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Tra queste pagine doveva esserci un’inter-
vista con Narges Mohammadi, l’attivista
iraniana dei diritti umani che nel 2009 fu
scelta per ricevere il premio della Fondazio-
ne Langer.
Ma questa intervista, purtroppo, non è sta-
to possibile realizzarla. Non per il rifiuto di
Narges, ma perché alcuni agenti del Mini-
stero dell’Intelligence iraniana hanno fatto
irruzione in piena notte in casa dei suoi ge-
nitori, a Zanjan, per prelevarla e trasferirla
immediatamente a Teheran, dove è stata
rinchiusa in una cella del carcere di Evin.
“La notte del 21 Aprile, si presentarono a
casa nostra alcuni agenti in borghese chie-
dendo di Narges”, racconta la madre dell’at-
tivista, Ozra Bazargan.
“Si rifiutarono di presentarsi e non mostra-
rono alcun mandato di arresto dicendo solo
che facevano parte del Ministero dell’Intel-
ligence”. “Narges -continua nel suo racconto
Ozra Bazargan- accettò di andare con loro
per non allarmare i suoi due gemellini”.
La mattina del giorno seguente, quando il
padre di Narges si recò all’ufficio locale del
Ministero dell’Intelligence, gli fu detto che
la figlia era stata trasferita immediatamen-
te a Teheran. “Ali e Kiana (i due gemellini di
sei anni di Narges) sono angosciati e chiedo-
no con impazienza della madre”, aggiunge
Ozra Bazargan. “Mia figlia è stata rilasciata
dietro cauzione in quanto la sua malattia
non poteva essere curata nell’infermeria del
carcere. Arrestarla nuovamente, malgrado
il parere negativo dei medici, è un atto disu-
mano”, continua nel suo racconto la nonna
dei due gemellini. Narges, quando fu arre-
stata due anni fa, si ammalò in carcere; sof-
fre di una forma rara di distrofia muscolare.
Il 21 aprile 2012 Narges è stata rinchiusa
nella prigione di Teheran. A causa delle cat-
tive condizioni di salute è stata prima tra-
sferita nel carcere di Zanjan e, all’inizio di
agosto, rilasciata temporaneamente su cau-
zione per potersi sottoporre a cure mediche.
La condanna ha provocato non poche prote-
ste nel mondo e in Italia. I governi di diversi
paesi occidentali, così come l’associazione
che raggruppa i premi Nobel per la Pace,
hanno chiesto il suo immediato rilascio.
Narges faceva parte di due associazioni. Era
vice presidente del Centro dei difensori dei
diritti umani fondato da Shirin Ebadi, pre-
mio Nobel per la Pace e capo dell’esecutivo
del Consiglio Nazionale per la Pace. Defini-
re le associazioni che si occupano dei diritti
umani o che si oppongono alla guerra “peri-
colose per la sicurezza dello Stato” fa ben ca-
pire come l’attuale governo della Repubblica
islamica le percepisca come una minaccia
per la propria sopravvivenza.
L’ultima volta che Narges Mohammadi ha
parlato pubblicamente lo ha fatto inviando
pochi giorni prima del suo arresto un mes-
saggio proprio alla Fondazione Alexander
Langer.
Possiamo dire che la ‘libertà di espressione’
-scrive Narges nel suo messaggio-
è il fiore
all’occhiello della ‘Dichiarazione Universale
dei Diritti Umani’. Per raggiungere questo
obiettivo gli uomini e le donne di questo mon-
do hanno davanti a loro un cammino anco-
ra arduo. Ma se rimaniamo uniti e legati al
fondamento dei diritti umani, ci sarà possi-
bile percorrere questa strada e diventare for-
ti e determinanti. Se tutti gli esseri umani
-continua-
potessero esprimere liberamente
le proprie opinioni, senza temere la tortura,
se tutti gli esseri umani rispettassero le opi-
nioni altrui, non ci sarebbero più guerre e
violenze. Purtroppo oggi il mondo è ancora
molto diverso e ovunque non mancano guer-
re, sangue, brutalità, carcere, tortura.
Ma rimane comunque accesa la speranza
-dice in conclusione-
e se nel mondo si spegne
una voce perché soffocata dalla prepotenza
di chi ha il potere, esistono altri esseri uma-
ni, in altri paesi, disposti a diventare eco di
quella voce, sostenendone così la diffusione.
