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Parlare di violazione dei diritti umani in
Iran è molto facile. Ogni anno decine di
organismi internazionali e della diaspora
iraniana pubblicano rapporti dettagliati
sulla situazione dei diritti umani nella Re-
pubblica Islamica e sulle discriminazioni e
gli abusi. Una delle ultime relazioni porta
la firma di Ahmad Shahid, relatore specia-
le delle Nazioni Unite per i diritti umani in
Iran. Presentata nel marzo del 2012 all’as-
semblea annuale della Commissione dei Di-
ritti dell’Uomo delle Nazioni Unite riunita
a Ginevra, Ahmad Shahid, già nell’introdu-
zione, mette in rilievo il fatto che il suo do-
cumento “non include tutte le violazioni dei
diritti umani in Iran, ma solo una piccola
parte di esse”.
Shahid ricorda che la Repubblica Islamica
ha messo la propria firma in calce a cinque
delle nove convenzioni che riguardano la tu-
tela e il rispetto dei diritti umani. Tuttavia,
malgrado questi impegni internazionali e
le garanzie inserite nella Costituzione del-
la Repubblica Islamica, il governo di questo
paese viola in modo constante i diritti più
basilari dei suoi cittadini. Ahmad Shahid
lamenta anche la mancata collaborazione
delle istituzioni e delle autorità della Re-
pubblica Islamica con gli organismi inter-
nazionali, a cominciare dalle Nazioni Unite.
“Dal 2005 il governo della Repubblica Isla-
mica non ha permesso ad alcun inviato delle
Nazioni Unite di visitare il paese per verifi-
care la situazione dei diritti umani”.
Ahmad Shahid che, come da prassi dell’O-
nu, ha inviato a Teheran la bozza della
sua relazione prima di presentarla all’as-
semblea ginevrina, scrive che la risposta
di Teheran non affrontava nessuna delle
denunce contenute nel documento, ma si li-
mitava a lanciare accuse alla Commissione
e al relatore speciale. Secondo Teheran, il
“relatore speciale” ha redatto la propria re-
lazione “partecipando a incontri organizzati
dai servizi segreti occidentali con elementi
legati al sionismo e a gruppi terroristici”.
Shahid fa notare che ha incontrato anche
due organizzazioni non governative ira-
niane vicine al governo che si occupano dei
diritti umani. Una di queste è presieduta
addirittura da Mehdi Khorshidi, genero del
presidente Mahmoud Ahmadinejad.
Nella relazione si nota una certa preoccupa-
zione per alcune leggi approvate di recente
dal Majlis, il parlamento iraniano. In par-
ticolare una, che priva di diritti civili tut-
ti coloro che nel passato hanno fatto parte
di associazioni, gruppi o partiti considerati
ostili alla Repubblica Islamica. L’altra legge
che limiterebbe le libertà associative riguar-
da l’istituzione di una commissione di con-
trollo delle organizzazioni non governative.
In base a questa nuova legge, tutte le orga-
nizzazioni non governative sono soggette a
continui controlli da parte del nuovo organi-
smo, il quale dovrebbe autorizzare ogni loro
attività preventivamente, dai viaggi all’in-
terno del paese e all’estero, fino alle parteci-
pazioni a conferenze, seminari e a qualsiasi
contatto con le Ong e organizzazioni inter-
nazionali. Legge che ha permesso di ritira-
re l’autorizzazione a molte Ong iraniane e
ad accusare i loro dirigenti di “cospirazione
contro lo Stato” e di “spionaggio a favore di
potenze straniere”.
Anche la modifica della legge sulla famiglia
preoccupa il relatore speciale dell’Onu. La
modifica di questa legge permette all’uomo,
senza previo consenso della prima moglie, di
sposarsi con altre tre donne, o contrarre ma-
trimoni a tempo. Il relatore speciale si ralle-
gra per la decisione dell’Autorità Giudizia-
ria di cancellare dal Codice Penale iraniano
una pena disumana come la lapidazione, ma
avverte che questa pena ancora oggi potreb-
be essere inflitta da ogni matja (autorità re-
ligiosa) con l’emissione di una fatwa. Alme-
no 15, tra uomini e donne, attendono nelle
carceri della Repubblica Islamica di essere
lapidati e non è chiaro cosa succederà con la
modifica della legge.
