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Ovunque e sempre l’uomo si è espresso con
la musica, ha creato musica. La musica è
una vibrazione che penetra direttamente
nelle cellule, le stimola, le invita a risponde-
re con la matrice sonora dell’armonia della
vita.
Esistono numerosi livelli, valori e qualità di
musica che corrispondono alle dimensioni
interiori individuali vissute, percepite e poi
portate in atto dai compositori.
A ogni musica corrisponde una valenza qua-
litativa di chi l’ha composta. Potremmo de-
finire questa nostra società monocorde. La
società omologata, la voce monocorde dell’u-
manità, fa comodo e gioco a chi manovra la
stanza dei bottoni da cui partono le direttive
sui destini del genere umano. L’omologazio-
ne, l’appiattimento degli individui, la globa-
lizzazione dei consumi e del pensiero, rap-
presentano un insulto al suono della vita.
Omologare un individuo significa far tacere
una nota umana preziosa, significa produr-
re non più un suono, ma un rumore super-
ficiale.
Daniel Levy osservò: “Esistono miliardi di
suoni in un unico Suono, che ci sfiorano sol-
tanto, perché non trovano che gabbie dentro
le quali sta chi si è quasi volontariamente
creato un destino”. Da sempre l’essere uma-
no ha nutrito la sua anima con la musica. At-
traverso la musica da sempre viaggiano sen-
timenti e stati d’animo. Occorre distinguere
la
musica udita
dalla
musica ascoltata
.
La prima è quella che andrebbe definita
baccano, che imperversa nei supermercati,
nei locali pubblici o nelle case dove il rumore
televisivo travalica ogni parete. La musica
ascoltata è quella dei concerti, quella che si
sceglie e si ascolta nel silenzio della propria
casa. L’ascolto della musica vera fa parte
del risultato di un’educazione a vivere, a
percepire, a coltivare la propria interiorità,
a non perdere il contatto tra noi e il nostro
suono di provenienza.
La musica ha avuto da sempre una proprietà
terapeutica. L’ascolto dei suoni adatti serve
a riequilibrare le diverse dimensioni ener-
getiche della persona che ascolta. La musi-
ca diviene una vera e propria cura, perché
permette il ripristino di uno stato di salute
dell’anima che si riflette anche sul corpo.
è parecchio interessante osservare le pro-
prietà vibratorie ed energetiche del suono: il
suono è vibrazione che provoca una risposta
della materia che viene colpita e che può ad-
dirittura modificare la sua forma.
A uno scultore fu chiesto in che modo si pre-
disponesse prima di iniziare un’opera ed egli
così rispose: “Prima di metter mano ai ferri
guardo e riguardo la materia, le do una bot-
tarella, cerco di afferrare il canto che esce da
quel sasso!”. Solo la sensibilità di un artista
poteva esprimersi così: “Il canto che esce dal
sasso!”. Ogni espressione della natura ha in
sé un canto, un suono individuale. Qualun-
que oggetto, qualunque sostanza materiale,
se sollecitata, rimanda una voce: la sua voce.
Gli strumenti musicali sono nati nel tempo
dall’osservazione della risposta sonora che
era possibile ottenere cambiando forme e
qualità di materia degli oggetti. Ogni ogget-
to ha una voce, una tonalità sua propria che
varia con la qualità della sostanza di cui è
composta, con la sua densità e forma.
Ogni oggetto è vivo e non inerte come a noi
sembra. Non esiste nulla di inerte. Esistono
oggetti fermi, privi di moto proprio, ma non
di voce, quindi di vita. Noi non ci accorgia-
mo che la realtà è ondulatoria, ogni cosa si
definisce dalla sua vibrazione specifica, cioè
dal suo ritmo animatore; l’essenza delle cose
è la loro musica. Il musicista la coglie e la ri-
produce, dunque tutto nasce, ha origine dal
suono ed è in ultima analisi timbro e ritmo.
Gli archetipi, cioè le forme essenziali della
realtà sono i timbri-ritmi fondamentali. La
fusione dell’udito e della vista dagli antichi
cinesi veniva definita
luce degli orecchi
. Per
le culture superiori orientali e per la misti-
ca medievale europea questa fusione era
conosciuta; ma l’uomo moderno ha una per-
cezione minima e superficiale della grande
imperscrutabilità del mondo acustico, la
policromia, la poliritmia e la forza lineare
del suono, da cui le antiche leggende cosmo-
goniche facevano procedere il mondo visibile
e tangibile.
Della musica nascosta nella natura parla
la mistica spagnola. Secondo Giovanni del-
la Croce, non soltanto i fiumi risonanti e il
sibilare del vento, ma anche la musica non
udita sono una manifestazione della voce di
Dio che giunge nella profondità dell’anima.
Secondo l’antica concezione indiana, anche
nella pura materia il vero e proprio substra-
to è, e rimane, acustico. Il suono costituisce
Antonio Osnato
La musica Creatrice
l’elemento primordiale comune a tutti i fe-
nomeni cosmici. Soltanto la quantità e l’in-
tensità del suono primordiale varia di caso
in caso. Secondo i riferimenti delle antiche
cosmologie, il mondo avrebbe avuto origine
da una
parola
creatrice, sarebbe cioè stato
creato per mezzo di un ritmo sonoro che sca-
turì dal centro dell’universo. Questo suono
fu il primo sacrificio, il primo atto evocativo.
Suono, rito e ritmo sono identiche espressio-
ni della fonte della vita e non a caso spesso
viaggiano insieme. La vita si esprime con il
movimento e la legge del moto è il ritmo. Il
ritmo consente alla vita di scandire il suo
esprimersi armonioso, di darle un
tempo
e
una
sonorità
.
Ogni stagione ha il suo suono. C’è il suono
pacato e dolcissimo dell’autunno, uno caldo
e avvolgente dell’estate, uno sommesso e di-
screto dell’inverno. Vivaldi si è sforzato di
riportare tutto ciò alle orecchie umane con le
sue famose “Quattro stagioni”. Nella natura
esistono suoni udibili dalle orecchie umane
e suoni percepibili nel silenzio dell’anima.
Ma la più semplice e nello stesso tempo la
più grande scoperta che possiamo fare nel
tempo è quella di avere la consapevolezza
che noi siamo strumento, musicista, accor-
datore e musica stessa. Noi siamo gli inter-
preti, i direttori d’orchestra, il coro e la voce
solista. Noi possiamo ri-suonare il suono
della vita in modo meraviglioso o violentare
questo stesso suono creando rumore e con-
fusione che offendono l’armonia della vita.
(Per gentile concessione del poeta e magistrato
siciliano Antonio Osnato.
Tratto dal libro
Silenzio, rumore, suono
,
Carlo Saladino editore, 2010)