In questo modo, coloro che godono nel sof-
focare queste voci resteranno delusi e forse
capiranno quanto sia inutile e controprodu-
cente la repressione delle idee con la forza e
la violenza.
(A.R.)
Nata nel 1972 a Zanjan, Narges Mohammadi ha respirato fin da bambina l’atmosfera carica di speranze della rivoluzione khomeinista
del 1979, che coglieva inizialmente il desiderio di riscatto nazionale e anticoloniale in un paese ricco di risorse, di storia e di un’antica
cultura. Aveva 16 anni nel 1988, alla fine della lunga guerra contro l’Iraq di Saddam Hussein, quando una società stremata e impoverita
iniziava a rivendicare dal basso spazi di libertà e democrazia, riforme economiche e sociali.
Durante gli anni di studi alla facoltà di fisica, Narges si fa promotrice di un’associazione studentesca di nome “Roshangaran” (Gli
intellettuali) e scrive articoli per giornali indipendenti a favore dei diritti delle donne e degli studenti. Viene arrestata due volte per la
partecipazione a incontri giudicati illegali. è un periodo, questo, in cui si apre una coraggiosa riflessione sulle conseguenze di ideologie
che iniziano a considerare pericolosi anche i sostenitori non violenti dei diritti e di una democrazia partecipata. Sostenitori che rispet-
tano profondamente il sentimento religioso e che, proprio per questo, ritengono non lo si possa identificare con il modello teocratico in
via d’affermazione nel paese.
Nel 2001 Narges sposa Taghi Rahmani, che aveva conosciuto come docente all’università. Ora hanno due bambini gemelli. Subito dopo il
matrimonio, Rahmani, che per le sue idee ha trascorso in prigione ormai un terzo della vita, viene arrestato e passa due anni in detenzione
preventiva prima di sapere quali accuse gli erano state mosse.
Narges Mohammadi
Una vita per i diritti umani e delle donne
National Peace Council
L’“altro Iran” contro ogni violenza e soluzione
militare
Il National Peace Council è stato lanciato
ufficialmente il 3 luglio 2008 in Iran da Shi-
rin Ebadi e da più di 70 altri intellettuali
di spicco: accademici, giuristi, artisti, sinda-
calisti e rappresentanti di minoranze etni-
che contrari a una soluzione militare della
crisi collegata al nucleare e sostenitori della
necessità di promuovere i diritti umani nel
loro paese.
Il 28 agosto 2008, 83 membri del National Pe-
ace Council si sono incontrati a Teheran per
eleggere un comitato esecutivo e per articola-
re gli obiettivi del gruppo e la sua missione.
I quindici membri eletti del Comitato esecu-
tivo sono: Hashem Aghajari, Babak Ahmadi,
Habibollah Peyman, Jalal Jalalizadeh, Taqi
Rahmani, Issa Saharkhiz, Abdolfatah Solta-
ni, Hussein Shah Husseini, Seyd Ali Salehi,
Keyvan Samimi, Abdollah Momeni, Hus-
sein Mojahed, Narges Mohammadi, Bayazid
Merdookhi e Fatemeh Motamed-Arya.
Il 7 settembre 2008 Narges Mohammadi è
stata eletta presidente del Comitato esecu-
tivo che si è proposto di creare una vasta
coalizione contraria a ogni logica militare o
violenta, dichiarandosi fermamente contra-
rio ad azioni armate preventive contro l’Iran
che non risolverebbero la crisi nucleare e po-
trebbero invece destabilizzare la già fragile
situazione nella regione del Golfo Persico,
aggravando ulteriormente la situazione dei
diritti umani.
Con la dura repressione seguita alle elezioni
del 2009, il governo della Repubblica islami-
ca si è privato del fondamentale contributo
alla “pace senza guerra”, alla rimozione del-
le ragioni delle pesanti sanzioni economiche
decise dal Consiglio di sicurezza dell’Onu,
del rischio di un intervento militare preven-
tivo esterno, che avrebbe potuto garantire
un organismo indipendente e autorevole
come il
National Peace Council
che,
infatti,
vuole far conoscere al mondo l’esistenza di
“un altro Iran” che si oppone a ogni azione
violenta e s’impegna per la costruzione del-
la pace, della sicurezza, della stabilità e del
benessere.