Per quanto riguarda le esecuzioni capitali,
la Repubblica Islamica si trova al secondo
posto, dopo la Cina, in quanto a numeri as-
soluti. Se mettiamo in relazione il numero
delle esecuzioni con la popolazione, l’Iran
nel 2011 si è conquistato il primo posto in
questa triste gara. Secondo l’Onu, nel 2011
le esecuzioni in Iran sono state 670. In al-
meno 249 casi i familiari e l’avvocato della
vittima hanno saputo dell’esecuzione solo a
fatto avvenuto. Gran parte delle esecuzioni
riguardano i reati legati al traffico e al con-
sumo di stupefacenti, anche se oltre il 5%
delle sentenze di morte sono state emesse
chiaramente per reati politici.
Un altro capitolo della relazione riguarda i
diritti politici negati dalla Repubblica Isla-
mica ai suoi cittadini. Ahmad Shahid, nella
sua relazione, mette in rilievo che, malgrado
la Costituzione della Repubblica Islamica
riconosca che il paese debba essere governa-
to da istituzioni elette dalla popolazione, le
elezioni in Iran non sono libere e sono sotto-
poste a restrizioni che violano palesemente
l’articolo 25 della convenzione internazio-
nale sui diritti civili e politici. Effettivamen-
te in Iran i candidati a tutte le elezioni, da
quelle comunali fino alle presidenziali, pas-
sando per le parlamentari, devono sottosta-
re al vaglio del Consiglio dei Guardiani, il
quale si oppone regolarmente a qualunque
candidatura che sia critica del sistema. A
molti parlamentari, dopo un mandato du-
rante il quale hanno espresso delle critiche,
è stata negata la possibilità di presentarsi
per un secondo mandato. Buona parte del-
la relazione di Ahmad Shahid è incentrata
sulla situazione nelle carceri iraniane, dalle
torture negli interrogatori, ai processi farsa
e alle detenzioni arbitrarie. Molti ex carce-
rati, che il relatore speciale dell’Onu ha in-
contrato, hanno confermato che i detenuti
politici durante gli interrogatori sono incap-
pucciati, e non hanno diritto all’assistenza
di un legale. Gli interrogatori, secondo que-
ste testimonianze, sono accompagnati da
botte e torture. Ultimamente sono aumen-
tate anche le violenze sessuali sui detenu-
ti, soprattutto sui giovani arrestati durante
le manifestazioni post elettorali del 2009.
Costringere i detenuti politici, dopo lunghi
interrogatori, a periodi di isolamento e bot-
te, a sedersi davanti a una telecamera per
“ammettere le colpe” è un’altra forma di tor-
tura denunciata da Ahmad Shahid. Spesso
queste interviste-confessioni sono trasmes-
se dalla televisione di Stato. Il governo bri-
tannico ha chiuso gli uffici della PressTv, la
televisione di stato iraniana che trasmette
in inglese, per aver trasmesso un video “con-
fessione” del giornalista canadese d’origine
iraniano Maziar Bahari. Bahari si trovava
in Iran per seguire le presidenziali del giu-
Diritti umani: una lunga
storia di violazioni
Ahmad shahid, un relatore molto speciale
A vederlo non sembrerebbe, ma Ahmad Shahid, relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani in Iran, è un uomo molto determinato. Rie-
letto da poco per il secondo mandato, ha presentato, a oggi, due relazioni sulle violazioni dei diritti umani nella Repubblica Islamica, che sono state
discusse dall’Assemblea Generale di New York e dalla Conferenza sui Diritti Umani che si tiene annualmente nella sede europea dell’Onu a Ginevra.
Nato nelle Maldive, nel 1964, è stato per ben due volte Ministro degli Esteri del suo paese. Incarico dal quale si è dimesso per protestare contro il parlamen-
to che bloccava le riforme. Nelle Maldive ha fondato il partito riformista Nuove Maldive e la prima associazione che si è occupata dei diritti umani, Hama
Jamiyya. Ahmad Shahid è stato eletto per la prima volta come relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani in Iran lo scorso 11 giugno 2011.
Il testo della sua relazione può essere letto nel sito delle Nazioni Unite: http: //www.iranrights.org/english/library-105.php
è diventata quasi una consuetudine
arrestare gli avvocati che difendono
i prigionieri politici