso in controtendenza. “Non sono mai stato un uomo di potere e quando diventai assessore al decentramento del Comune di Forlì nei primi anni Settanta non vidi l’ora, dopo pochi anni, di passare il testimone al giovane compagno Flavio Montanari e mi dedicai alla direzione de ‘Il Risveglio’, il periodico della federazione socialista”. Sposato nel 1964 con Adriana Fontana, dopo aver vinto il concorso nel 1968 diventò responsabile dell’ufficio stampa della Provincia fino al pensionamento nel 1994. Anni che fecero di quel servizio un punto di riferimento per tutti i comuni della Provincia di Forlì che comprendeva anche Rimini. Metodico, esigente, minuzioso al limite della pignoleria nel lavoro, dall’ufficio di piazza Morgagni 9 uscirono materiali e libri importanti; dimostrò grandi capacità relazionali e organizzative in occasione di convegni, conferenze, incontri e seminari di ogni tipo. Laureato in sociologia non più giovanissimo, si dedicò alla ricerca storica sul territorio forlivese curando libri che hanno segnato una svolta decisa negli studi storici come La Romagna e i generali inglesi, coordinata dal professor Lorenzo Bedeschi e da lui curata insieme a Dino Mengozzi, Tavolicci e l’area dei Tre Vescovi, ma soprattutto con le ricerche anche recenti sul comandante Libero e la resistenza militare e civile sull’Appennino tosco-romagnolo. Nominato presidente dell’Aics, appassionato ciclista della “Sauro Succi”, con gli amici delle due ruote aveva scalato tutte le più importanti vette alpine, dolomitiche e pirenaiche. Poi l’idea di trasformare la casa rurale di Trappisa di sotto nella valle di Strabatenza nella casa per ferie “Le Romagne”, primo esempio positivo di gestione pubblica di un fabbricato rurale della Regione Emilia Romagna. Per anni fu anche consigliere dell’Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità (Anfass) di Forlì [...]

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i suoi scritti su "Una città"

Una Città 217 / 2014
La grande fuga e la trafila democratica
Intervento di Ennio Bonali

Una Città 174 / 2010
L'ONORE A RICCARDO FEDEL
Intervento di Ennio Bonali

 

il suo capitolo dal libro Camaldoli e la guerra in Appennino

Prigionieri alleati in fuga e Resistenza (1943-1944)

tratto da Camaldoli e la guerra in Appennino - Popolazioni, Alleati e Resistenza sulla Linea Gotica (1943-1945), atti della Giornata di studi nel 70° della Liberazione, Monastero di Camaldoli (ed. Una città, 2015)